I mercati europei premiano l’Italia
Nov 2nd, 2010 | Di cc | Categoria: Esteri
Il nervosismo è tornato sui mercati. I tassi delle emissioni di titoli pubblici di Portogallo, Grecia, Spagna, Irlanda e Belgio sono tornati a salire. E di molto. Quelli dei titoli italiani hanno registrato solo lievi ritocchi. Motivo? I mercati stanno premiando la politica economica del governo; ed in modo particolare la gestione del debito pubblico. Da notare che l’atteggiamento dei mercati è solo marginalmente condizionato dalle conclusioni del Consiglio europeo della settimana scorsa. C’è nervosismo per il compromesso raggiunto, ma sono i fondamentali economici, le condizioni di finanza pubblica, dei Paesi interessati a far scattare quella che solo superficialmente potrebbe essere definita “speculazione”. Tant’è che nel mucchio è entrato anche il Belgio che sta vivendo da mesi una difficile fase politica interna. Paradossalmente, poi, le tensioni degli operatori finiscono rafforzare le preoccupazioni della Germania, anche se a beneficiarne maggiormente dell’aumento dei tassi sono proprio le banche tedesche. Da qui, l’atteggiamento della Merkel. Il cancelliere teme che proprio la forte esposizione delle banche tedesche verso quei Paesi che i mercati considerano “a rischio”, costringa il governo di Berlino ad intervenire nuovamente in difesa degli istituti di credito nazionali. Da qui, la scelta di proporre una soluzione forte per istituzionalizzare un meccanismo di intervento. Meccanismo approvato solo in parte dal consiglio europeo. E proprio per saggiare la capacità d’intervento, i mercati stanno “testando” i tassi di quei Paesi le cui rispettive finanze pubbliche non sono in ordine come quelle italiane. Per queste ragioni, per la sensibilità dei mercati, che la notizia di emendamenti alla legge di stabilità per 4,5 miliardi di maggiori costi per lo Stato non è una buona notizia per il Sistema-Paese. Rischia di far entrare anche l’Italia in quel gruppo di Paesi. Per fortuna, i mercati sono più lungimiranti di questo o di quel parlamentare che hanno firmato gli emendamenti.