E’ come se da quel 22 novembre 1994 le procure di mezza Italia non si fossero mai fermate. Come se volessero intentare a Silvio Berlusconi un unico, ininterrotto processo. Dall’avviso di garanzia a mezzo Corriere della Sera, alle inchieste Sme, Imi-Sir, lodo Mondadori, alle accuse di essere il mandante delle stragi di mafia – accuse basate su pentiti giudicati inattendibili nelle stesse istruttorie, eppure che continuano a riaffacciarsi ciclicamente – fino alla lunga, lunghissima stagione di pettegolezzi, intrusioni nella vita privata, intercettazioni spionaggio nelle vite private. Berlusconi non è mai stato condannato, e non perché abbia goduto di scudi ad personam o perché si sia sottratto alla giustizia. I numeri delle inchieste e le sue apparizioni di fronte ai pm per accuse ben più rilevanti del caso Ruby sono lì a dimostrarlo. Eppure le procure non si placano, ed esaurito un filone d’indagine se ne inizia subito un altro, senza soluzione di continuità. E’ possibile che uno stesso personaggio sia contemporaneamente malfattore finanziario, capomafia, corruttore di giovani donne e della morale pubblica, censore di televisioni e giornali, alteratore della concorrenza? Oltre a tutte le accuse più direttamente politiche o politico-economiche: conservatore ma anche populista, amico degli Usa ma anche dei russi, alleato di ferro della Lega ma anche erede della Dc e del Psi? Un caso simile non ha riscontro in nessun altro Paese del mondo: è materialmente e giuridicamente impossibile che procure diverse si alternino nel corso di 16 lunghi anni ad inquisire un’unica persona sull’intero ventaglio dei reati. Chi, animato da buone intenzioni e da spirito istituzionale, invita a riflettere sulla serenità indispensabile al corretto funzionamento dello Stato, nonché sulla moralità nella cosa pubblica, farebbe forse bene a soffermarsi su due aspetti. · E’ molto difficile, quasi impossibile, portare avanti l’opera di un governo del G8 avendo addosso le procure e la propria vita sempre sotto indagine. Eppure Berlusconi c’è riuscito, lo ha fatto, lo sta facendo, non ha abdicato a nessuna delle responsabilità di governo. · La morale pubblica di Silvio Berlusconi è inattaccabile dal momento che con lui, e con il bipartitismo, è finita l’epoca della politica professionistica, dei partiti che prendevano per sé senza rispondere a nessuno. Per questo, ed anche in questa vicenda, dopo l’inevitabile sconcerto iniziale assistiamo ad un rigetto da parte dell’opinione pubblica, non solo di quella più direttamente “berlusconiana”. Gli italiani sanno che tra un mese anche questa ondata sarà passata. Del resto dopo i primi due-tre giorni di intere paginate sui giornali, nelle quali viene detto tutto e il contrario di tutto, la gente che fa? Alza gli occhi e vede un governo normale, occidentale, europeo, che si occupa di leggi, riforme e crisi economica. E certo se ne occuperebbe anche di più senza queste scorribande giudiziarie. Gli italiani sono gente seria, moderata, operosa. Nella crisi finanziaria mondiale se la sono cavata benissimo nonostante un debito pubblico da record ereditato da altre stagioni politiche: magari proprio quelle che oggi vengono portate ad esempio di stile e di decoro. Per questo gli italiani non ci cadono più. Hanno già capito che questa nuova offensiva delle procure finirà come le altre: nel nulla. Giudicano del resto chi li governa dai fatti, e vogliono essere loro e solo loro gli arbitri dei loro destini. Contrariamente a quello che scrivono molti commentatori radical-chic, gli italiani sono anche un popolo esigente: basta vedere allo spirito libero con il quale scelgono e cambiano i loro amministratori, a tutti i livelli. Nessuno può darci lezioni di democrazia, nessuno può imporci come votare, tantomeno le procure: ed anche per questo Berlusconi e il centrodestra continueranno a governare ed a vincere le elezioni. Ruby/Bondi a Napolitano: l’equilibrio compromesso da certi giudici ”Il presidente Napolitano ha il merito di aver ricordato che la questione centrale della nostra democrazia riguarda l’equilibrio fra i diversi poteri dello Stato, in primo luogo fra quello politico e l’ordine giudiziario regolato dalla Costituzione. Un giusto equilibrio che in questi anni e’ stato compromesso dal ruolo sempre piu’ invasivo nella sfera politica e perfino in quella legislativa da parte di settori politicizzati della magistratura”. Lo afferma Sandro Bondi, coordinatore del Pdl commentando le parole del Capo dello Stato. Ruby/Lupi: non usare le parole di Bertone come arma di propaganda ”Come sempre dalla Chiesa, attraverso il cardinal Bertone, arrivano parole che ci illuminano e ci interrogano. Invece di strumentalizzarlo a nostro uso e consumo dovremmo andare al fondo del suo richiamo”. E’ quanto dichiara Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl alla Camera. ”Le sue parole sono anzitutto una provocazione personale per tutti quelli che fanno politica, sia che militino nel centrosinistra che nel centrodestra. E sbaglia chi cerca di ergersi a moralizzatore utilizzando la chiesa come arma di propaganda”. Ruby/Napoli: le parole di Bertone sono rivolte a tutti ”E’ da condividere e meditare l’esortazione del Cardinale Bertone a tutti gli attori della vita pubblica - siano essi politici o magistrati - per una condotta piu’ esemplare nella loro vita”. Lo dice il vice presidente del gruppo Pdl alla Camera Osvaldo Napoli. ”La forza della parola della Chiesa - aggiunge - non potra’ essere svuotata dalla immediate strumentalizzazioni che ne fa la politica. Leggiamo attentamente l’invito del cardinal Bertone che e’ rivolto certamente al mondo politico ma anche al settore amministrativo e giudiziario, a tutti rivolgendo l’invito ad un senso di giustizia e legalita’. Parole giuste ma anche pesanti rivolte a chi molto spesso nell’ambito della giustizia non applica la legalita’ stessa”. Ruby/Bossi: Berlusconi: non va messo sotto pressione ”Berlusconi e’ stato praticamente circondato e tenuto sotto pressione, controllato da tutte le parti. In un paese normale e democratico queste cose non avvengono. Non si può mettere sotto pressione il presidente del Consiglio, non è mica la mafia”. Cosi’ Umberto Bossi, parlando con i cronisti alla Camera, giudica l’inchiesta milanese sul caso Ruby. E ancora: “è inutile chiedere cose che non servono a niente, si sa bene che quella cosa li’ non la fa”. Cosi’ Umberto Bossi, risponde ai giornalisti che gli chiedono se il terzo Polo abbia ragione di domandare a Berlusconi di fare un passo indietro.