Cinque punti, un impegno confermato
Gen 23rd, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
Esiste qualcosa oltre la violazione della vita intima di Berlusconi? Qualcosa oltre la magistratura dai capelli e dalla toga rossi? Esiste la realtà del paese, esistono alcune questioni mondiali, il lavoro del governo e della maggioranza che lo sostiene in Parlamento. Gli attacchi di poteri esterni non frenano semmai provocano ancor più la determinazione ad andare fino in fondo alla legislatura completando il programma nei suoi cinque sostanziali punti. Piccolo sguardo sulle cose di interesse generale oggi alla ribalta. 1. Federalismo fiscale. É il passo decisivo per rendere operativa l’idea che sta al centro della riforma dello Stato promessa agli elettori. L’asse su cui ruota la riforma è la volontà di diminuire il peso dello Stato e la sua mano morta e di dare più forza sia agli enti più prossimi ai cittadini sia alla società in quanto tale. E’ il federalismo sussidiario. Il cosiddetto Terzo Polo si dichiara contrario, e ancora una volta Fini così si sottomette a Casini. Il metodo del dialogo e delle scelte largamente condivise spiega il perché del rinvio di una settimana per la definizione della pratica. Sia chiaro: questa decisione di rinvio non nasce dalla paura di andare sotto nel voto, ma dal desiderio di tener conto seriamente di ogni osservazione sensata. Di certo, se si vogliono misurare anche su questo tema le forze non abbiamo nulla da temere. Su un passaggio difficile, come la relazione sullo stato della giustizia fatta dal ministro Alfano dinanzi alla Camera, abbiamo vinto con una differenza di 20 deputati. Le riforme istituzionali però è bene siano largamente condivise. Altro che dittatura. In Italia ce ne sono due, ma non stanno a palazzo Chigi: una è quella delle Procure, l’altra è quella di Santoro. 2. La sicurezza. L’impegno con i Paesi alleati per la guerra al terrorismo è in funzione della libertà dei popoli, ma si lega alla tranquillità interna. Per questo in Afghanistan il sacrificio dei nostri militari è per il bene di tutti noi. Siamo determinati a procedere senza tentennamenti. Questo non significa però essere acriticamente al seguito della strategia americana. Non ce ne andiamo, non siamo certo l’anello debole della Nato, anzi; ma è opportuno – come ha detto il presidente Berlusconi – esaminare costantemente le ragioni e gli scopi della missione internazionale. Proprio per questa medesima ragione, oltre che per la necessità della giustizia, il governo si batte per l’estradizione dal Brasile di Cesare Battisti e la sacrosanta pena dell’ergastolo da scontare in Italia. L’impunità da chiunque concessa a un assassino è un incentivo al crimine e mina la tranquillità del vivere insieme. 3. La giustizia. Va riformata. Non c’è dubbio. Occorre recuperare la certezza che l’arbitro sia davvero imparziale e non un militante di una parte politica. La divisione delle carriere dei magistrati, sanzioni chiare per chi sbaglia e finora non ha mai pagato, riforma del Csm. La certezza del diritto permetterà di attrarre anche investimenti stranieri. 4. La riforma fiscale. Essa si connette con il federalismo fiscale, che è il luogo dove si possono già far valere nuovi criteri che diminuiscano il carico fiscale specie sulle famiglie numerose e sulle piccole imprese. In attesa che la situazione dei nostri conti pubblici consentano l’adozione del quoziente familiare. 5. Il Sud. Restano una priorità gli investimenti per le infrastrutture. Il consiglio dei ministri ha già approvato un piano per il Mezzogiorno. Intanto resta in primo piano la questione dei rifiuti che ha il suo luogo di emergenza in Campania e in Sicilia. Il parlamento ha approvato ieri il decreto. Il lavoro di questi mesi ha visto il governo chiamare alla collaborazione senza steccati amministrazioni di sinistra o di destra regioni, province e comuni. Il testo approvato conferma l’impostazione di una responsabilizzazione di tutti, non solo delle autorità preposte – che debbono senza indugi procedere alla raccolta differenziata e agli impianti di termovalorizzazione - ma anche dei comuni cittadini, chiamati a rispettare i doveri civici. L’Italia dei valori non ha perso l’occasione alla Camera per sversare sull’istituzione parlamentare il peggio del proprio repertorio di volgarità e insulti atto a fomentare la rivolta: puntare al peggio per ricavare qualche striminzito consenso. Fiducia a Bondi, Fini e Casini alleati di Bersani Con la decisione di presentare una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro Bondi, Fini e Casini hanno di fatto avallato la decisione presa dal Pd e dal partito di Di Pietro.La mozione dell’Udc e dell’Idv pone però una condizione al ministro e all’intero governo: se accettatele richieste di maggiori risorse a favore della cultura, allora il terzo polo sarebbe disponibile a ritirare la mozione già presentata. Questo modo di procedere contiene una questione di ordine politico e istituzionale.La Corte Costituzionale aveva previsto la presentazione di una mozione di sfiducia individuale subordinandola alla circostanza che un ministro non fosse più in sintonia con la politica dell’intero governo. Nel caso di Bondi invece la situazione è opposta: lo si sfiducia sulla base del fatto che egli ha attuato le decisioni prese dal governo di cui fa parte e consacrate successivamente dal parlamento. La domanda perciò che si pone è la seguente: d’ora in avanti il confronto politico in Italia avverrà, non più sul piano delle idee e delle diverse – e, fino a prova contraria, legittime - soluzioni proposte ai problemi del Paese, bensì attraverso l’uso e la prassi di presentare nei confronti dei propri interlocutori delle mozioni di sfiducia individuali in Parlamento?D’ora in avanti, infatti, in luogo del confronto e dello scontro politico fra progetti differenti e diverse soluzioni, potrebbe valere il ricatto e il condizionamento esercitato sulle singole persone con la presentazione di mozioni di sfiducia personali. Un altro segno dello stravolgimento delle regole istituzionali e politiche. Cicchitto: la proposta del terzo Polo su Bondi è provocatoria “La mozione di sfiducia a Bondi rappresenta un atto di inciviltà politica e istituzionale, di faziosità politica e le condizioni poste dal terzo polo sono volutamente provocatorie e fatte per farsi dire di no”. Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, spiegando che la maggioranza “affronterà in Parlamento” il voto sulle mozioni di sfiducia al ministro dei Beni Culturali.