La Parola di oggi
Nov 4th, 2010 | Di cc | Categoria: ReligioneLA PAROLA DI OGGI
5 novembre 2010
Venerdì
S. Zaccaria profeta - XXXI tempo ordinario (C) - III
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Tutte le letture del mese di novembre 2010 (sia in .epub che in .pdf):
http://www.laparola.it/ebooks.php
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PREGHIERA DEL MATTINO
Padre nostro che sei nei Cieli, si presenta davanti a me un nuovo giorno,
che ricevo in dono dalle tue mani. Me ne servirò per il bene della mia
famiglia, per il bene di coloro che mi sono cari e che tu mi hai
affidato. Vorrei comunicare loro la tua bontà e la tua benevolenza nei
miei confronti. Voglio contribuire alla loro salvezza temporale ed
eterna, dimenticando me stesso. Lavoro e doveri mi aspettano. Sono pronto
ad assumere il carico in modo consapevole. Fa’ che le mie azioni siano
utili e fruttuose; riempimi di soddisfazione per il compimento della
missione. Fa’ che tutte le mie azioni possano testimoniare la mia fedeltà
e il mio attaccamento, e che contribuiscano così al più gran bene
dell’umanità tutta, senza che io perda di vista la meta: essere un tuo
buono e fedele servitore. Allora tu potrai dirmi: Vieni a prendere parte
alla gioia del Signore!
PRIMA LETTURA - (Fil 3,17- 4,1)
Aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà
il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano
secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti, ve l’ho già detto più
volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da
nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine,
perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui
dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.
La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il
Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per
conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di
sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia
corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 121)
R. Esultiamo di gioia nella casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore”.
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme! R.
Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore. R.
Salgono secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide. R.
CANTO AL VANGELO (cf. Lc 16,16; Mt 10,16)
R. Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è annunziato
e ognuno si sforza per entrarvi;
siate dunque prudenti come i serpenti
e semplici come le colombe.
R. Alleluia.
VANGELO (Lc 16,1-8)
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli
della luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “C’era un uomo ricco che
aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare
i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere
amministratore.
L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie
l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io
che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione,
ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto
devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse:
Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a
un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse:
Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con
scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più
scaltri dei figli della luce”.
Parola del Signore.
OMELIA
Ascoltare da Gesù la parabola dell’amministratore infedele ci stupisce.
Sia che si ispiri a un fatto realmente accaduto in quel tempo, sia che
inventi di pura fantasia, come può il Signore lodare tale amministratore?
È la domanda che ci facciamo.
Osservando più da vicino, ci accorgiamo però che le lodi di Gesù non si
riferiscono propriamente a quest’uomo e al suo agire colpevole: non lo
approva completamente, né lo propone come esempio ai discepoli. Come uno
gestisce i beni materiali è una questione che non interessa a Gesù. Il
centro del paragone è un altro: si tratta dell’intelligenza. I figli
della luce dovranno impararla da quest’uomo disonesto.
Infatti avranno anch’essi dei conti da rendere. Gesù ci esorta a puntare
tutto, assolutamente tutto, sull’intelligenza, e a misurare su di essa
le nostre parole e le nostre scelte. L’intelligenza che egli esige non
è quella di una migliore conoscenza delle cose, del sapere, del “know-
how”. Consiste piuttosto nel prendere le proprie decisioni alla luce
della meta prefissata; è “la prua della conoscenza” (Paul Claudel) della
nave della nostra vita che si dirige verso l’eternità. L’intelligenza ci
insegna a non fermarci all’immediato e a guardare, invece, alla meta
ultima, come già dicevano gli antichi Romani.
Ciò potrebbe riguardare anche il buon uso dei nostri beni. Come si dice
alla fine del Vangelo di oggi: “Procuratevi amici con la iniqua
ricchezza” (Lc 16,9). Colui il cui animo s’attacca troppo alla ricchezza,
è sulla cattiva strada.
Ma l’intelligenza, che tutto dispone in funzione del proprio fine, non
basta ai nostri sforzi. Se non ci si vuole ritrovare senza difesa, se si
vuole avere Dio stesso non come giudice, ma come amico, bisogna seguire
fin d’ora i suoi comandamenti e le sue esortazioni. Ottenere dall’uomo
che sia attento ai segni dello Spirito: ecco ciò che Gesù si è proposto
di fare per mezzo di tale parabola.
PREGHIERA DELLA SERA
Signore, anche in questa notte molti uomini sono senza tetto, senza
rifugio. Altri sono torturati dalla guerra e dalle privazioni. Vengono
perpetrati delitti, regnano ingiustizia e violenza. Fa’ che mai io ti
incolpi di tutto ciò. Fa’ che abbia ben chiaro che causa di tutto ciò
sono il peccato e il cattivo uso della nostra libertà. Eppure, nonostante
il rischio di un tale abuso, tu non hai voluto che fossimo privati della
dignità di esseri liberi, per poterti amare liberamente. Proteggimi da
ogni cattiva diceria che possa adombrare il tuo viso pieno di bontà.