Ancora una volta i sostenitori del peggio, i disfattisti che si riconoscono nell’opposizione, hanno avuto torto. Dicevano che il Governo non avrebbe prorogato la Cassa integrazione e invece è arrivato l’annuncio del ministro del Welfare Maurizio Sacconi: la Cassa in deroga verrà prolungata. Non è una mossa da poco, se si considera che la deroga tutela tutti quei lavoratori privi di contratto, soprattutto giovani e donne, che erano finora privi anche di una forma qualsiasi di protezione. Certo, le cifre mensili fornite dalla Cassa integrazione in deroga sono modeste, lo sappiamo, però costituiscono pur sempre una forma precisa di aiuto. Ed è la prima volta nella storia italiana che viene riconosciuta questa protezione di cui la sinistra si era riempita la bocca per decenni, evocandola sempre ma senza mai riuscire a realizzarla. Al di là della consueta contrapposizione, quasi rituale, tra le parole della sinistra e i fatti del nostro Governo, resta la concreta realtà di un muro di 32 miliardi di euro, una cifra mai vista in precedenza, a tutela di tutte le forme di lavoro, attraverso la Cassa integrazione ordinaria, straordinaria e, appunto, in deroga. Con questa grande muraglia si dimostra che il Governo ha a cuore gli interessi dei lavoratori e delle categorie più deboli, secondo il principio del people first, della persona, dell’individuo prima di tutto. Mentre invece la sinistra si limita a menare sempre vanto di conquiste che non realizza mai. Anzi, non appena il centrodestra riesce a raggiungere un obiettivo, ecco che subito scatta la protesta parolaia e inconcludente dell’opposizione. Anche in una fase difficile, delicata e complessa come l’attuale, balza all’evidenza che in realtà non esiste un’alternativa a questo Governo e che tutte le ipotesi tecniche o para-scientifiche addotte dai quotidiani che sostengono più o meno indirettamente la sinistra, restano ipotesi fantascientifiche. Al Governo del fare, al Governo di Silvio Berlusconi non esistono alternative.   Governo/Berlusconi non ha mai detto “vivacchio” L’ufficio stampa di Palazzo Chigi precisa, in una nota: “Nelle consuete, fantasiose ricostruzioni domenicali, alcuni quotidiani attribuiscono al premier frasi e giudizi tra virgolette che non ha mai pronunciato. In particolare, espressioni come ‘vivacchio’ non fanno parte del suo lessico, né tanto meno del suo ben noto modo di essere e di agire”.