La Parola di oggi

Nov 6th, 2010 | Di cc | Categoria: Religione

LA PAROLA DI OGGI
6 novembre 2010
Sabato
S. Leonardo abate - XXXI tempo ordinario (C) - III

PREGHIERA DEL MATTINO
Dio, Padre di tutti gli uomini, ci hai donato la terra perché la
preserviamo e la usiamo per soddisfare i nostri bisogni materiali. Ogni
giorno, in mille maniere diverse, ci apprestiamo a coltivarla e a
sfruttarla per il nostro sostentamento. Fa’ che il mio dovere non sia per
me soltanto un peso da portare, conseguenza del peccato originale, ma che
mi dia anche la gioia e la soddisfazione di rendermi utile al prossimo
e all’umanità tutta. Fa’ che il successo delle mie opere sia là a provare
che la mia vita ha un senso. Ti affido il mio lavoro e i miei doveri. Che
il tuo ordine governi l’economia e la società, grazie al contributo di
uomini intelligenti, affinché nessuno manchi del necessario né perda
coraggio per ragioni strettamente materiali.

PRIMA LETTURA (Fil 4,10-19)
Tutto posso in colui che mi dà la forza.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete
fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li
avevate anche prima, ma vi mancava l’occasione.
Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in
ogni occasione; ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere
ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame,
all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza.
Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. Ben
sapete proprio voi, Filippesi, che all’inizio della predicazione del
vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un
conto di dare o di avere, se non voi soli; ed anche a Tessalonica mi
avete inviato per due volte il necessario.
Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a
vostro vantaggio. Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono
ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodito, che sono un profumo di
soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua
ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 111)
R. Sarà benedetto chi dona con gioia.
Beato l’uomo che teme il Signore
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza dei giusti sarà benedetta. R.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
il giusto sarà sempre ricordato. R.
Sicuro è il suo cuore, non teme;
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua potenza s’innalza nella gloria. R.

CANTO AL VANGELO (cf. Lc 16,13; Gv 12,26)
R. Alleluia, alleluia.
Non potete servire a due padroni, dice il Signore;
dove sono io, là sarà anche il mio servo
e il Padre mio lo onorerà.
R. Alleluia.

VANGELO (Lc 16,9-15)
Se non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà
quella vera?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Procuratevi amici con la
iniqua ricchezza, perché quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle
dimore eterne.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel
poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella iniqua ricchezza, chi vi affiderà
quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi
darà la vostra?
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire
a Dio e a mammona”.
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose
e si beffavano di lui. Egli disse: “Voi vi ritenete giusti davanti agli
uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini
è cosa detestabile davanti a Dio”.
Parola del Signore.

OMELIA
Le prime parole del Vangelo di oggi ricavano una morale dalla parabola
dell’amministratore infedele. Gesù ci chiede di usare bene il denaro e
la ricchezza. Il termine stesso “mammona”, un calco greco di origine
ebraica, è legato all’idea di “fedele”, “contare su”. Il Signore guarda
al nostro fine ultimo. Le ricchezze devono essere usate per “le dimore
eterne”. Soltanto allora, come Gesù insegna ai discepoli, la speranza che
affidiamo all’iniqua ricchezza produrrà come frutti l’eternità e la
fedeltà.
Nei versetti che seguono, vediamo Gesù esigere da noi, nel nostro
rapporto con le ricchezze nostre e altrui, che ci prepariamo ai beni
eterni e che ne diamo una prima prova nel campo propriamente socio-
economico. Una dichiarazione davvero stupefacente sulle labbra del
Signore, dato che le cose di questo mondo abitualmente non lo
interessano. Qui non predica in alcun modo indifferenza verso il creato:
esorta piuttosto a essere integri in ogni occasione.
Così, quando il Signore parla delle vere ricchezze, non vuole cancellare
la differenza fra quanto appartiene a me e quanto, invece, appartiene a
te. I beni altrui non devono in alcun caso essere loro sottratti. La
prospettiva escatologica è ricordata non perché nei nostri rapporti con
le ricchezze terrene regni in certo qual modo l’arbitrario, ma perché il
denaro può avere sull’uomo un potere fascinatorio. E il Vangelo di oggi
in questo senso si rivela estremamente attuale. Il fascino che esercita
il possesso materiale ha al giorno d’oggi una forza raramente raggiunta
in passato.
Ciò è probabilmente una conseguenza del nostro sistema economico, in cui
alla mano d’opera corrisponde un costo preciso in denaro, e in cui si
finisce per dare un valore maggiore alle cose materiali che all’attività
e al sapere umano. Soltanto la prudenza ci potrà preservare dal pericolo
di una nuova schiavitù. Senza contare che tutte le reti televisive, tutti
gli altoparlanti spingono gli uomini a cedere a bisogni sempre nuovi e
a cercarne soddisfazione con l’acquisto di beni materiali. Tale mercato
stimola costantemente le nostre attitudini materialistiche. Una tendenza
che, del resto, è confermata da teorie filosofiche tipo il “Sono ciò che
possiedo” di Jean-Paul Sartre.
I beni non vengono più subordinati alla persona. L’uomo che li possiede
non è più totalmente libero, ma gli oggetti che egli possiede
costituiscono il suo essere stesso.
Non ci si deve allora stupire se anche i “grandi” comincino a vacillare.
Fino ai governi occidentali, eletti democraticamente, che sono scossi da
scandali e corruzione. Il mondo politico conosce sempre arricchimenti
disonesti e repentini. E quando il privato perpetra una frode al fisco,
ciò viene da molti considerato al massimo un delitto di gente onesta.
“Non potete servire a Dio e a mammona”. I continui errori dell’uomo
moderno, che si ripercuotono su scala mondiale, giustificano pienamente
l’avvertimento che il Signore ci dà, senza usare mezzi termini, riguardo
il denaro. Perché il denaro è così pericoloso? Perché colui che se lo
procaccia con successo si ritrova solo, con se stesso e con tutte le
preoccupazioni che il suo denaro gli dà. È preoccupato delle porte che
il denaro sembra aprirgli; pensa ad assicurazioni e conti in banca; il
suo domani gli si presenta al sicuro da ogni problema. Gli piacerebbe
poter dire a se stesso: “Hai a disposizione molti beni, per molti anni;
riposati, mangia, bevi e datti alla gioia” (Lc 12,19). Ma Dio è ormai per
lui un’idea priva di ogni importanza. Tutte le preoccupazioni e le gioie
della sua esistenza non tengono più conto di Dio.

PREGHIERA DELLA SERA
Signore, la ricchezza e il denaro sono tenuti eccessivamente in conto
nella nostra epoca. Molti, nei loro pensieri e nelle loro aspirazioni,
li hanno innalzati al rango di valore supremo. Tali beni seducono e
acciecano anche me. Modera il vigore dei miei sforzi quando i beni
materiali diventano una vera e propria tentazione. Concedimi una santa
serenità, che ti renda grazie e si rallegri nei giorni di prosperità. Una
serenità che, nella privazione, sia incoraggiata da uomini caritatevoli
e sia sorretta dalla certezza che il Padre che ci ama ci ha liberati
dalla preoccupazione per il domani.

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