Libia, perché la coerenza
Apr 29th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
La questione non è se l’Onu, la Nato e quant’altri hanno scelto la linea dell’intervento “umanitario” in Libia hanno fatto la cosa giusta. Argomento ricco di suggestioni per gli storici e gli avventori del bar Sport. La questione è che la scelta c’è stata, e il resto ne discende. Giusto il detto proverbiale di Mosca de’ Lamberti: “Cosa fatta capo ha”. La questione aperta concerne invece gli assetti futuri del mondo islamico, percorso da un tumultuoso vento di cambiamenti dalla penisola araba a Marrakesh, attraverso la Siria. In questa prospettiva, l’intervento nella guerra civile libica, per discutibili che siano le modalità, è un pegno offerto all’esigenza di un riassetto democraticamente compatibile. Senza di che, si aprirebbe una prateria al “conflitto di civiltà” promosso dal fanatismo islamista, ribadito dalla strage in Marocco. E’ in questo quadro che trova collocazione la decisione italiana di adeguare le modalità di impiego dell’aviazione alla necessità di accelerare i tempi della pacificazione in Libia. Domani come ieri, il rapporto costruttivo con Tripoli è funzionale a molteplici, legittimi interessi dell’Italia. Perché l’Italia abbia voce in capitolo nella costruzione della nuova Libia, occorre che sia presente e attiva nello sforzo internazionale di stabilizzazione, richiesto dal Consiglio di sicurezza e accolto dalla Nato. Non c’è motivo di dubitare che il collaudato senso di responsabilità della Lega, partito di governo, non esca confermato alla prova dei fatti, nel prossimo passaggio parlamentare. L’opposizione di sinistra lo ha architettato, in perfetta malafede e incoerenza con le precedenti risoluzioni (giustamente richiamate dal presidente della Repubblica), come meschino espediente per promuovere la frantumazione della maggioranza. Ma ne ricaverà un’altra delusione. Se da un lato l’importanza del prossimo test elettorale può giustificare la fibrillazione dei partiti, dall’altro rappresenta un potente richiamo alla coerenza dei comportamenti. Nessuno può sperare di ricavare un qualche vantaggio dal disorientamento del corpo elettorale. Specie in una situazione di ripresa dell’economia: con la crescita record della produzione industriale, tornata ai livelli pre-crisi anche nel primo trimestre dell’anno; con la domanda interna che ha ripreso a tirare e il balzo in avanti dell’export; con la condizione di stabilità finanziaria confermata dal calo del rapporto tra debito pubblico e Pil. Il sistema Paese è di nuovo in carreggiata e il ritorno della fiducia premia chi si ha retto con fermezza il volante nella tempesta.