Europa: venti di crescita per l’Italia
Entro il 2012 il ritmo di crescita dell’Italia tornerà ai livelli pre-crisi. E’ quanto ha dichiarato questa mattina nel corso dell’audizione alla Camera il commissario Ue alla Affari economici e monetari, Olli Rehn. Una previsione che arriva nel giorno in cui l’Istat rivede al rialzo il prodotto interno lordo italiano nel terzo trimestre e aggiorna il dato sulla produzione industriale nel mese di ottobre, che fa segnare un rialzo di poco meno del 3% rispetto allo scorso anno. Il commissario europeo ha ribadito il giudizio positivo delle autorità di Bruxelles (e assai lontano dai contenuti della propaganda dell’opposizione) sulle modalità con le quali il governo Berlusconi ha affrontato la crisi: “Il governo italiano ha mantenuto una posizione fiscale prudente per evitare eventuali percezioni dei mercati rispetto al rischio Italia. L’Italia ha evitato l’insorgere di squilibri esterni grazie al settore bancario relativamente solido e al debito privato delle famiglie”. Per quanto riguarda il pil, risulta cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (+0,2% la stima diffusa a novembre) e dell’1,1% rispetto al 2009 (+1% la stima). La crescita acquisita dal Paese per il 2010 si attesta per ora all’1%. Quanto alla produzione industriale, oltre all’aumento tendenziale rispetto all’anno precedente il dato più rilevante è quello che certifica un recupero della media degli ultimi tre mesi rispetto a quelli precedenti, che avevano fatto segnare un rallentamento. Recentemente l’indagine rapida di Confindustria aveva previsto un consolidamento di tale recupero anche nel mese di novembre. Per quanto riguarda i primi dieci mesi dell’anno, la crescita della produzione industriale rispetto al 2010 è stata del 5,4%. Particolarmente positivo il dato sulle esportazioni, cresciuta dell’8,7%. Tremonti: il progetto euro-bond proseguirà La discussione sugli euro-bond ”credo che debba proseguire nei parlamenti nazionali e in quello europeo, che avra’ e ha un ruolo fondamentale”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti durante l’audizione alla Camera in cui ha spiegato che su questo tema vedere delle posizioni ”molto ‘bipartisan”’ lascia pensare che ”il progetto proseguira’. Puo’ darsi che abbia delle fasi di discussione e di sviluppo, ma questo - ha osservato - e’ tipico della meccanica europea”. Nel ricordare che la proposta degli euro-bond fu lanciata durante il secondo semestre del 2003, Tremonti ha affermato che ”era una versione dell’antico glorioso piano Delors”, consistente nell”’emettere titoli per finanziare settori industriali e infrastrutture”. La discussione in sede europea fu ”molto ampia” ma di fatto ci fu chi come l’allora cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown lo defini’ ”nice” ma lo respinse in quanto ”euro-bond voleva dire euro-budget”.
Il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, è stato chiaro: nel 2011 e nel 2112 il debito pubblico dell’Italia e quello della Germania saranno i soli a non aumentare nell’area dell’euro.
La valutazione è stata fatta dal bollettino ufficiale della Bce ed è sicuramente lusinghiera per l’Italia e il suo Governo che ne ha saputo tenere a posto i conti pubblici. Senza dubbio con gravi sacrifici e molte sofferenze. Ma questo è un prezzo da pagare per non entrare nell’occhio del ciclone della speculazione, che, dopo l’Irlanda, guarda al Portogallo e alla Spagna e, forse, al Belgio, ma non all’Italia, che non ha difficoltà a collocare i propri titoli del debito pubblico sui mercati finanziari. Ovviamente c’è ancora molto da fare. Il valore medio del debito pubblico in Europa è pari all’87,8% rispetto al Pil. È sicuramente elevato e quello italiano supera il 100% del Pil, ma la strada del risanamento è stata intrapresa ed è questo ciò che conta. Alla vigilia del doppio voto del 14 dicembre sulla fiducia al Governo, la valutazione della Bce rafforza la tesi di coloro che, Berlusconi in testa, definiscono contrario all’interesse nazionale un eventuale voto di sfiducia che aprirebbe la strada all’instabilità politica di cui la speculazione sa sempre come approfittare. Non è questo, infatti, il momento di aprire una crisi. Sarebbe da irresponsabili. Sarebbe aderire alla tesi togliattiana del “tanto peggio, tanto meglio”. Solo che, questa volta, sarebbero in molti ad approfittare di una eventuale crisi italiana perché nell’era della globalizzazione la competizione è di tutti contro tutti. L’Italia sta tenendo, anche la disoccupazione è a un livello inferiore rispetto alla media europea, le esportazioni vanno bene, ma tutto questo sarebbe messo a forte rischio da una crisi politica che, pertanto, deve essere evitata per senso di responsabilità e amor di patria.