La solita tentazione della piazza
Mar 31st, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
In questi giorni non siamo più neanche alla guerriglia urbana lasciata alle squadre dei centri sociali o dei cosiddetti gruppuscoli. Siamo all’assalto al Palazzo condotto dagli stessi militanti del Partito democratico chiamati a presidiare la piazza Montecitorio dai loro capetti. Una degenerazione che sarebbe uno spettacolo grottesco, ma è peggio: punta a rompere la coesione sociale del Paese con lo spargimento di questo letame di odio. Abbiamo assistito prima all’incredibile proposta di Rosy Bindi, che da vicepresidente della Camera chiede che l’opposizione si ritira dalle istituzioni. Un’idea che evoca l’Aventino, e lancia il messaggio di più forte delegittimazione possibile in politica: far credere che la dialettica democratica è inutile, siamo alla dittatura. Se c’è una dittatura in Italia è quella della parte avanguardista della magistratura, che non perde un colpo nell’aggressione sistematica al presidente del Consiglio, attraverso i processi e con l’uso del proprio sindacato e del Consiglio superiore della magistratura per bloccare le proposte in tema di giustizia della maggioranza e del governo. Dopo la proposta di Aventino, ecco la ripetizione del linciaggio simbolico che ha il suo precedente contro Craxi. Gli organizzatori sono sempre gli stessi: una volta si chiamava Pds oggi Pd, ma la gente è quella, gli slogan e le ingiurie, i medesimi. Gli alleati sono fotocopie del tempo che fu (le toghe rosse o viola, fa lo stesso; Repubblica e Unità, idem; Santoro c’era di già; Travaglio non ancora, ma stava studiando). Lì, almeno, la sede di questo attacco della folla contro uomini isolati era extraistituzionale. Stavolta l’aggressione contro due membri del governo e altri deputati di Pdl e Lega è avvenuta sull’uscio della Camera da parte di un centinaio di ossessi. Con i loro leader a reggergli il sacco dentro il Parlamento. Infatti, invece di stigmatizzare questa aggressione, il Partito democratico si è lamentato che le forze dell’ordine non avessero fermato la calca dei propri militanti lì convocati. Una logica singolare: io convoco a sorpresa i facinorosi, poi se la polizia non fa in tempo a parare una mossa in passato mai tentata dal Pd, ah ah, ve la siete voluta, colpa del governo. Pazzesco. Come se i ladri protestassero con i carabinieri perché non li hanno fermati prima. Intanto Bersani si fa vedere con le maniche arrotolate, come se dovesse muovere le mani, passare dal linguaggio da osteria alle gesta da scalmanato. C’erano stati segni di questa degenerazione. Il primo – andiamo a memoria – era stata l’ascensione sui tetti per far vedere che sono un po’ esibizionisti e un po’ briganti. Il tutto ha portato poi alla guerriglia urbana del 14 dicembre. Quella volta si puntò sulla Camera e sul Senato ma la teppa vandalica fu bloccata, con molti feriti tra le forze dell’ordine. Stavolta la sinistra si lamenta che nessun poliziotto o carabiniere si sia immolato per impedire la loro irresponsabile guerriglia che comincia con le loro parole sconnesse e poi procede con gli insulti, le spinte, le monetine. Di certo queste cose non intimidiscono governo e maggioranza. Ne fanno cedere a provocazioni. La nostra gente non mena le mani, non tira monetine. Crede nel Parlamento, nelle elezioni, e nelle manifestazioni pacifiche delle idee. L’odio lo lasciano ad altri. Cicchitto: non giudichi La Russa chi fomenta disordini ”Io non ho motivo di negare che il ministro La Russa ha commesso un errore, ma non pio’ essere sotto accusa da chi organizza manifestazioni fuori dal Parlamento per un rapporto piazza-Parlamento che mette in crisi il Parlamento”. Lo ha detto nell’Aula della Camera Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl. Cicchitto ha evidenziato il ”rapporto da dentro l’Aula con un movimento che innesca meccanismi che possono portare ad incidenti gravissimi, come e’ successo per la riforma dell’Universita”. E ha rilevato: ‘’se poi ci sono errori nella gestione dell’ordine pubblico, non sono stati fatti in modo provocatorio dal ministro La Russa; non e’ accettabile che se un esponente del centrodestra non esce da un ingresso secondario sia considerato come un provocatore”.