Come promesso, il governo ha ripristinato gli stanziamenti per la cultura. L’incontro fra Giulio Tremonti e Riccardo Muti all’Opera di Roma, destinato al problema dei fondi Fus per lo spettacolo, non è stata dunque una iniziativa né isolata né estemporanea, ma il tassello di una strategia complessiva di attenzione alle richieste che sono giunte dall’universo dei Beni culturali. Dunque, governo né sordo né cieco verso le necessità di un comparto strategico per il Paese. In questi due anni resta valida la ricognizione degli sprechi e anche di qualche caso di malcostume, che è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica e che dovrà portare a correzioni e comportamenti più sobri. Ma se i tagli erano o apparivano indiscriminati ed eccessivi, un governo saggio – quale quello attuale – è capace di tornare sui propri passi, mantenendo ciò che di buono è stato fatto.Silvio Berlusconi si era impegnato personalmente, perché il centrodestra dialoga e ascolta la cultura italiana; e perché il cinema, il teatro, i beni artistici e architettonici non sono né un patrimonio né un feudo della sinistra, ma caso mai un interesse nazionale. Un’altra dimostrazione di lungimiranza, resa certamente possibile dalla gestione dei conti pubblici e un’altra arma di propaganda e strumentalizzazione tolta alla sinistra. Dopo la scuola, la politica estera, l’immigrazione, la sicurezza, l’economia, siamo curiosi di vedere a che cosa si attaccherà l’opposizione.  Bondi: amarezza ma soddisfatto dei risultati raggiunti ”Per quanto mi riguarda, insieme all’amarezza per i miei ripetuti appelli inascoltati, con il risultato, oggi, di ricondurre tutto ad un problema di risorse pubbliche azzerando l’impianto riformatore da me avviato, rimane la soddisfazione per un risultato comunque raggiunto, che consentira’ al nuovo ministro di lavorare con la necessaria tranquillita”’. E’ un passo del commento che il dimissionario ministro dei Beni culturali Sandro Bondiha voluto affidare ad un messaggio scritto.