Vogliono tassare i Bot

Ott 27th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica

Partito Democratico in crisi di identità e progetto? Non se ne parla, tantomeno se ne scrive. Di Pietro scavalcato prima da Grillo e poi da un Vendola sempre più simpatico e trendy? Se ne parla ancor meno. Una sinistra alla frutta viene messa sotto i riflettori dei “media” come un abito inventato per contrastare il centrodestra: è sempre una sinistra “intelligente”, preparata, astuta e, ca va sans dire, “colta” perché i tribuni televisivi che la adulano ne testimoniano sempre la superiorità, nascondendo i difetti di una classe dirigente che perde colpi, voti, ma mai i sostenitori di regime! È vero che ciò che accade tra i compagni, da Fazio all’Annunziata, da Santoro e Travaglio alla Gabbanelli, è solo un trucco per trasformare una maionese ormai impazzita in un cibo ancora commestibile. Tutti sembrano interessarsi a quello che accade nella maggioranza o, se proprio costretti, a come fare arrivare l’opposizione al potere ad una sola condizione: senza aprire le urne. I fatti, non le chiacchiere, ci dimostrano che la stragrande maggioranza dei tecnici dell’informazione accompagna con strepiti e gridolini di gioia i tentativi di D’Alema di mettere Casini e Vendola sotto lo stesso giogo o quelli di Di Pietro e Travaglio di consegnare le chiavi della sinistra e del Paese nelle mani delle Procure, a condizione naturalmente di non ammetterlo mai. Perché perdere tempo a descrivere un caravanserraglio che non è né nuovo, né tantomeno originale, e che ripropone la lotta impari tra la nomenclatura ex comunista e i vecchi o finti giovani della ex sinistra democristiana? Anche qui limitiamoci ai fatti e ad  uno in particolare: le tasse e la voglia antica di vessare i risparmiatori, cioè le famiglie medie italiane, un tempo argomento di lotta per Bertinotti e per la sola sinistra estrema. Oggi viene rispolverata e rilanciata l’idea di tassare i Bot dal 12,5% al 20%. Sembra strano ma non lo è, almeno da parte di quanti non si accorgono che una sinistra allo sbando finisce per travolgere tutto e tutti: le rendite finanziarie nel nostro Paese arrivano soprattutto dai Bot e dunque i percettori di reddito da capitale sono soprattutto i risparmiatori piccoli e medi, dunque le famiglie. Se si da retta a questa impostazione, di certo si scoraggia il risparmio e fare questo, dopo una crisi scatenata dall’eccesso di debiti pubblici e privati, non è sbagliato, è un vero e proprio delitto. Ma i “compagni” e i loro adulatori vecchi e nuovi, delle conseguenze di ciò che propongono non hanno interesse ad occuparsene e dunque le nascondono: la maggior tassazione delle rendite finanziarie farebbe crollare la vendita dei buoni del tesoro e aprirebbe un nuovo buco nei conti pubblici. Ma cosa volete che importi di tutto questo a un Bersani impegnato a farsi riprendere senza cravatta al Tempio di Adriano o a un Veltroni teso a  riscoprire il buonismo dopo aver ufficializzato una minoranza di 75 parlamentari. Per loro l’importante è tirare a campare senza dover rendere conto agli elettori.

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