Turbolenze e la sinistra gioca allo sfascio

Apr 3rd, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

“Quando un popolo non rispetta le proprie istituzioni il male è profondo”. Questa sentenza pare dettata dall’esito del sondaggio Ispo (presentato dal Corriere come sintomo di una “deriva pericolosa”), per cui il 73% degli italiani “disprezza il Parlamento”. Invece si tratta di un giudizio di Raymond Aron, il più illustre dei politologi francesi, riferito al tracollo del regime partitocratico nel suo Paese: “I francesi non rispettavano la Quarta Repubblica. Ora, dalla nascita della Quinta, i francesi non ritengono di essere governati in modo peggiore che nelle altre democrazie”.La digressione introduce a una diagnosi corretta del malessere suscitato dal malfunzionamento del nostro sistema politico e istituzionale. Le gazzarre sulla soglia di Montecitorio, con rituale lancio di monetine, le intemperanze in Aula, lo stesso ritorno di fiamma degli eterni anarchici bombaroli, la drammatizzazione in chiave campanilistica dell’afflusso di veri e presunti profughi dal Nord Africa hanno l’aria di un revival dei momenti peggiori della tormentata esistenza della nostra prima repubblica. Riproducono, in scala ridotta, lo schema delle “guerre civili a bassa intensità” che caratterizza le democrazie mal funzionanti. Dove un’opposizione che non sa né vincere le elezioni né accettare la sconfitta, fa la parte dello sfasciacarrozze per dimostrare che senza di lei non si governa l’Italia. E’ il vecchio schema del tanto peggio tanto meglio, lungamente praticato dal Pci: senza vantaggio per sé, ma con sicuro danno per il Paese.Il presidente della Repubblica ha convocato i capi dei gruppi parlamentari per conoscere la realtà delle cose, che vede l’esistenza di una pugnace maggioranza parlamentare impegnata nel sostegno del governo e nell’attuazione del suo programma. Ma anche per tentare di temperare i bollenti spiriti di sfasciacarrozze, quali Bersani e Rosy Bindi, ai quali la “primavera araba” ha dato alla testa.Si può solo sperare che l’intervento di Napolitano serva a ricondurre l’opposizione alla doverosa considerazione del ruolo che le assegna il gioco delle parti in una democrazia. Ma non c’è da farci assegnamento. Decenni di esperienza insegnano che la sinistra italiana e i suoi compagni di viaggio, sono attaccati alle forme dello Stato deliquescente, come cozze allo scoglio da cui traggono nutrimento. Pochi tra loro sono disposti a correre il rischio del cambiamento. Come invece, costretta, fece la sinistra francese trovandosene benissimo. Oggi da noi la causa del cambiamento poggia unicamente sulla capacità del centrodestra di reggere alle aggressioni senza farsi deviare dalla sua specifica responsabilità nazionale: dare finalmente alla società una forma di governo dei rapporti politici e di quelli economici, adeguata alla necessità dell’effettivo rilancio del sistema Paese. Il mondo cambia e non aspetta i ritardatari.

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