L’accordo in Europa e il ruolo decisivo dell’Italia

Ott 19th, 2010 | Di cc | Categoria: Esteri

I profeti di sventura sono stati sconfitti. Chi sosteneva che il nuovo Trattato europeo avrebbe finito per punire il nostro Paese è stato smentito dai fatti. Tanto è vero che il ministro dell’Economia Tremonti ha potuto annunciare l’intesa raggiunta a Bruxelles con soddisfazione. Quando verrà superata la soglia del 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil, Prodotto Interno Lordo, l’indice della ricchezza di un Paese, vi sarà una sorta di avviso, sei mesi di tempo per mettersi in regola, dopodiché le sanzioni scatteranno. Il fatto è che il nostro Governo, nonostante tutte le lamentele dell’opposizione chiacchierona e inconcludente, ha già cominciato il percorso virtuoso in Europa con quella manovra da quasi 25 miliardi di euro che ci permetterà entro il 2012 di restare perfettamente all’interno dei parametri dell’Unione Europea. La politica del rigore accorto e preventivo, la politica in accordo con l’Europa, contro la politica degli investimenti a pioggia, la politica dello spreco e della spesa pubblica senza freni. La politica del centrodestra, la politica dei fatti, contro la politica della sinistra, la politica delle eterne chiacchiere. Nel momento in cui l’Europa riscrive il Patto regolatore della propria esistenza, l’Italia scopre di essere tra quei Paesi che costituiscono il gruppo di testa, con piena validità e legittimazione. E se Roma non è diventata Atene, se il nostro debito pubblico tiene molto bene ogni giorno alla prova dei mercati internazionali, il merito è tutto di questo Governo che ha perseguito una politica non facile ma, anzi, è riuscito anche a mantenere quella coesione sociale che altrove in Europa è andata perduta. Pensiamo alle manifestazioni di piazza che stanno angosciando, ad esempio, la vicina Francia del presidente Sarkozy. Ma ancora una volta la verità è che questo Governo del presidente Berlusconi ha badato soprattutto a proteggere i più deboli, coloro che rischiavano di restare fuori dal circuito virtuoso del lavoro, elevando una muraglia di 32 miliardi di euro per i vari tipi di Cassa integrazione, tra cui quella in deroga, vale a dire per tutti coloro che non disponevano e non dispongono di un contratto a tempo indeterminato. La politica del rigore unita all’attenzione verso la questione sociale si è rivelata, dunque, una miscela pienamente vincente. Ancora una volta prevalgono i fatti e le chiacchiere restano a zero. Questa è la lezione che viene non da Roma e dai giornali vicini alla sinistra che trovano sempre tutto e soltanto da criticare, ma direttamente dall’Unione Europea di Bruxelles.

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