Anche Bruxelles rivede al rialzo le stime di crescita dell’Italia per il 2010: dal +0,8% delle previsioni di primavera al +1,1%. Già la settimana scorsa l’Istat aveva aggiornato a +0,5% il valore del secondo trimestre, indicando una crescita già acquisita per fine anno pari allo 0,9%. Dopo il can can di speculazioni innescate dalla sinistra la scorsa settimana sulla base non di dati certi ma delle stime dell’Ocse, che pronosticavano un calo del Pil italiano nel corrente terzo trimestre, val la pena di notare che le previsioni della commissioni europea vanno esattamente in senso contrario: +0,5% nel terzo trimestre (per l’Ocse –0,3%) e un +0,2% nell’ultimo dell’anno. A conti fatti, secondo Bruxelles, il Pil italiano dovrebbe crescere dell’1,1% nel 2010. Il balletto dei decimali, in una situazione economica mondiale che nessun economista riesce ancora a decifrare (siamo fuori dalla crisi oppure no?), non deve appassionare nessuno. Un più 0,5% nel secondo trimestre 2010, che equivale alla proiezione di un più 1,3% su base annua, è la valutazione dell’Istat sulla crescita del Pil. Ma il secondo semestre 2010, che include i mesi di luglio e agosto, potrebbe abbassare la media tanto è ero che le previsioni del Governo sull’interno anno si fermano prudentemente all’1%, valore condiviso da Bankitalia. Per Confindustria, la crescita sarà dell’1,2%, per la Commissione Ue dello 0,8%, per l’Ocse dell’1,1% e per il Fmi dello 0,9%. Contano poco queste differenze poiché il dato comune è positivo: l’Italia cresce. Non a grande velocità, e un po’ a sbalzi da trimestre a trimestre, come avviene negli altri Paesi. Ma questa è la situazione generale dell’economia globale dalla quale non si può sfuggire. Bisogna quindi prendere con cauto ottimismo anche le previsioni di crescita del Pil per il 2011 che variano da un minimo dell’1% a un massimo dell’1,6%. Conta però il fatto che tutti gli organismi concordano sul dato positivo. E questo significa una sola cosa: l’economia italiana sta risalendo, grazie alle esportazioni e agli investimenti in macchinari. Le prime sono cresciute del 3,3% rispetto al primo trimestre 2010 e i secondi del 3,9%. Se riprenderanno i consumi interni, l’accelerazione potrà essere più consistente. E soprattutto se quel 3% di crescita che si registra nelle regioni del Nord fino alle Marche potesse estendersi anche alle regioni del Sud. Su questi dati, il 15 settembre il ministero dell’Economia fornirà le sue proiezioni macroeconomiche al Parlamento nella nuova versione del Dpef che ora di chiama Sdfp, cioè “schema di decisione di finanza pubblica”. Risulta ormai chiaro che, a parte la necessità di potenziare le infrastrutture e rendere l’energia meno cara, il punto dolente dell’economia italiana è la produttività che coinvolge il comportamento concreto delle imprese e dei lavoratori. Va da sé che la situazione politica interferisce su quella economica. Una crisi adesso, mentre la ripresa c’è e si consolida, sarebbe pericolosa. Di questo dovrebbe tenere conto anche l’opposizione, così vogliosa di provocare una crisi di Governo, venendo meno a uno dei suoi slogan preferiti: quello della responsabilità nazionale. Una responsabilità che il premier Silvio Berlusconi ha rivendicato al suo Governo, mostrandosi fiducioso nell’appoggio del Parlamento così da portare allo scoperto chi, per calcoli politici, è disposto a compromettere la ripresa economica.