STOP AL GOVERNO DEL FARE… FINTA?

Nov 9th, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Il ritornello è “staccare la spina”. Lo hanno pronunciato dall’opposizione Bersani e Casini, lo ha ripreso alla convention di Futuro e libertà, a Bastia Umbra,  Gianfranco Fini. Il messaggio che il presidente della Camera manda a Berlusconi è impietoso nelle frasi immaginifiche tipo: “mettere fine al governo del fare…finta che tutto vada bene”. Chiudere, insomma, un’esperienza che si sta dimostrando inconsistente e mettere in essere “un nuovo patto di legislatura”. Fini minaccia inoltre il ritiro degli uomini di Futuro e libertà dal governo se non ci saranno le dimissioni del Cavaliere. La risposta immediata del presidente del Consiglio  è, stavolta, non emotiva. Rimanda tutto al confronto parlamentare e chiede che in quella sede venga sancito lo strappo. Chissà se il presidente del Consiglio abbia ripensato al volta faccia  che operò Bossi nel suo primo governo. Certo, nella testa il viso sorridente, per una volta,  di D’Alema presidente del Consiglio, che gli succedette, gli deve essere tornato. Ad esso si sarà sovrapposta l’immagine paffutella e sorniona  di Giulio Tremonti? Forse. Oggi l’avversario di ieri, quello che lo chiamava Berluscaz, è diventato il suo miglior sostenitore. Ma fino a quando? Gli obiettivi politici del Senatùr sono chiari e lui non si fa scrupoli a stare con chi crede che possa assecondare il suo percorso. Mai all’opposizione però, sia perché l’opposizione logora - “il potere logora chi non ce l’ha”, ha sempre sostenuto Giulio Andreotti -, ma soprattutto perché da quella postazione non riuscirebbe a completare il disegno che ha in testa sul federalismo. L’indispensabilità  fa salire il prezzo e Bossi lo sa bene. C’è possibilità di contrattazione senza fine.  “Per ora sto dietro al cespuglio” si limita a dire l’Umberto, senza sparare alcun missile terra aria, come è abituato a fare. Non ha individuato ancora il nemico da abbattere, né come andrà a finire tra i due belligeranti. L’elezioni anticipate non coglierebbero la Lega impreparata. Anzi. Il problema per Bossi e i suoi è capire quale maggioranza ci sarà dopo e che ruolo la Lega potrebbe avere. No, non pensa che gli elettori manderanno a casa il Centro-destra. Prova a capire se anche in futuro potrà ritagliare alla sua creatura il ruolo determinante che oggi ha nella coalizione.

 

            Un epilogo così tra Berlusconi e Fini c’era da aspettarselo? I caratteri - e le storie politiche -  dei due personaggi sono completamente diversi. L’uno, Fini, aveva pensato che ce l’avrebbe fatta a condizionare il presidente Berlusconi nel partito e nel governo, forte della sua esperienza  e della maggiore strutturazione del suo ex partito. Si vedeva suo naturale successore senza possibilità di alternative. L’altro, il Cavaliere, per converso aveva ritenuto che con  il suo potere, nel Pdl e nel governo, avrebbe fatto adepti nell’altrui schieramento senza pensare minimamente ad ipotesi successorie a favore del  presidente della Camera. Aveva ragione Berlusconi. L’errore grave è stato quello di sottovalutare Fini e la sua possibilità di reazione e di aggregazione. Ma anche  non impegnarsi nella trasformazione del Pdl in un vero partito. Una volta cacciato Fini gli si è data la possibilità di esprimersi in libertà. Prima le sue esternazioni  potevano spiegarsi come mal di pancia del cofondatore insoddisfatto e chiuso all’angolo. Oggi sono le posizioni di un leader che è riuscito ad aggregare non solamente “quattro gatti” di parlamentari, come i notabili del Pdl, compreso qualche suo ex colonnello, avevano previsto. Un leader che il suo mestiere lo conosce bene e sa come sfruttare a suo favore il malcontento nel Pdl e nel Paese.

 

            Che succederà allora? Il gioco del cerino non potrà andare avanti all’infinito. Berlusconi non staccherà la spina perché non gli conviene. Oltretutto riterrebbe la cosa una sua personale sconfitta. Sarà Fini a doverlo sfiduciare sia con il ritiro della delegazione di Futuro e libertà dal governo, sia soprattutto con il voto in Parlamento. E dopo il voto contro possibilità non se ne vedono all’orizzonte, come vorrebbe Fini, di un nuovo programma e di una nuova coalizione per, tra l’altro, rilanciare l’economia e mettere mano alla riforma elettorale. Non restano che le elezioni anticipate in primavera.

 

            Al di là dello scontro politico tra Berlusconi e Fini c’è ormai una questione personale non più sanabile che peserà nel prossimo futuro. Con molta probabilità chi alla fine toglierà la corrente al governo non sarà nessuno dei due cofondatori del Pdl. Sarà il Senatùr che proverà a trovar vantaggio dalla sua azione liberatoria, presentandosi all’elettorato come il rude ma concreto politico che mette fine ad una situazione insostenibile che danneggia il Paese produttivo. Ovviamente l’operazione avverrà alle spalle sia di Fini che di Berlusconi. Tra i due litiganti…

 Elia Fiorillo

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