I riconoscimenti? Dall’Italia e dall’estero
Ott 12th, 2010 | Di cc | Categoria: Esteri
Il Paese non chiede veleni né risse, domanda di essere governato. Berlusconi, i suoi ministri, la maggioranza a lui leale sono determinati in questo. Intorno è come se i poteri finanziari ed editoriali, in combutta con la magistratura politicizzata, volessero impedire questo lavoro a tutti i costi, spingendo sull’acceleratore della polemica distruttiva. Quasi che una politica debole e confusa faccia comodo alla pirateria giudiziaria e finanziaria. I cinque punti del programma non sono un libro delle illusioni, sostanziano la volontà dei cittadini espressa dal voto nel 2008, non sono invenzioni dell’ultima ora. Ma la loro proclamazione decisa del premier Berlusconi ha avuto ed ha lo scopo di mettere in primo piano la responsabilità della politica. Essa non può, tantomeno oggi, risolversi nelle diatribe bizantine sulle formule, non può avere per riferimento le sue stesse trame, ma deve svilupparsi in un rapporto biunivoco con il popolo sovrano. Questo è il punto all’ordine del giorno. Il quale si dispiega nei vari capitoli di stretta attualità.La vicenda afgana, con i nostri caduti di cui si sono celebrati ieri i funerali, vede l’Italia in un ruolo chiave. Abbiamo mantenuto fede, come nessun altro (Obama dixit) ai nostri impegni. Non ci siamo rinchiusi nel nostro orto aspettando che le Superpotenze sistemassero i guai del mondo. Ne paghiamo un prezzo di sangue. Ma senza essere succubi a strategie decise altrove. Con gli amici e alleati di Washington e degli altri Paesi della Nato siamo impegnati a far sì che un ampio territorio del mondo non sia nel possesso di chi trama contro l’Occidente, con il rischio di disporre presto di armi nucleari (la situazione del Pakistan è instabile). La nostra politica estera, e i successi e i riconoscimenti ottenuti dal presidente Berlusconi, ci pongono in una condizione di protagonisti. Qui si tratta di uscire dalla bottega degli interessi elettorali, terreno sul quale opera biecamente l’Italia dei Valori, subito seguita dal Partito democratico, e di porsi nella dimensione della responsabilità nazionale e internazionale. Il monito del Papa contro le scorrerie della finanza conforta nella volontà di continuare nella rigorosa linea perseguita dal nostro governo nel tempo della crisi. Berlusconi e Tremonti hanno costruito solide barriere contro le aggressioni alle economie occidentali. La filosofia politica che ha guidato le azioni è stata senza ambiguità e senza strizzatine d’occhio ai potentati finanziari. Proprio nella consapevolezza che occorre tagliare le unghie agli speculatori che giocano una roulette russa sulla tempia dei Paesi con alto debito. Gli abbiamo levato il revolver dalle mani, finora. Bisogna procedere. Occorre governare invece che fermarsi a elucubrare su correnti e correntine.