La Parola di oggi
Apr 21st, 2011 | Di cc | Categoria: ReligioneLA PAROLA DI OGGI
22 aprile 2011
Venerdì
S. Leonida - Passione del Signore (A) - P
In questo giorno e nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima
tradizione, non celebra l’Eucaristia.
L’altare è interamente spoglio: senza croce, senza candelieri e senza
tovaglie.
Nelle ore pomeridiane di questo giorno, e precisamente verso le tre - a
meno che, per motivi pastorali, non si ritenga opportuno spostare
l’orario a più tardi - ha luogo la celebrazione della Passione del
Signore.
PREGHIERA DEL MATTINO
O Gesù, nell’ultima Cena, che ieri sera abbiamo commemorato, hai pregato
perché la tua Chiesa fosse una. Donaci di poter dire con cuore ardente:
“Sia fatta la tua volontà”. Fa’ che possiamo davvero essere un solo Pane,
un solo Corpo, grazie alla forza di questo santo Sacramento dell’unità.
Attiraci a te, principe della pace e dell’unità. Fa’ che nell’ultimo
giorno di questo mondo, quando non vi saranno più sacramenti, ci
presentiamo a te come una cosa sola con tutta la tua Chiesa celeste, una
cosa sola con tutti i tuoi santi in un amore senza fine, una cosa sola
con la Trinità, nell’unità perfetta. Amen.
PRIMA LETTURA (Is 52,13- 53,12)
Egli è stato trafitto per le nostre colpe.
Dal libro del profeta Isaia
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato
grandemente.
Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo
il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si
chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e
comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato
il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra
arida.
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore
per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il
patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato
e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i
nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e
umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre
iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe
noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua
strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello
condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non
aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge
per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu
percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una
discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del
Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua
conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà
le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà
bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato
annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e
intercedeva per i colpevoli.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 30)
R. Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. R.
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare. R.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori. R.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore. R.
SECONDA LETTURA (Eb 4,14-16; 5,7-9)
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro
che gli obbediscono.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato
attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la
professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non
sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo
alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere
misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento
opportuno.
[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e
suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte
e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio,
imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di
salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (cf. Fil 2,8-9)
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
VANGELO (Gv 18,1- 19,42)
Passione del Signore.
+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni
Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente
Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli.
Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si
era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver
preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei
sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora,
sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro:
«Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù:
«Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro
«Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo:
«Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho
detto: sono io.! Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»,
perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto
nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una
spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò
l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a
Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato,
non dovrò berlo?».
Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono
Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero
di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva
consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il
popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo
discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel
cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla
porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò
fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia
disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli
rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un
fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro
e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e
al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo
apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti
i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché
interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro;
ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle
guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al
sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami
dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna
lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche
tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno
dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva
tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel
giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi
non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare
la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa
portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un
malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro:
«Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero
i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si
compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva
morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei
tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti
hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente
e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse
di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi
consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato
gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.
Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo
in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della
Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta
in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo:
«Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati,
intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero
addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano:
«Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori,
perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì,
portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse
loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono:
«Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e
crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi
abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto
Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel
pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede
risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il
potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli
rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse
stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato
più grande».
Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei
gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re
si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori
Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico
Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse
ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via!
Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?».
Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora
lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo
detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui
altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato
compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto:
«Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa
iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla
città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti
dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”,
ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel
che ho scritto, ho scritto».
Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne
fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella
tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi
tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro
le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati
fecero così.
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria
madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e
accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco
tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora
il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si
compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di
aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna
e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È
compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero
sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato
–, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati
via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro
che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo
che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con
una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha
visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice
il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si
compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro
passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che
hanno trafitto».
Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di
nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di
Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi
andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte
– e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi
presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad
aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel
luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un
sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque,
poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro
era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore.
OMELIA
La più grande lezione che Gesù ci dà nella passione, consiste
nell’insegnarci che ci possono essere sofferenze, vissute nell’amore, che
glorificano il Padre.
Spesso, è la “tentazione” di fronte alla sofferenza che ci impedisce di
fare progressi nella nostra vita cristiana. Tendiamo infatti a credere
che la sofferenza è sempre da evitare, che non può esserci una sofferenza
“santa”. Questo perché non abbiamo ancora sufficientemente fatto prova
dell’amore infinito di Dio, perché lo Spirito Santo non ci ha ancora
fatto entrare nel cuore di Gesù. Non possiamo immaginarci, senza lo
Spirito Santo, come possa esistere un amore più forte della morte, non
un amore che impedisca la morte, ma un amore in grado di santificare la
morte, di pervaderla, di fare in modo che esista una morte “santa”: la
morte di Gesù e tutte le morti che sono unite alla sua.
Gesù può, a volte, farci conoscere le sofferenze della sua agonia per
farci capire che dobbiamo accettarle, non fuggirle. Egli ci chiede di
avere il coraggio di rimanere con lui: finché non avremo questo coraggio,
non potremo trovare la pace del suo amore.
Nel cuore di Gesù c’è un’unione perfetta fra amore e sofferenza: l’hanno
capito i santi che hanno provato gioia nella sofferenza che li avvicinava
a Gesù.
Chiediamo umilmente a Gesù di concederci di essere pronti, quando egli
lo vorrà, a condividere le sue sofferenze. Non cerchiamo di immaginarle
prima, ma, se non ci sentiamo pronti a viverle ora, preghiamo per coloro
ai quali Gesù chiede di viverle, coloro che continuano la missione di
Maria: sono più deboli e hanno soprattutto bisogno di essere sostenuti.
PREGHIERA DELLA SERA
“Questa sera, Signore, noi vogliamo vegliare con te, contemplare la tua
passione, per penetrare nel mistero del tuo amore infinito per noi.
Prepara il nostro cuore ad accogliere il mistero della croce, metti in
noi lo spirito di grazia, di supplica e di compunzione per i nostri
peccati e per i peccati di tutta l’umanità.
O Maria, tu che hai vissuto con il tuo Figlio la sua agonia e la sua
morte, donaci di piangere con te, un pianto che non cessi mai e che
irrori continuamente il terreno dell’anima, rendendo molli le zolle
indurite del nostro cuore”.