La Parola di oggi
Gen 31st, 2011 | Di cc | Categoria: ReligioneLA PAROLA DI OGGI
1 febbraio 2011
Martedì
S. Verdiana - IV tempo ordinario (A) - IV
PREGHIERA DEL MATTINO
Signore, durante questa giornata, chi incontrerò? Incontrerò sicuramente
la mia famiglia, alcuni amici, i colleghi di lavoro, la gente che
incrocio abitualmente per la strada senza conoscerla. Farò forse altri
incontri. Alcune persone ti conoscono e ti amano, sono molte, ma i più
sono indifferenti, persino ostili. Alcuni addirittura si burlano di te.
Tu mi dici: “Non temere, ma credi solamente”. Anche per loro tu sei
venuto, ti sei fatto uomo. Che io sia oggi, per loro, colui attraverso
il quale essi possano vederti.
PRIMA LETTURA (Eb 12,1-4)
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo
deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con
perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su
Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla
croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio.
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così
grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi
d’animo.
Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il
peccato.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 21)
R. Ti loderanno, Signore, quelli che ti cercano.
Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre! R.
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli. R.
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere. R.
Lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
“Ecco l’opera del Signore!”. R.
CANTO AL VANGELO (2Tm 1,10)
R. Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
R. Alleluia.
VANGELO (Mc 5,21-43)
Fanciulla, io ti dico, alzati!
+ Dal Vangelo secondo Marco
Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò
attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.
E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo
vide, gli si gettò ai piedi
e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a
imporle le mani, perché sia salvata e viva».
Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto
sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza
alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando,
udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo
mantello.
Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò
salvata».
E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era
guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui,
si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».
I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno
a te e dici: “Chi mi ha toccato?”».
Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne,
gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii
guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero
a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non
temere, soltanto abbi fede!».
E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e
Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente
che piangeva e urlava forte.
Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è
morta, ma dorme».
E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e
la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la
bambina.
Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa:
«Fanciulla, io ti dico: àlzati!».
E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni.
Essi furono presi da grande stupore.
E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse
di darle da mangiare..
Parola del Signore.
OMELIA
Di fronte alla malattia e alla morte, tutte le differenze si attenuano.
Ci sentiamo tutti uguali: ricchi e poveri, potenti e meschini, ebrei e
pagani. È questa l’esperienza che fanno i due personaggi del vangelo di
oggi. Giairo, capo della sinagoga, vede sua figlia morire senza poter
fare nulla. La donna pagana, che soffre di emorragie, nonostante spenda
tutti i suoi beni, non ha nessun miglioramento. La perdita della salute,
la morte di un essere caro ci mettono di fronte alla nostra impotenza,
alla nostra piccolezza, ai nostri limiti. Fortunati, dunque, coloro che
si rendono conto di essere semplicemente delle “creature” che hanno
bisogno del loro Creatore.
Giairo e la donna pagana sanno farlo. Essi si rivolgono a Gesù, lo
cercano e, ognuno a suo modo, compiono un gesto pieno d’umiltà. Il capo
della sinagoga cade ai piedi del Maestro; la donna si accontenta di
toccare leggermente il suo vestito. In entrambi i casi, il Signore
commosso dalla loro fiducia vuole confermare questa fede. “Chi mi ha
toccato?”, chiede Gesù. E la donna, che avrebbe ben preferito restare
nell’anonimato della folla, si presenta, si getta ai suoi piedi: “La tua
fede ti ha salvata”. A Giairo, che apprende all’improvviso che sua figlia
è appena morta, egli dice: “La bambina non è morta, ma dorme”. Il Signore
non si accontenta di essere gentile con due persone disperate; egli vuole
molto di più. Egli vuole la loro fede in lui, salvatore del mondo.
Entrambi devono credere, avere la fede, nel bel mezzo dell’indifferenza
e della incredulità. Essi devono credere controcorrente. Poiché gli
stessi discepoli non comprendono perché Gesù possa essere “toccato” in
modo diverso. E la folla si burla del Signore quando egli dice che la
bambina dorme.
I momenti di sofferenza e di dolore possono diventare momenti di grazia.
Essi ci allontanano dalle nostre false certezze, dalla fiducia troppo
grande in noi stessi e nei nostri mezzi umani. Ci ricordano la nostra
condizione di creature, di figli di Dio, di redenti. Possono risvegliare
la nostra fede e la nostra fiducia. Ci aiutano non solo a cercare di
strappare una guarigione al Signore, ma soprattutto a rimetterci alla sua
volontà, nelle mani del Padre.
In questo senso l’”alzati” di Cristo alla piccola figlia di Giairo è un
invito a superare il semplice fatto del miracolo che si compie in lei.
Questo “alzati” si indirizza a noi: “Offrite voi stessi a Dio come vivi,
tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio”
(Rm 6,13).
PREGHIERA DELLA SERA
“Chi mi ha toccato?”. Grazie, Signore, di permetterci di toccarti. Tu sei
voluto restare nel sacramento dell’Eucaristia, con una presenza
misteriosa, ma reale, fisica, palpabile. Tu hai voluto fare del tuo corpo
uno strumento celeste, ma sensibile, che ci dà la forza di fare il nostro
cammino terreno come veri discepoli.
Fa’ che da questo contatto frequente con l’Ostia scaturisca una forza che
guarisca le mie imperfezioni, le mie viltà, le mie paure.
Signore, aumenta la mia fede.