Gli impegni garantiti in cinque punti
Set 18th, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
I cinque punti del programma come pietre miliari sulla strada del benessere del Paese, contro la logica dell’interesse particolare che spinge a crisi opportunistiche. Questa la linea forte di Berlusconi e del PdL. La responsabilità e la trasparenza nazionale e internazionale. Il tutto a fronte di un’opposizione il cui unico senso dell’esistenza è non morire, con il terrore di farsi spazzare via dalla storia, anzi la storia è troppo, diciamo meglio: dalla cronaca. Cercando di staccare dal collo i denti dei nemici interni. Si osservino le questioni che rendono palese la differenza. Ieri Berlusconi è volato a Bruxelles. Ha tenuto insieme la Ue non permettendo l’isolamento di un Sarkozy che portava in sé i sentimenti di una “Francia ferita” per essere stata trattata da Paese razzista riguardo ai rom. E da noi? La sinistra abbandona per un istante le contumelie anti-Pdl – ma riprenderà dopo un secondo, se no va in astinenza – e si dedica alle liti da comari. Così, con lo spirito che gli è tipico, Bersani commenta l’uscita di Water Veltroni sulla situazione disastrosa del Partito democratico: “Un pacco-dono a Berlusconi”. C’è tutto un mondo di idee bislacche in questa frasetta. Come dire: non esiste il Paese, la politica, non ci sono ideali, speranze, programma, ma solo Berlusconi, lui è l’unica stella polare, nemica, ma solo lui. Inoltre: bisogna nascondere la realtà al popolo bue, trattarlo da scemo, occultare, sopire, fingere, altrimenti la gente se ne accorge a va ancora di più dalle parti del Pdl. Che cosa ha avuto il torto di dire Veltroni, ex segretario e in fondo fondatore del Partito democratico di cui è stato la prima guida: “Invece di fare appelli all’unità preoccupiamoci che siamo al 24 per cento e se c’è un nuovo Pd ci dev’essere una nuova leadership”. Qualche piccola ragione Walter ce l’ha. Bersani, cercando confuse alleanze con la sinistra estrema, con una linea politica che spesso si è intrecciata con quella di Di Pietro e puntando ad alleanze con i residuati del Muro di Berlino, Diliberto e Ferrero, ha fatto precipitare il Pd al 24 per cento. Veltroni riuscì a portarlo al 33, poi alla prima sconfitta seria, alle elezioni regionali sarde, si è dimesso. E i sondaggi allora lo davano più forte dell’attuale Bersani. Che più va male più si agita e chiedendo l’unità non su un programma serio, ma su un’opposizione che aspira al governicchio. Niente politica ma tecnica: dell’ammucchiata. La linea dell’opposizione attuale, più bersaniana che bersagliera, punta insomma sulla denigrazione sistematica e compiaciuta del nostro Paese. Per non fare un regalo a Berlusconi, spala letame in casa nostra per convincere i nostri vicini di casa che siamo gentaglia poco pulita. Così – come si evince dalle riunioni di redazione di Repubblica pubblicate sul medesimo sito internet per far vedere che sono trasparenti - Ezio Mauro ordina di inventarsi la caduta di peso politico estero dell’Italia per colpa di Berlusconi. Una balla gigantesca. Le ultime uscite pubbliche di leader mondiali sulla qualità del nostro premier, che si riflette in un giudizio sul Paese, sono quelle di Obama (“un ottimo premier”) e di Tony Blair (“Un uomo di parola con cui è bello lavorare”). Sono proprio di ieri le dichiarazioni di Sarkozy che ha trovato in Berlusconi, sulla questione degli insediamenti abusivi e illegali di gruppi rom, un sostegno motivato e di questo lo ringrazia. La posizione italiana è caratterizzata anche in politica estera dalla limpidezza e dalla responsabilità. Berlusconi ha avuto l’intelligenza ma anche l’onestà di non lasciare isolato Sarkozy. Occorre che l’Unione e i suoi organi direttivi rispettino gli Stati senza cui l’Unione non ci sarebbe. Questo è il ruolo dell’Italia, costruire una unità europea basata su contenuti e sul rispetto della dignità di tutte le persone e dei singoli Stati, mentre in Italia preme la realizzazione dei cinque punti. La sinistra continuerà a mordere il polpaccio: di se stessa…