Andare avanti nell’interesse del Paese. La linea del premier è in perfetta sintonia con le forze produttive e con gli umori della maggioranza degli italiani, che non vedono di buon occhio le elezioni anticipate. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ieri è stata molto chiara, chiedendo a tutti “un passo indietro in nome delle riforme che servono all’Italia”, e ricordando che questo governo “ha avuto per tre volte, nel 2008, nel 2009 e nel 2010 il voto della maggioranza degli italiani”. E’ necessario dare, dunque, una piena continuità all’azione riformista che ha contrassegnato questi due anni di legislatura. Anche perché la ripresa c’è, ma secondo il Fondo monetario è ancora lenta, mentre il Sole 24 Ore rileva segnali di frenata a Berlino, dove in luglio la produzione industriale si è fermata e l’export è calato, anche se di poco. Il governo Berlusconi ha messo l’Italia al riparo prima con la manovra triennale del 2008 e poi, quest’anno, con una Finanziaria attenta agli interessi del Paese, delle famiglie, dei risparmiatori e delle imprese.Tutta l’Europa è sulla stessa barca, e le misure adottate sono indispensabili per difendere l’euro: cioè i salari, le pensioni, i risparmi delle famiglie e i ricavi delle imprese. Qualcuno si ostina a non capire che la speculazione internazionale ha posto tutti nel mirino, e che è grazie all’intervento deciso del governo sui conti pubblici che anche le ultime aste sui nostri titoli di Stato sono andate benissimo. Senza dimenticare che oggi i principali governi mondiali, dalla Germania alla Gran Bretagna, dagli Usa alla Francia, aumentano le tasse per ridurre i loro deficit, e che l’Italia è l’unica a ridurre il disavanzo senza aumentare la pressione fiscale e senza toccare alcun diritto acquisito, dal lavoro alle pensioni, dagli stipendi alle dotazioni per la sicurezza dei cittadini. L’ultima manovra economica ha dunque “blindato” ulteriormente i conti dello Stato avviando allo stesso tempo una serie di riforme di carattere strutturale nei maggiori comparti di spesa che ora il governo e la maggioranza hanno il dovere di portare coerentemente avanti (ad iniziare dal pubblico impiego, dalla sanità, dai rapporti con gli enti locali e dalla fiscalità). E’ la prima volta che un governo ha il coraggio di adottare riforme strutturali in periodi di crisi, ma questa è una crisi diversa dalle altre, e per questo richiede la ricerca di un obiettivo diverso, quello appunto di cambiare la forma del nostro Paese, di cambiare lo spazio dell’intervento pubblico in modo da modernizzare i meccanismi di entrata e di spesa. Partendo da questa premessa, è chiaro che è meglio evitare una “vacatio” di potere nel momento in cui - fra l’altro - si sta completando l’esame dei decreti attuativi del federalismo fiscale. Va ricordato, poi, che la Commissione europea, quando promosse la manovra italiana dicendo che va nella “buona direzione”, raccomandò che le misure previste fossero “pienamente e prontamente” applicate. L’Italia negli ultimi due anni ha ricevuto l’apprezzamento non solo degli organismi internazionali, ma anche dei mercati che delle agenzie di rating. Per i mercati fanno testo il successo che hanno avuto le aste dei nostri titoli di Stato. Per Standard & Poor’s “le misure contenute nella manovra da 24,9 miliardi di euro sono di “sostegno” al rating A+ con outlook stabile assegnato all’Italia. Le misure che mettono le finanze pubbliche su un binario più sostenibile e aiutano a realizzare l’atteso netto calo della spesa primaria in percentuale del Pil, daranno sostegno ai rating della Repubblica italiana. Mentre per Fitch la manovra approvata rappresenta “un passo significativo” verso il consolidamento fiscale dell’Italia, e “in particolare l’attenzione alla spesa corrente è opportuna, dato che questa è stata la principale fonte di debolezza fiscale negli anni recenti”. Il Fondo Monetario Internazionale ha elogiato fortemente l’impegno delle autorità italiane a ridurre il deficit sotto il tre per cento nel 2012, aggiungendo che il “mantenimento del rigore fiscale, la riduzione del carico del debito pubblico e il tasso di crescita a lungo termine dell’economia devono restare gli obiettivi politici prevalenti”. Dunque, dopo l’agosto dei veleni la cosa migliore è andare avanti nell’interesse del Paese mettendo tutti di fronte alle proprie responsabilità, tenendo conto che la speculazione ha messo nel mirino i debiti sovrani degli Stati, e che la stabilità del governo significa anche la stabilità dei nostri Bot e Btp, oltre che dei risparmi delle famiglie italiane.