Legge elettorale, riforma strumentale

Ott 9th, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Come ha giustamente rilevato il presidente del Senato, Renato Schifani, prima si fanno le riforme, istituzionali e non solo, e poi si affronta la questione della legge elettorale.È una posizione logica, che fa capire quanto strumentale ed essenzialmente politica sia l’ipotesi, sostenuta a gran voce dall’opposizione, di trovare una maggioranza raccogliticcia per fare subito una nuova legge elettorale e poi andare al voto (su quest’ultimo punto non sono tutti d’accordo).La battaglia propagandistica sulla legge elettorale, infatti, nasconde – malamente – un solo obiettivo: mandare a casa questo Governo, proprio nel momento in cui ha ripreso a correre con l’intesa raggiunta sui “cinque punti” che riguardano un nucleo duro di importanti e decisive riforme. Ciò che l’opposizione avverte, infatti, è che il rinnovato dinamismo porterà al Governo nuovi consensi.Il ragionamento del presidente Schifani, che non ha rinunziato a quanto disse nel discorso di insediamento, e cioè che questa sarebbe stata una “Legislatura delle riforme”, è infatti lineare: che senso avrebbe riformare la legge elettorale per il Senato se la prospettiva, dopo l’approvazione del federalismo fiscale, è quella di una riforma istituzione che risulterebbe particolarmente incisiva proprio per il Senato, il cui ruolo sarebbe sostanzialmente modificato dalla sua trasformazione in Senato delle Regioni?Le leggi elettorati, infatti, sono funzionali all’attività delle altre istituzioni che derivano dal mandato popolare, Parlamento e Governo anzitutto. Si va a votare non tanto per eleggere un certo numero di deputati e senatori ma per dare al Paese una maggioranza di governo.Le lentezze e i difetti riscontrati in questa fase di trasformazione politica che il Paese ha avviato dall’inizio degli anni Novanta dipendono in buona misura dallo squilibrio – normativo ma anche logico – che si è creato partendo dalla fine, cioè dalla legge elettorale, senza modificare l’intero impianto istituzionale. È pur vero che nel 2005 la coalizione di centrodestra aveva approvato una riforma organica, ma la rocambolesca vittoria elettorale della coalizione-arcobaleno di Prodi nel 2006 provocò la mancata ratifica popolare in occasione del referendum confermativo.È quindi sbagliato dire che il centrodestra non ha fatto le riforme istituzionali. Le ha fatte, ma sono state vanificate da un referendum condizionato dalla vittoria alle politiche del 2006 di una coalizione che aveva un obiettivo sostanzialmente conservatore e che non voleva cambiare lo status quo. Con il risultato che si sono persi altri cinque anni. Ma non per colpa del centrodestra.La decisa svolta del governo a favore di grandi riforme – dal federalismo fiscale alla giustizia – pone le premesse per raccoglierle tutte, una volta entrate in vigore, in un disegno organico di modificazione della Costituzione. Realizzato il quale sarà non solo opportuno, ma indispensabile, stabilire quale legge elettorale risulterà più adatta a far funzionare meglio le istituzioni rinnovate. A conferma finale che la maggioranza di centrodestra segue un percorso razionale mentre l’opposizione segue un percorso emotivo, che in questo caso è anche irrazionale.    Governo/Lupi: mi fido della fiducia, elezioni nel 2013 “Mi fido della fiducia”. Cosi’, intervistato dall’agenzia di stampa Dire, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, intervenuto a ‘Diregiovani Direfuturo’, il festival delle giovani idee in corso fino a domenica al Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma, in merito al rischio di elezioni anticipate.“Non sono d’accordo con chi, invece di guardare la realta’, guarda i retroscena. La realta’ - aggiunge Lupi - e’ che c’e'appena stata la fiducia alla Camera e al Senato”. Secondo il vicepresidente della Camera, “questo conferma che ci sono numeri ampi per governare”. Lupi ha poi specificato che “non solo si puo’, ma si deve governare, e i cittadini hanno il diritto di essere governati da chi hanno eletto”. Dunque, sottolinea, “la scadenza e’ il 2013″. Per quanto riguarda il programma, Lupi sottolinea che “dopo aver presentato i cinque punti, ieri il presidente Berlusconi ha dato prova di passare ai fatti”. E i fatti, conclude, “sono le leggi da presentarRiassumendo: c’è una larga