Belpietro: un segnale preoccupante

Ott 2nd, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Tre spari nella notte, a Milano. Obiettivo un giornalista. Sembra il canovaccio di un film, il remake di una storia già vista, negli anni di piombo, negli anni di Walter Tobagi e delle tante vittime del terrorismo, di matrice comunista o fascista che fosse. L’obiettivo un riformista, un direttore di un giornale che si colloca in un’area di centro destra ma che non guarda in faccia a nessuno, anche se appartiene alla maggioranza. Una brutta sorpresa, questa sparatoria, nella notte d’autunno milanese? No, nulla ormai ci deve sorprendere, dopo il volgare e devastante sproloquio parlamentare di Di Pietro. Per usare il suo stesso linguaggio potremmo dire che chi semina vento raccoglie tempesta. E i segnali, brutti segnali, ci sono e da tempo li denunciamo. Il clima di odio e intolleranza sta crescendo, alimentato dalle frasi irresponsabili e impunite di certi demagoghi pericolosi per la democrazia. Ieri pomeriggio, su Skytg24, il professor Pancho Pardi, una sorta di Toni Negri d’oggi (“armiamoci e andate a combattere”) ha elogiato il discorso del suo compare Di Pietro e ha rincarato la dose, con tanto di sghignazzamento finale, senza che i presenti e la conduttrice sentissero l’obbligo di prendere almeno un poco le distanze!I giornali sono andati alla caccia della signorina Rubina, la lanciatrice del fumogeno contro Bonanni alla recente festa del Pd a Torino, trasformata in una sorta di eroina carina e irriverente, figlia di un magistrato (per carità, le colpe dei figli non ricadano sui padri, così come figli della opulenta borghesia milanese erano i giovanotti per bene che assassinarono Tobagi). Ma questa volta a sinistra non ci sono veri riformisti in grado di mettere il dito nella piaga e raccontare e analizzare questi “ultimi samurai”, come seppe fare Tobagi poche ore prima di essere preso a pistolettate. No, ci sono solo flebili vocine di condanna, prese di distinguo timorose e sotto sotto l’idea che, in fondo, Belpietro se l’è andata a cercare.L’attentato a Belpietro era stato preparato con cura. L’attentatore era vestito con una divisa da finanziere, ma solo nella parte superiore, come volesse essere riconosciuto attraverso lo spioncino della porta d’ingresso dell’appartamento del direttore di Libero. L’uomo stava salendo le scale dopo aver constatato l’arrivo del giornalista a casa, accompagnato dalla scorta. Se l’agente a protezione di Belpietro avesse preso l’ascensore il finto finanziere avrebbe tranquillamente potuto suonare e farsi aprire. L’attentatore una volta intercettato sulle scale non ha esitato ad estrarre la pistola e a puntare alla testa dell’agente di scorta. Una reazione fredda e determinata, fallita solo perché la pistola s’è inceppata. La reazione, quindi, di un uomo che è lì per uccidere, non un ladruncolo sorpreso sulle scale di un condominio. Intanto la lista si allunga: le aggressioni a Dell’Utri, a Bonanni, a Schifani, ora a Belpietro. Il direttore di Libero da otto anni ha la scorta, così come Feltri e Fede. Repubblica oggi riporta nel suo sito internet l’accaduto e sui blog è già partita la canea dei deliranti commenti di coloro che inneggiano all’attentato e si rammaricano del fallimento dell’impresa.   Bonaiuti: solidarietà a Belpietro per vile attentato Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, on. Paolo Bonaiuti, ha fatto pervenire il seguente telegramma al dott. Maurizio Belpietro: “Caro Maurizio esprimo tutta la mia solidarietà a te e alla redazione di Libero per il vile, gravissimo attentato, che purtroppo riporta alla mente anni lontani di terrore e violenza che speravamo ormai sepolti per sempre. Sono certo che questa infame aggressione non ti farà deviare di un millimetro dalla tua linea di coerenza e di grande professionalità. Ti sono vicino per ciò e auguro buon lavoro a te e alla tua redazione”.

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento