Milleproroghe, strumento per la crescita

Mar 2nd, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Da Economy, a firma Gianpiero Cantoni
“Milleproroghe, uno strumento per la crescita”
 In questa temperie così complessa il governo sta portando avanti la sua linea di politica economica sociale di mercato. Al Senato la scorsa settimana il governo ha incassato l’ennesimo voto di maggioranza sul decreto Milleproroghe, mentre nello scenario politico italiano si decomponeva un segmento importante dell’opposizione finiana al governo Berlusconi.
 Il voto di approvazione del decreto Milleproroghe è in verità un aspetto importante del piano pro crescita del governo, in quanto contiene non solo elementi che una volta stavano nella Finanziaria, ma anche i fondamenti per affrontare con determinazione «governativa» il capitolo della crescita. Silvio Berlusconi, con al fianco il ministro Giulio Tremonti, nella conferenza stampa di presentazione del Milleproroghe ha ribadito con convinzione e motivazione il ritorno alla politica economica che sa affrontare i nodi dell’economia.  Berlusconi ha voluto mandare un messaggio molto chiaro: la priorità è il governo dell’economia, far crescere l’economia italiana, curare così il debito pubblico, riscattare il Mezzogiorno con dosi massicce di deregolamentazione e di proposte orientate alla promozione della cultura e della prassi di mercato in favore delle imprese e del lavoro. Qui si inserisce l’avvio della riforma costituzionale dell’articolo 4l sulla libertà d’impresa. Importante è anche il rigetto della imposta patrimoniale sulle ricchezze mobiliari o immobiliari. Completamento essenziale di questo modello di crescita è il federalismo fiscale: poteri e responsabilità a regioni ed enti locali territoriali. Proprio il Mezzogiorno rappresenta un punto centrale per rafforzare un tasso di incremento del Pil che al Nord è quasi su livelli tedeschi ma al Sud è su posizioni portoghesi o greche. Il governo ha agito con intelligenza, nel Milleproroghe, attraverso alcune forti misure pro sviluppo. Per esempio la possibilità, più volte vagheggiata da Renato Brunetta, di un contributo anticatastrofi, che starà alle Regioni introdurre nelle situazioni che al legislatore regionale appaiono più adeguate. Anche questo è federalismo. Ulteriore intervento per la crescita va rintracciato nella trasformazione in crediti d’imposta delle attività per imposte anticipate relative a svalutazioni su crediti, che va a migliorare l’impatto di Basilea 3 sulle banche italiane, sul loro patrimonio, a tutto vantaggio di un maggior sostegno alle imprese da finanziare. Alcuni hanno criticato una troppo debole «frustata al cavallo» dell’economia. Al ballon d’essai creato da Berlusconi su consiglio di Giuliano Ferrara, non sarebbe seguita un’azione altrettanto robusta da parte del governo. Mi sembra una visione partigiana e riduttiva. Il governo ha disposto una importante modifica costituzionale, e riavviato un piano di sviluppo per il Sud.  Sono state «scongelate» le risorse per la social card. Si è rinnovato e ampliato l’accordo di moratoria sui debiti delle piccole e medie imprese. Si sta cominciando a rimettere in moto una macchina che ovunque in Europa e nel mondo è stata riavviata ora. La linea del rigore e quella della crescita non sono alternative. Ma attenzione a pensare che il pericolo sia scampato. La crisi del debito sovrano non è italiana, è un fenomeno comune a tutta l’Europa e agli Usa: il rapporto deficit/Pil è schizzato alle stelle a causa dei salvataggi bancari.  C’è inquietudine sui mercati, non sappiamo come andranno le prossime aste del debito pubblico, ma di una sola cosa siamo certi: dobbiamo essere più affidabili, internazionalmente parlando, per tranquillizzare gli acquirenti dei titoli. Il fatto che il debito non sia solo nelle mani degli italiani è un fattore di stabilità nel lungo periodo, ma può impensierirci nel breve. Per questo la stabilità di governo diventa importantissima. Il voto di sfiducia fallito a dicembre ha dimostrato che non esiste un’alternativa parlamentare a questa maggioranza. Essa è anzi più vasta ogni giorno che passa sia perché l’operato del governo non riesce tanto indigeribile a chi abita il Parlamento attuale sia perché l’opposizione non sembra in grado di attrarre una componente moderata.  

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento