Processo breve, giustizia più giusta

Feb 12th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Ma il processo breve è davvero una legge ad personam per Berlusconi, un’amnistia surrettizia concepita per far decadere i processi del premier, o un provvedimento di civiltà? Il testo di legge da tempo al vaglio delle Camere, e che il Pdl ha chiesto di togliere dal binario morto, prevede una durata massima di sei anni per i tre gradi di giudizio, pena l’estinzione, e questa è già una prima risposta, visto che è l’Europa a chiederci da tempo immemorabile di accorciare i nostri tempi biblici di giudizio per adeguarsi agli standard comunitari. Ma l’opposizione è subito insorta, col solito riflesso pavloviano che scatta ogni qual volta si parla di giustizia. Almeno il Pd, però, se avesse un briciolo di coerenza dovrebbe ricordare che cinque anni fa, quando era al governo, aveva presentato ben tre disegni di legge per limitare l’eccessiva durata dei processi, testi che recavano firme autorevoli come quelle di Finocchiaro, Maritati, Calvi, Brutti e l’ex giudice Ayala. Tutti personaggi di alto spessore dal punto di vista giuridico, che non avevano certo lo scopo di favorire Berlusconi, il quale allora era il leader dell’opposizione. Forse, semmai, avranno considerato, come legislatori, che l’Italia è al 156esimo posto (su 180 Paesi) nella graduatoria mondiale della giustizia stilata dalla Banca mondiale, mentre tutti gli altri Paesi europei sono nei primi 50 posti. I dati snocciolati dalla Banca mondiale sono, purtroppo, sconcertanti: per una causa civile, ad esempio, in Italia occorre in media un tempo quadruplo rispetto della media Ocse, e questo non incentiva certo le imprese straniere ad investire. E quelli forniti dall’ultimo Rapporto annuale sullo stato della giustizia lo sono ancora di più: nella giustizia civile, che è di fondamentale importanza per le attività economiche, le cause pendenti sono salite a 6 milioni, contro i 5,8 del 2009. Un vero macigno, che pesa sull’azienda Italia e ne rallenta la crescita non meno del debito pubblico. Quanto alla giustizia penale, sono ben 170 mila l’anno i procedimenti che vengono prescritti per decadenza dei termini di legge. Non è forse, questa, una prescrizione mascherata che cancella silenziosamente migliaia di procedimenti (850 mila in totale tra il 2004 e il 2008), senza che nessuno, nemmeno il centrosinistra, abbia mai trovato il modo di scandalizzarsi? E vogliamo parlare degli oltre 30 mila italiani hanno chiesto alla Corte di Strasburgo di essere indennizzati per l’irragionevole durata dei loro processi, ottenendo decine di milioni di euro di risarcimenti a carico dello Stato italiano, con un trend di crescita delle richieste del 40 per cento l’anno? Insomma: la giustizia costa allo Stato, e quindi ai cittadini, ben 8 miliardi di euro l’anno, ma il risultato è da Paese in via di sviluppo. Approvare dunque il processo breve - che tanto breve comunque non sarebbe - limitando a sei anni la durata massima dei procedimenti è una misura necessaria, che un Parlamento e una classe politica responsabile dovrebbero varare prima possibile. Ma l’Italia non è notoriamente un Paese normale, e Anm e opposizione evocano scenari disastrosi per la credibilità della giustizia che il ministro Alfano ha però smentito: la nuova norma inciderebbe infatti solo sull’uno per cento degli oltre 3 milioni 300 mila processi in corso e sul 9,2 per cento dei 391 mila processi di primo grado. Nulla di catastrofico, dunque: solo un passo avanti verso una giustizia più giusta.  Alfano: da Vietti solo parole contro Berlusconi ”Vittorio Bachelet e’ un eroe della nostra repubblica, io oggi ho sentito tante parole su Berlusconi, senza mai citarlo, e poche parole sui terroristi che uccisero Bachelet”. È il commento del guardasigilli Angelino Alfano, alle parole del vice presidente del Csm, Michele Vietti. Alfano replica cosi’, all’intervento di Vietti che ha parlato di esigenze di rispetto nei confronti della magistratura e del ruolo dei giudici spesso attaccati in questi giorni dal premier.E a proposito delle notizie di questi giorni che riferivano della possibilita’ che il governo proponesse un decreto sulle intercettazioni puntualizza: ”il percorso del provvedimento e’ noto e non e’ mai uscito dall’agenda, ha avuto complicazioni parlamentari anche a seguito della vicenda politica del Pdl e adesso parleremo di come riprenderlo”. Alla domanda dei giornalisti se ci sara’ un’accelerazione sul percorso di riforma delle leggi sulle intercettazioni, il Guardasigilli ha risposto: ”il provvedimento e’ fermo dal 2008, siamo al 2011, parlare di accelerazioni per un provvedimento che pende da due anni e nove mesi e’ ironico”.  Sisto: Vietti eviti le generalizzazioni ”La Magistratura italiana non puo’ essere identificata con la Procura di Milano che indaga su Berlusconi. Vietti ne prenda atto ed eviti pericolose generalizzazioni che producono confusione e dispersione di responsabilita”’. Lo afferma Francesco Paolo Sisto, deputato  del Pdl. ”Una Procura che, come fossero bollettini di guerra, lancia agenzie contro le truppe nemiche del Governo - rileva - non puo’ rappresentare la Magistratura. La Magistratura, quella indipendente e imparziale, lavora in silenzio, rispetta le regole, ama la Costituzione e fa onore all’Italia”. 

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