E ora avanti con il federalismo

Gen 20th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Se l’agglomerato politico chiamato centrosinistra farà saltare il federalismo fiscale nella commissione bicamerale - dove ad oggi conta un parlamentare in più, il finiano ed ex pidiellino Baldassarri - si assumerà una responsabilità gravissima non tanto perché potrebbe aprirsi una crisi di governo al buio, ma perché il federalismo fiscale è la riforma cruciale di questa legislatura, dato lo stato di federalismo incompiuto in cui il nostro sistema istituzionale è precipitato dopo che ai tempi del secondo governo Amato fu varata la riforma del Titolo V della Costituzione.  Ecco solo alcuni esempi di quanto il federalismo cambierà in meglio il rapporto tra Stato, Regioni ed enti locali e accrescerà il criterio di trasparenza nei rapporti tra istituzioni e cittadini. -         La sanità italiana è tra le migliori del mondo, ma in alcune regioni del Sud la spesa è più alta della media e la qualità più bassa, dato che gli sprechi sono enormi. L’unico rimedio a queste storture è, appunto, il federalismo fiscale. Uno dei decreti attuativi riguarda proprio i costi standard della sanità, cioè l’estensione a tutte le regioni dei modelli efficienti come la Lombardia. Finora gli sperperi sono stati sempre ripianati attraverso la fiscalità generale, ossia aumentando le tasse a tutti gli italiani, come ha fatto l’ultimo governo Prodi con un esborso di ben 12 miliardi di euro a favore di cinque regioni in extradeficit sanitario. Ora la ricreazione è finita. -         La riforma del Titolo V voluta dal centrosinistra ha decentrato enormi competenze ma non ha previsto gli strumenti per responsabilizzare gli amministratori. Ci sono regioni, come la Campania dell’era Bassolino, in cui la spesa per gli organi istituzionali e per gli apparati burocratici è quasi venti volte superiore a quella della Lombardia. O come la Sicilia, dove la spesa per il personale ammonta a 1,7 miliardi di euro a fronte dei 150 milioni di euro del Veneto. Ora tutte le Regioni dovranno mettersi sulla strada della spesa virtuosa, perché il federalismo fiscale prevede che gli sprechi non siano più previsti dai ripiani statali. -         Il prossimo decreto attuativo che passerà al vaglio della Commissione bicamerale è quello relativo ai fabbisogni standard di Province e Comuni. L’entrata in vigore di questo decreto costituirà una svolta epocale per la nostra finanza locale, tuttora ancorata al perverso criterio della spesa storica. Le disfunzioni di questo criterio, che ha sistematicamente premiato gli inefficienti e penalizzato i virtuosi, sono state più volte denunciate, ma finora non si era fatto praticamente nulla per provi rimedio. Ora, con l’introduzione del fabbisogno standard, vengono garantite a tutti le risorse per i servizi necessari, mentre si cancellano definitivamente gli sperperi della spesa storica. -         L’introduzione del federalismo fiscale porterà a una progressiva riduzione della pressione fiscale attraverso la lotta agli sprechi. L’obiettivo è quello di arrivare a una concorrenza al ribasso sulla pressione fiscale: chi risparmia riducendo gli sprechi può infatti ridurre l’Irap, attirando nella sua regione nuove imprese e attivando così nuovi gettiti. Questa concorrenza virtuosa è il significato più autentico del vero federalismo.   I calcoli sbagliati del Terzo Polo E’ bastato che la magistratura riprendesse in grande stile la sua azione contro Berlusconi per convincere Casini e Fini ad abbandonare la linea della responsabilità e a tornare alla situazione precedente al 14 dicembre.Da quando l’azione di destabilizzazione politica ha ripreso fiato alimentata dal can can della stampa, i due hanno riproposto la linea della sfiducia al governo e l’intimazione a Berlusconi di dimettersi.Ciò conferma che ciò che accomuna Casini a Fini è la volontà di liberarsi di Berlusconi e di dare vita ad un soggetto politico di centro che, nell’ipotesi di un abbandono del premier, erediti i voti del Pdl. Si tratta dell’ennesimo calcolo sbagliato di politici mossi unicamente dalle proprie ambizioni personali di potere, un calcolo completamente avulso da alcuni dati della realtà. ·        La leadership di Berlusconi, sia sotto il profilo politico che del consenso, non è assolutamente a rischio, anzi risulterà rafforzata, come una sorta di boomerang, da questa ulteriore conferma di una giustizia piegata a finalità di carattere politico. ·        Gli elettori del centrodestra mai potrebbero essere attratti da un coacervo di sigle politiche che rimandano al passato, al conservatorismo e alla vecchia politica dei compromessi e delle mediazioni. Gli italiani sanno che l’unica via per le riforme si fonda sull’alleanza fra la Lega di Bossi e il Pdl di Berlusconi. Il Pdl può vantare una classe politica di tutto rispetto, composta da personalità autorevoli e da un rinnovamento generazionale, in grado di resistere ad ogni tempesta politica, saldamente unita al proprio leader

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