Prestigiacomo: «Le rinnovabili frontiera della Green Economy»

Feb 10th, 2011 | Di cc | Categoria: Ambiente

L’intervento del Ministro sul Corriere della Sera

«E’ positivo che il Corriere della Sera con l’articolo di Massimo Mucchetti abbia deciso di “aprire una finestra”, sulle fonti rinnovabili e sulla loro disciplina.
Il rischio di questo dibattito, legittimo e opportuno nel segnalare abusi e truffe innescati dagli incentivi, è che sotto accusa finiscano non il malaffare ma le rinnovabili “tout court”. Per questo credo che il discorso sull’energia pulita meriti un approfondimento.
Oggi le rinnovabili sono la frontiera della green economy. Le economie emergenti, come Cina e India, che hanno maggiore bisogno di elettricità, e le grandi economie sviluppate stanno sostenendo lo sviluppo e la diffusione delle rinnovabili con misure incentivanti e con investimenti massicci: 525 miliardi dollari tra il 2008 e il 2010, con una crescita del 30% nell’ultimo anno, nonostante la crisi economica.
E’ tuttavia certamente vero che, se ci si affida a considerazioni puramente economiche, le fonti rinnovabili comportano un costo maggiore delle fonti convenzionali.
Ma il valore strategico delle fonti rinnovabili è legato alla sicurezza energetica, e alla diversificazione delle fonti per non essere totalmente dipendenti dalle importazioni di carbone, petrolio e gas. Dal punto di vista economico, va poi rilevato che la diffusione delle fonti rinnovabili nell’ultimo quinquennio ha determinato economie di scala con una riduzione dei costi fino a 5 volte, mentre il valore degli incentivi di supporto alle fonti rinnovabili, come rilevato recentemente dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, è inferiore alle misure di supporto all’uso dei combustibili fossili tradizionali.
Inoltre la crescita rapida delle fonti rinnovabili si accompagna allo sviluppo di nuove imprese che competono nel mercato mondiale dell’energia con tecnologie innovative impensabili fino a qualche anno fa.
Parlare di rinnovabili quindi non significa discutere del mascalzone che pianta le pale, magari deturpando un paesaggio suggestivo, e non le collega alla rete cercando di lucrare sull’incentivo, significa parlare dell’energia che muoverà il mondo (e quindi l’economia e quindi il lavoro) di domani. I dati del World Energy Outlook 2010 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia stimano gli investimenti nel settore nei prossimi 25 anni in 5700 miliardi di dollari.
In Italia l’economia legale (non quella truffaldina) legata alle rinnovabili è in straordinaria espansione certamente anche grazie agli incentivi pagati nella bolletta dai cittadini e che sono stati rivisti recentemente al ribasso. Lo stesso ha fatto ad esempio la Germania che nel 2009 ha prodotto oltre il 10% dei consumi finali di energia da rinnovabili e punta a sfiorare il 20 nel 2010. Investendo in questo comparto circa 20 miliardi di euro.
L’Italia ha l’obiettivo del 17% di energia prodotta da rinnovabili nel 2020, fissato dall’Unione Europea. Oggi siamo all’8% (nel 2005 era il 5%) con un trend di crescita positivo che rende raggiungibile l’obiettivo UE anche se ci sarà molto da lavorare ma anche molta occupazione da creare, 100 mila nuovi posti di lavoro secondo una stima del Cnel.
Quella delle rinnovabili è una sfida ambientale globale, una sfida economica per il futuro della nostro Paese, oltre che una esigenza di sicurezza energetica nazionale che l’Italia sta affrontando anche col ritorno al nucleare.
Gli incentivi in prospettiva sono destinati inevitabilmente ad un calo (per la riduzione dei costi e l’avvento di nuove tecnologie) e ad una diversificazione sulla base delle caratteristiche fonti rinnovabili (sole e vento sono gratis, le biomasse ad esempio hanno un costo).
Ma l’Italia ha un posizione geografica favorevole, soprattutto per il solare, un bisogno forte di autonomia energetica, e un ambiente prezioso da tutelare.
Quindi facciamo tesoro dei rilievi di Mucchetti, ma non mettiamo in discussione il futuro che in parte, una parte non piccola, è delle rinnovabili».

          Stefania Prestigiacomo
 * Dal sito del Ministero dell’Ambiente

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