maggioranza parlamentare, c’è un programma condiviso di cose da fare fino al termine della legislatura, e c’è un governo fortemente impegnato a realizzarlo. La nave va. Tutti i soggetti del centrodestra si considerano vincolati al rispetto del patto con gli elettori, con un pluralismo aggiuntivo che rispecchia la varietà di interessi e sensibilità di una base elettorale maggioritaria, in espansione. S’intende che il riassetto della maggioranza ha un corrispettivo nella dialettica delle posizioni in campo. Con il comune impegno a raggiungerne la sintesi. Dunque la novità esiste, ma filtrata da chiarimenti atti a disinnescarne esiti traumatici. Esorcizzato, lascia la scena il fantasma delle elezioni anticipate, evocato in funzione di ribaltoni parlamentari della volontà popolare. Infatti, l’agenda del governo è riempita dagli adempimenti legislativi necessari per realizzare i cinque punti del programma ratificato dal voto di fiducia delle Camere. Ieri, il primo Consiglio dei Ministri del nuovo corso ha approvato il decreto legislativo in attuazione del federalismo fiscale, ora demandato all’esame della conferenza Stato-Regioni prima di approdare in Parlamento per la conversione in legge. Altri provvedimenti seguiranno, in successione.Disancorata dalla prospettiva di crisi e di elezioni anticipate, galleggia a mezz’aria la questione della riforma della legge elettorale. Agitata fin qui strumentalmente dall’opposizione, quale occasione e pretesto per legittimare, in caso di crisi, la richiesta del passaggio a un cosiddetto governo tecnico. Ma funzionale soprattutto ai calcoli di quella parte della sinistra che dispera di poter mai battere il centrodestra in campo aperto, nonché degli eterni nostalgici della perduta centralità del “centro” democristiano, già architrave del sistema politico e ingrediente indispensabile di qualsiasi combinazione parlamentare di governo. Da ciò la richiesta di abbandonare sia il maggioritario per il ritorno alla proporzionale, sia l’elezione diretta dei governi per restaurare l’ancien régime partitocratico. Se di questo si tratta (e non si vede di cos’altro), è imperativo che il senso dell’operazione sia messo in chiaro davanti ai cittadini. La scelta del sistema politico-istituzionale deve necessariamente precedere quella del metodo elettorale, perché questa è in funzione di quello. Non si mette il carro davanti ai buoi. Il problema non è la legge elettorale, ma la pretesa di smantellare il bipolarismo portata avanti da una cricca. Come denuncia anche la parte più moderna e riformista della stessa sinistra.  No a qualsiasi ipotesi di governo tecnico e avanti con processo breve e intercettazioni. Lo ha ribadito Berlusconi nel corso di un collegamento telefonico alla festa del Pdl che si e’ aperta ieri sera a Busto Arsizio.Il premier ha sottolineato che “il governo andrà avanti”, ed ha proseguito: “in caso di crisi vogliono fare un governo tecnico per approvare una legge elettorale che tolga il premio di maggioranza, ossia tornare alla situazione di prima, quando i governi duravano undici mesi, si era arrivati ad avere 17 partiti diversi in Parlamento e la situazione era ingovernabile”.  Spazio poi ai provvedimenti sulla giustizia: ”Faremo la riforma del processo breve, e dobbiamo intervenire anche sulle intercettazioni perche’ “un Paese in cui non c’e’ inviolabilita’ di cio’ che si dice al telefono non e’ un Paese civile. La riservatezza delle comunicazioni e’ una cosa fondamentale per la democrazia’‘. Berlusconi ha sottolineato gli ottimi risultati conseguiti dall’esecutivo: attraverso la pubblicazione ‘Due anni di governo’, che verra’ distribuita nelle case degli italiani, il presidente del Consiglio intende ”far conoscere tutto quel che ha fatto il governo attraverso la realta’ dei numeri e non attraverso i falsi di tv e giornali”. ”Per questo creeremo una organizzazione capillare dei nostri in ogni sezione elettorale, che potranno portare a un forte incremento dei gruppi”.

Infine, un breve passaggio è stato dedicato all’incontro, con il Premier Cinese Wen Jiabao “La Cina e’ un protagonista della politica e dell’economia che ben presto potrebbe superare gli Usa”. ”Per questo dobbiamo impostare una relazione e non solo subire i suoi prodotti. Dobbiamo considerare il suo mercato interno come un grande

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