C’è evidentemente un’Italia che ci crede, che si è rimboccata le maniche e che produce, sia dalla parte dei lavoratori sia da quella degli imprenditori. E’ un’Italia che non si occupa né di Santoro né delle paginate di verbali dei pm, né delle polemiche tra parrucconi, ma che condivide e asseconda lo sforzo del governo di mettere la crescita al primo punto delle priorità. Guardiamo i dati che stanno uscendo in queste ore.· Nel 2010 l’industria è tornata a crescere. Dopo due anni di calo la produzione è risalita a dicembre del 5,5% sull’anno precedente, lo 0,3 in un solo trimestre. Lo annuncia l’Istat precisando che a livello grezzo, cioè senza tener conto delle festività, i dati sarebbero ancora migliori, tendenti al 6 per cento. · Non siamo dunque ancora come la Germania, che ha già recuperato tutto ciò che ha perso con la recessione, ma ci avviciniamo. E va considerato che ormai i tedeschi sono i secondi esportatori del mondo, con un record di oltre 150 miliardi di euro di attivo commerciale nel 2010. · La tendenza prosegue nel primo trimestre 2011: l’attività dell’industria accelera con incrementi mensili dello 0,5 per cento. Ciò significa che rispetto a marzo 2009 abbiamo recuperato quasi il 12 per cento in termini di produzione. · Il Centro studi della Confindustria interviene a confermare quanto dice l’Istat. “La produzione prosegue la graduale risalita” scrive. “Nel primo trimestre 2011 si prospetta un aumento significativo”. E probabilmente a dicembre avremo quasi colmato il gap di questi ultimi anni. · Buone notizie giungono anche dalla cassa integrazione. A gennaio le richieste sono risultate in calo del 30,3 per cento rispetto a dicembre 2010. In valori assoluti, si tratta di 60,3 milioni di ore a gennaio 2011 contro 80,9 a dicembre 2010. · Da un punto di vista geografico, la cassa è diminuita del 59% nel settore metalmeccanico il Lombardia, del 56% in Emilia-Romagna, del 62% in Friuli-Venezia Giulia. Cali ci sono anche nel Lazio, mentre nel Sud la ripresa c’è, ma è più lenta. · Tutto ciò ci dice, numeri alla mano (e non chiacchiere e polemiche), almeno due cose. La prima: questo il momento giusto per provvedimenti di crescita. Provvedimenti certo che tengano conto del bilancio pubblico, ma che non sprechino l’occasione. Seconda cosa: è giusto orientare le misure verso il Sud, ponendo come obiettivo strategico che i fondi – che ci sono – non vadano nuovamente dispersi. · Se, come ha verificato anche il ministro Tremonti, sulle ferrovie meridionali i moscerini vanno più veloci dei treni, e se sulla Salerno-Reggio Calabria si deve fare lo slalom tra i lavori, le due sole cose da fare sono completare l’alta velocità e terminare i cantieri. E non va dimenticato che per portare a termine questo impegno il governo si è impegnato a difendere lavoro e cantieri contro la criminalità, schierando l’esercito. · Conclusione. Polemiche e distinguo – come quelli ascoltati anche da certi settori accademici e confindustriali – non servono a molto. A rompere il tabù ha pensato del resto proprio la presidente dei giovani imprenditori, Federica Guidi: “Quello del governo è un buon inizio per ricominciare a parlare di crescita e misure economiche”. Il governo e il premier non hanno evidentemente la bacchetta magica. Ma il Paese reale, il Paese che lavora, ha già perfettamente capito, e silenziosamente si è rimesso in marcia. L’Italia ha già stupito molte volte, lo farà anche ora. Federalismo/Da mercoledì al via l’esame del decreto-Regioni La commissione parlamentare per l’Attuazione del federalismo fiscale, presieduta da Enrico La Loggia, avviera’ la prossima settimana, a Palazzo San Macuto, l’esame del decreto legislativo in materia di autonomia di entrata delle Regioni a statuto ordinario e delle Province, nonche’ di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario. Ne ha dato notizia un comunicato. In particolare, mercoledi’ 16 febbraio (a partire dalle ore 14,15) ci saranno le audizioni della ragioneria generale dello Stato e del ministero della Salute, mentre giovedi’ 17 febbraio (alle ore 14,15) saranno ascoltati i rappresentanti del comitato dei 12, espressione delle Regioni e delle Istituzioni locali.