Nucleare: frena anche l’Europa

Mar 18th, 2011 | Di cc | Categoria: Ambiente

Sul nucleare l’Italia seguirà le scelte dell’Europa. E’ questa la linea indicata dal premier Berlusconi all’Ufficio di presidenza del Pdl. E’ presto per parlare di un cambio di rotta, ma è chiaro che la tragedia del Giappone ha imposto a tutti una pausa di riflessione, come del resto sta avvenendo praticamente in tutti i Paesi Ue, a partire dalla Germania, che hanno deciso di porre un freno allo sviluppo del nucleare. Il ministro Romani ha poi aggiunto un altro importante tassello al puzzle che si sta formando: le nuove centrali verranno costruite soltanto con il consenso delle comunità locali. Principio, questo, ribadito anche da Bossi: “E’ il territorio che decide”. Il governo, dunque, ha deciso di dare un’interpretazione estensiva alla sentenza della Consulta che prevede il parere obbligatorio ma non vincolante delle Regioni sul nucleare. Paradossalmente, come ha sottolineato il presidente dell’Agenzia per il nucleare Veronesi, l’Italia a questo punto ha un vantaggio rispetto a chi si trova di fronte alla necessità di dover smantellare centrali che funzionano da decenni. Come la Germania, appunto. Proprio ieri la Merkel si è detta favorevole a un’uscita “misurata” dall’energia nucleare perché sarebbe irrealistico pensare di poter rinunciare alle centrali da un giorno all’altro. Nella comunità schientifica resta la profonda convinzione che il mondo non possa fare a meno del nucleare per sopravvivere, tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati, e che un disimpegno immediato e totale dell’Occidente dal nucleare farebbe schizzare alle stelle il prezzo del petrolio. Ma è fondamentale studiare attentamente quanto sta accadendo a Fukushima per evitare di commettere gli stessi errori. Il programma italiano per il ritorno al nucleare passa dunque da una priorità assoluta: la sicurezza delle centrali. E’ importante aspettare gli stress test che devono dare elementi certi sugli standard di sicurezza, tenendo presente che la questione nucleare fa parte di un discorso più generale sulla politica energetica che non può essere portato avanti solo a livello nazionale, ma europeo. Questo è lo stato dell’arte: il governo lavora responsabilmente nell’interesse del Paese mentre l’opposizione continua nella sua linea di demagogia ad oltranza, strumentalizzando tutto a rischio del ridicolo. Basti pensare che fra gli attuali pasdaran contro il nucleare ci sono anche Franceschini, Rosy Bindi e Nichi Vendola, che il 30 luglio del 2004 presentarono una mozione che chiedeva al governo di riattivare subito le centrali di Caorso e di Trino Vercellese “considerando la convenienza di un programma nucleare al fine di calmierare i prezzi dell’energia elettrica che in Italia sono una volta e mezzo superiori alla media europea”. C’è da chiedersi se sarà mai possibile aprire un confronto costruttivo con gente così.

Questione nucleare: il governo mette al primo punto la sicurezza e la salute dei cittadini. E di fronte a un’opposizione che punta sul referendum solo perché spera di ricavarne qualche dividendo politico e nel frattempo si affida ad “esperti” della portata di Di Pietro e Adriano Celentano, l’esecutivo fa la cosa più giusta: piano italiano in stand by aspettando che tutti, a livello europeo e mondiale, controllino le loro centrali e definiscano che cosa è giusto fare per il futuro. Resta ovviamente l’esigenza di garantire al Paese energia a prezzi più bassi, e soprattutto l’autosufficienza. E in attesa che le fonti alternative – dal fotovoltaico all’eolico – diventino meno care per i contribuenti che si trovano gli incentivi spalmati in bolletta, il governo calmiera i finanziamenti a pioggia, mentre si rivela giusta la linea praticata con gli accordi voluti da Silvio Berlusconi con la Russia, l’Algeria ed i paesi caucasici per approvvigionarci di gas. Ma torniamo al nucleare. Le notizie e le immagini di Fukushima non lasciano i ministri competenti né sordi né ciechi. Ed intanto se ne ricava una prima lezione: nessuno è perfetto, neppure i competentissimi giapponesi. Il governo ha programmato per l’Italia il ritorno al nucleare ma con tecnologie infinitamente più sicure di quelle del Giappone che oltretutto sono vecchie di 45 anni. E tuttavia vogliamo la garanzia assoluta: dunque sì alla pausa di riflessione europea, del G7 e del G20, chieste queste ultime perfino dalla Francia, il paese più nuclearistia del mondo. Per il governo parlano i ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente e uno scienziato come Umberto Veronesi. Per la sinistra, lo abbiamo detto, Di Pietro, Celentano e ora anche Silvio Muccino. Di chi fidarsi?  Nucleare/Coppi (fisico Mit): sì all’atomo ma con reattori piu’ piccoli “Penso che sia corretto non abbandonare il processo intrapreso. ma e’ importante, per non dire fondamentale, che siano coinvolte persone altamente competenti, che vengano considerati attentamente i dati, le procedure, le scelte dei siti”. Cosi’ Bruno Coppi, fisico del plasma al Mit di Boston e alla guida del progetto internazionale Ignitor sulla fusione nucleare, sottolinea in un’intervista a Il Sole 24 Ore il suo assenso a continuare il progetto nucleare italiano ma avvertendo che servono reattori piu’ piccoli. “Quello che posso dire - aggiunge Coppi - e’ che molti miei colleghi del Mit di Boston e anche altri esperti non sono cosi’ convinti che economia e sicurezza si sposino perfettamente con reattori di grande potenza”. Coppi non boccia gli Epr realizzati dalla francese di Areva, sottolinea pero’ che non sa “per quale motivo si sia deciso di puntare sul modello ‘francese’ piuttosto che su Westinghouse” e ricorda che “il governo degli Stati Uniti si sta indirizzando con un piano di investimenti per realizzare una serie di centrali di dimensioni relativamente piccole”.

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