LIBIA: OBAMA, GHEDDAFI E I SUOI VERRANNO RITENUTI RESPONSABILI
Mar 7th, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri”Voglio mandare un chiaro messaggio alle persone che sostengono il colonnello Gheddafi. E’ loro la scelta di come intendono operare. E verranno ritenuti responsabili per le violenze che si verificheranno d’ora in poi”.
Sono parole del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, pronunciate alla Casa Bianca dopo un incontro con il primo ministro australiano Julia Gillard. ”Mentre parliamo, la Nato si sta consultando a Bruxelles su una vasta gamma di potenziali opzioni, incluse quelle militari, in risposta alle violenze che continuano a verificarsi in Libia”, ha detto Obama, aggiungendo di aver dato il suo assenso a una donazione di 15 milioni di dollari per gli aiuti umanitari.
RUSSIA DICE NO A INTERVENTO MILITARE
Ma La Russia si oppone a qualsiasi intervento militare in Libia. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, spiegando che Mosca non considera ”l’intervento straniero, specialmente militare, come un mezzo per risolvere la crisi in Libia. I libici devono risolvere i loro problemi da soli”, ha aggiunto Lavrov, secondo quanto riportate dalle agenzie di stampa russe.
I RIBELLI PERDONO TERRENO, ABBANDONATA RAS-LANUF.
I ribelli in Libia perdono terreno davanti all’avanzata delle forze di Muammar Gheddafi, mentre cresce la pressione internazionale sugli Stati Uniti a cui viene chiesto di sostenere l’opposizione al regime. Le truppe dei rivoltosi hanno cominciato a ritirarsi da una delle zone chiave, il porto petrolifero di Ras Lanuf, dove i caccia dell’aviazione libica hanno bombardato e le forze del governo sono pronte all’attacco.
A Mistrata, citta’ dell’ovest del paese, ieri sono morte 21 persone e si sono verificati 91 feriti, colpiti dai proiettili dei carri armati di Gheddafi.
”La maggior parte delle vittime sono civili. Tra queste vi e’ un bambino di soli due anni e mezzo”, ha raccontato un medico. Scontri anche a Bin Jawad, dove il bilancio e’ stato di 12 morti e 2 feriti, tutti ribelli anti-Gheddafi.
Nel frattempo, Gran Bretagna e Francia stanno predisponendo una risoluzione per imporre la ”no fly zone” sulla Libia che verra’ presentata in settimana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
”Francesi e britannici stanno lavorando su un testo che verra’ presto sottoposto ai quindici paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Si tratta di un provvedimento d’urgenza. Non si puo’ lasciare che la popolazione venga massacrata senza fare nulla”, ha detto un diplomatico, aggiungendo di attendere ”qualcosa sulla Libria” entro la settimana. La notizia di una ”bozza” redatta da Londra e Parigi era stata anticipata sabato dal ministro degli Esteri francese, Alain Juppe’.
Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha detto che gli attacchi contro i civili possono essere considerati ”crimini contro l’umanita”’ e che la comunita’ internazionale e gli Stati Uniti ”non resteranno fermi se il colonnello Gheddafi e il suo regime continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione”.
La proposta di un divieto di sorvolo sui cieli della Libia vede favorevole la Lega Araba, il cui segretario generale Amr Moussa ha incontrato al Cairo il ministro francese degli Esteri, Alain Juppe’.
FRATTINI, ITALIA HA AVVIATO CONTATTI CON L’OPPOSIZIONE.
L’Italia ha intanto avviato dei contatti con gli esponenti dell’opposizione libica. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, spiegando che ”noi abbiamo delle conoscenze migliori di altri, siamo spesso richiesti in queste ore. Conosciamo certo l’ex ministro della Giustizia libico ora a capo del consiglio di Bengasi per i rapporti dell’Italia con la Libia e conosciamo quella rete di ambasciatori libici che si sono messi al servizio del popolo libico e non del regime. Alcuni di loro stanno esercitando un’azione importante per coagulare un consenso”.
Un intervento militare in Libia ‘’sarebbe un errore molto grave”. Questa l’opinione del ministro dell’Interno, Roberto Maroni che ha sottolineato: ”Prima di decidere di bombardare, prima che i guerrafondai prendano il sopravvento, occorre sviluppare una politica di aiuti”. Per Maroni, cio’ significa mettere a punto ”il piano Marshall prima di andare a bombardare e rischiare di trasformare la Libia in un nuovo Afghanistan”.
Il ministro ha aggiunnto che per fronteggiare al meglio l’emergenza in Libia e negli altri Paesi del Nord Africa ”occorre un impegno importante e significativo di tutti i paesi europei”, perche’ ”da soli non possiamo farcela”.
Senza uno sforzo congiunto da parte dell’Unione europea ”l’emergenza in atto e’ destinata a continuare”.
Per questo, ha spiegato Maroni ”occorre un contingente di forze di sicurezza e un impegno maggiore dell’Ue. Siamo pronti a fare quello che abbiamo fatto in Albania all’inizio degli anni ‘90, ma da soli - ha ribadito - non possiamo farcela”.
DA ONU APPELLO PER 160 MLN DOLLARI DI AIUTI.
Le Nazioni Unite e alcune organizzazioni non governative per i diritti umani hanno lanciato un appello per la raccolta di almeno 160 milioni di dollari (114 milioni di euro) in aiuti da destinare alle vittime del conflitto in Libia. E’ quanto si legge in un comunicato dell’Onu.
”L’appello e’ basato su uno scenario che prevede che almeno 400 mila persone lasceranno la Libia, mentre 200 mila lo hanno gia’ fatto. L’aiuto umanitario nel Paese deve dunque considerare circa 600 mila cittadini”, ha spiegato Vale’rie Amos, vice segretario generale delle Nazioni Unite incaricata degli Affari umanitari. ”Serviranno 160 milioni di dollari per soddisfare le necessita’ delle persone fuggite” dalle rivolte antiregime, ha poi precisato la Amos.
PAESI DEL GOLFO CHIEDONO ALL’ONU DI IMPORRE NO-FLY ZONE
I paesi arabi del golfo persico chiedeno l’imposizione della no-fly zone in Libia, nei fatti di impedire all’aviazione di Gheddafi di prendere il volo per bombardare gli oppositori.
”Il Consiglio della Cooperazione del Golfo (Gcc) chiede al Consiglio di sicurezza dell’Onu di prendere tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione civile, incluso l’adozione della no-fly zone sui cieli della Libia’, cosi’ loa nota del Gcc.
Il Gcc comprende sei stati arabi della penisola arabica: Baharein, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita e Oman.
Fonte ASCA
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