Se nel frullatore hai messo pomodori, carote, finocchi, ecc. e ti scordi di chiuderlo prima di farlo funzionare, i risultati dell’errore te li ritrovi sulla faccia. Schizzeranno in aria pezzi di vegetali lasciandoti attonito e, come minimo, incavolato. Rimediare è impossibile. Serve a poco staccare la spina. In questi giorni il frullatore della politica, e di conseguenza dei media, senza più controllo, sta sparando sugli elettori fatti e misfatti della classe politica – Pdl in particolare, ma non solo - con una velocità tale che anche gli addetti ai lavori si sentono frastornati. Immaginarsi l’opinione pubblica. E’ la credibilità complessiva del sistema istituzional-politico in gioco, e non è poca cosa. In poco tempo s’è visto tutto ed il suo contrario. Berlusconi indagato per reati gravi quali la concussione e la prostituzione minorile, con conseguente richiesta di dimissioni da parte dell’opposizione. Fini preso di mira dalla maggioranza, sia per la casa di Montecarlo, sia perché non sarebbe più garante della terzietà nella sua nuova veste di capo partito. Eppoi il presidente del Consiglio che accusa i giudici che l’indagano di faziosità e lega il loro operato a trame per farlo fuori, visto che non ci riesce l’opposizione. E giù dibattiti, confronti, prese di posizione televisive che l’unica cosa che hanno in comune è la loro parzialità… bipolare. Insomma, sembra proprio che il “terzaforzismo della ragione” non abbia posto nel nostro Paese, infiammato dalla tifoseria acritica del bipolarismo (per modo di dire). Ebbene, una sera ti trovi in televisione la maggiore accusatrice del Cavaliere che dice le sue verità. Quella dopo l’ex marito che la smentisce e la madre della stessa che prima asserisce che la figlia non è altro che una millantatrice, eppoi ritratta tutto. O, per converso, il personaggio importante, ex prefetto, le cui intercettazioni sono pesanti elementi di accusa, che in fatto di credibilità personale, per le azioni che gli vengono addebitate, non è il teste ideale per qualsiasi tribunale. Ma che opinione può farsi la gente? In chi credere? Si finisce, per alcuni, in base alla “sindrome da tifoso”, di confidare ciecamente solo nella squadra per cui si è sempre parteggiato. Una volta c’erano le ideologie, oggi le squadre. Per altri, invece, restare indifferenti nella convinzione che la politica ed i suoi rappresentanti siano “il male assoluto”. E non va bene, perché tutto è falsato, perché il principio della critica costruttiva non c’è più. Perché i processi in televisione è bene farli rispettando alcune regole basilari, o non farli del tutto. Ma non solo quando riguardano il presidente del Consiglio dei ministri, o il presidente della Camera, o i presunti brogli elettorali nelle primarie del Pd a Napoli. Il battibecco tra Masi, direttore generale Rai, e Santoro, conduttore di “Anno zero”, è significativo della stagione che stiamo vivendo. Pur avendo il direttore generale tutti i poteri, o quasi, di controllo sui programmi, chiama Santoro in diretta televisiva per “prendere le distanze sue personali e della Rai” su quello che sarebbe avvenuto in trasmissione. Facendo un favore non da poco a Santoro, che in pochi secondi ha, da grande istrione qual è, recitato tutte le parti che si potevano interpretare: offeso, infuriato, oltraggiato, determinato a difendere la libertà d’informazione, ecc., ecc.. L’accordo di autoregolamentazione “in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive”, sottoscritto da tutte le emittenti televisive del nostro Paese prevede, tra l’altro, “l’osservanza dei principi di obiettività, completezza, e imparzialità, rapportati ai fatti e agli atti risultanti dallo stato in cui si trova il procedimento nel momento in cui ha luogo la trasmissione, e a rispettare i diritti alla dignità, all’onore, alla reputazione e alla riservatezza costituzionalmente garantiti alle persone direttamente, indirettamente od occasionalmente coinvolte nelle indagini e nel processo”. Belle parole che spesso rimangono sulla carta per via degli indici di ascolto. Lo share è al di sopra di tutto e per conquistarlo si fa “di tutto e di più”. E le sanzioni, i controlli, i codici di autoregolamentazione? Quando hai milioni di telespettatori che ti seguono le regole sei convinto di poterle determinare tu. Che fare? La Chiesa invoca pacatezza, responsabilità. Il Capo dello Stato prova a tener la barra diritta. Forse è il caso che si vada alle elezioni, tanto la campagna elettorale è in pieno svolgimento e due anni di prime pagine dei giornali tutte dedicate ai fatti interni della politica, alla bassa cucina, non ce li possiamo consentire. Forse, comunque, dovremmo ripensare al nostro passato, ai padri fondatori, a quando nei partiti c’erano tanti “cavalli di razza” pronti a prendere il comando del partito o del Governo all’occorrenza. Ma bisognerà anche portare in politica giovani che si sono impegnati nel sociale, che sono portatori di valori. Valori, non interessi. Elia Fiorillo