BERLUSCONI E GLI SCENARI POSSIBILI DOPO IL VOTO ALLE CAMERE
Dic 14th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica
Per lui, Silvio, lo sforzo deve essere stato enorme nel leggere le cartelline dell’intervento al Senato a difesa del suo Governo. Toni pacati, sorriso stereotipato. Mano tesa verso tutti i moderati per la continuazione di un’azione di governo positiva a suo avviso, che ha portato il Paese fuori da una crisi finanziaria epocale. Tra le aperture c’è anche la riforma elettorale che per il Cavaliere si può fare, ma ad una condizione, che non venga toccato il bipolarismo. Conoscendo la sua indole si comprende la fatica di mordere il freno per non gridare, papale papale, che Fini ed alcuni suoi compagni - più “realisti del re” - sono una vergogna, traditori e basta. Non è che non ha fatto sottolineature in tal senso, ma ha usato toni accettabili, di constatazione che un voto di sfiducia al suo Esecutivo, proprio da chi era stato votato dall’elettorato nel Pdl, equivaleva a sostenere la parte opposta, gli sconfitti alle elezioni.
La lunga telenovella domani si concluderà. Come? Sia che la mozione di sfiducia passi o venga bocciata, siamo su numeri stentati. Voti che si contano sulle dita di una sola mano. Se il gabinetto Berlusconi cadrà, entrerà in campo Giorgio Napolitano che comincerà le consultazioni eppoi, tranne colpi di scena che non sono nello stile del presidente della Repubblica, affiderà l’incarico esplorativo per la formazione del nuovo Governo al presidente del Senato, Schifani. Gli raccomanderà anche, se proprio bisognerà andare alle urne, di trovare il consenso bipartisan per una nuova legge elettorale da confezionare al più presto, prima dello scioglimento di Camera e Senato. Ma com’ è avvenuto recentemente per l’ex presidente del Senato, Franco Marini, non ci sarà un esito positivo all’esplorazione. Anzi, Bossi e Berlusconi, ma anche altri, s’incaponiranno per andare a votare con l’attuale “porcellum”. I toni e le fibrillazioni saliranno alle stelle e il presidente della Repubblica non potrà che prendere atto e sciogliere le Camere.
Più probabile che le votazioni diano vincente, si fa per dire, l’attuale maggioranza. Al di là dei patteggiamenti a suon di assegni con tanti zeri, la paura delle elezioni anticipate e della perdita del posto oggi sicuro, domani chissà, potrà far pendere la bilancia verso la fiducia risicata. E qui che Berlusconi, mettendo da parte la voglia di vendetta, dovrà lavorare di fino con Fini, ma anche con la Udc. Chi dei due, tra Fini e Berlusconi, avrà la capacità di mettere da parte le questioni di leadership personali, anche a costo di fare apparentemente un passo indietro, avrà vinto la partita politica.
Il presidente del Consiglio, nel suo intervento, ha tirato diverse volte in campo i moderati. La porta stavolta al moderatismo la deve aprire con azioni politiche vere, a partire dalla riforma della legge elettorale. Non si può ottenere tutto nella vita solo perché si ha carisma. E’ questo il momento di ipotizzare seriamente il futuro. Anche il suo. Un partito dei moderati? E perché no. Di moderati veri però. Lui potrebbe essere l’artefice, la levatrice, di questo processo di rinnovamento della politica italiana, senza però pensare di poter essere lui il capo “in secula seculorum”. Questo bipolarismo non ha funzionato. C’è bisogno d’inventarsi altro. L’altro, potrebbe cominciare a partire con una mediazione per un serio rimpasto di Governo, tenendo ben presente il programma. Vanno bene i cinque punti che ebbero la fiducia delle Camere solo a settembre passato, l’importante è rivedere come essi vanno declinati. Certo, così come sono non potranno essere accettati dai pezzi di moderati che si vogliono aggregare.
Silvio Berlusconi ha nelle mani una grande opportunità, chissà se saprà coglierla. E’ dalle crisi che nasce il nuovo. L’egocentrismo spesso non ti fa vedere approdi futuri – quando ce ne sono e pure vantaggiosi - e t’incastra in ruoli e posizioni insostenibili.
Elia Fiorillo