Medici di famiglia: al via il cooperativismo sul territorio

Nov 7th, 2010 | Di cc | Categoria: Salute

 

E’ quanto è stato affermato e celebrato sabato mattina in un  convegno organizzato dalla cooperativa medica Kos, all’Hotel Palazzo Alabardieri di Napoli, dal titolo “Il cooperativismo medico nello sviluppo delle  Cure Primarie, nell’Italia del Federalismo”. Sono intervenuti, infatti, personaggi illustri della Sanità campana al fine di chiarire i motivi per i quali, oggi, la realtà sanitaria dei territori debba tendere al cooperativismo.  Un ruolo fondamentale nella nuova realtà del cooperativismo è rappresentato dal medico di famiglia, da sempre considerato punto di raccordo tra il paziente e la competenza specialistica. Ed è proprio il territorio il luogo da cui deve partire una cooperazione medica volta a compensare le lacune della rete operativa sanitaria, a decrementare i codici bianchi e ad accrescere la qualità della singola realtà cittadina, dal punto di vista sanitario, sfruttando l’efficacia della medicina generale e le peculiarità del singolo medico di famiglia, inserito nel sistema cooperativistico. “La nostra attenzione nei confronti dell’importanza della medicina generale è alta” ha affermato il Senatore Calabrò, il quale ha sottolineato come sia fondamentale una riorganizzazione del sistema dell’assistenza al paziente, attraverso un’efficiente rete che colleghi il territorio alla realtà ospedaliera, attraverso la figura del medico di famiglia e l’importanza dei centri polifunzionali. “La cooperativa di medicina generale” ha continuato Giuseppe Del Barone, Presidente del Sindacato Medici italiani “porterebbe alla riflessione su ulteriori temi di grande rilevanza, per dirimere le criticità della Sanità campana, come quello della cronicità e della sostenibilità finanziaria”. A tale scopo, le Regioni possono usare i fondi per avviare progetti finalizzati ad assicurare la continuità delle cure, mediante gestione integrata del paziente da parte dei servizi territoriali ed ospedalieri, favorire un elevato livello di integrazione tra i diversi servizi sanitari e sociali, realizzare forme di maggiore fruibilità e accessibilità da parte dei cittadini ai servizi e alle attività territoriali ed, infine, ad usare strumenti informatici, di telemedicina e teleconsulto, per la gestione del paziente. Le Regioni, pertanto, possono predisporre progetti finalizzati a realizzare o potenziare lo sviluppo di modalità organizzative che consentano la riduzione degli accessi impropri nelle strutture di emergenza e il miglioramento della rete assistenziale territoriale, attraverso l’attivazione di ambulatori per la gestione dei codici di minore gravità, l’attivazione di Punti di primo intervento in aree territoriali disagiate o prive di presidi sanitari e l’attivazione di presidi ambulatoriali distrettuali quale punto di riferimento dell’assistenza territoriale per il cittadino che deve identificare un luogo fisico dove trovare risposta assistenziale continuativa nelle 24h. Un cooperativismo previsto anche tra i principi della nostra Costituzione e che tra medici di famiglia porterebbe ad un  miglioramento delle performances dei sanitari e all’eliminazione delle differenze di prestazione tra Nord e Sud Italia.

Rita Marsico                               

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