Italia-Libia, diplomazia di pace
Mar 8th, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri
Che si scelga una soluzione militare, o più ragionevolmente come suggerisce l’Italia, una via diplomatica, il nostro Paese si trova ormai in prima linea nella crisi della Libia. E non solo perché siamo a poche decine di chilometri dalle coste di Tripoli e Bengasi. Il governo è in campo fin dall’inizio, e non a caso è tra i pochi ad avere aperti canali di comunicazione con tutti, dagli Usa ai partner europei agli arabi moderati. L’Italia è decisa a considerare l’opzione militare solo come estrema ratio, ed in questo è perfettamente in linea con l’umore largamente prevalente nel Paese. Troppo recenti sono i ricordi di Somalia ed Iraq, mentre un’altra guerra è in corso – l’Afghanistan – senza che se ne veda ancora uno sbocco. L’esperienza e la saggezza impongono dunque buon senso e lungimiranza. Ma l’Italia è naturalmente leale con gli alleati, con la Nato e con l’Onu. Il governo ha già detto che fornirà basi e appoggio logistico, mentre è da valutare un impegno militare diretto. E tuttavia, ciò che è più importante, il governo guarda al dopo Gheddafi perché in Libia ci sono rilevanti interessi economici nazionali, e perché il nostro Paese vuole la stabilità dell’Africa mediterranea e del Medio Oriente. Anche per non subire l’onda d’urto dei profughi e dei clandestini. In questo momento l’Italia è dunque uno snodo centrale della situazione e di ogni trattativa. E’ a Berlusconi che Barack Obama ha telefonato tra i primissimi, è con Frattini che Hillary Clinton tiene un rapporto costante, ma è anche con Roma che le forze arabe e la possibile futura classe dirigente libica stabiliscono contatti ufficiali e riservati. Questo è il nostro interesse, e questo è sicuramente l’umore prevalente dell’opinione pubblica. È evidente, dunque, che il rafforzamento del governo a causa della situazione di emergenza è nei fatti. Ma è anche dovuto alla pochezza dell’opposizione perfino su questo versante. C’è voluto Walter Veltroni per ricordare ai suoi, al Pd, che esiste un problema libico, oltre al “movimentismo”, alle primarie e alle raccolte firme che sembrano costituire l’unico interesse della sinistra. Quanto a Di Pietro e Fini, neppure a parlarne: esiste solo l’antiberlusconismo. Siamo ad un passo da una crisi internazionale alle porte di casa, ma una cosa è sicura: il governo c’è, ha le soluzioni giuste, i contatti e le alleanze. Gli italiani possono fidarsi. L’opposizione, perfino su un fatto di portata mondiale che ci coinvolge così da vicino, è tagliata fuori.