La grande riforma dell’università

Ago 3rd, 2010 | Di cc | Categoria: Scuola e Giovani

La grande riforma della scuola firmata Mariastella Gelmini, ma fortemente voluta da Silvio Berlusconi fin da quando, nel 2001, lanciò lo slogan “internet, impresa e inglese” per cambiare faccia all’insegnamento italiano, si sta completando con l’Università.Cambierà quasi tutto, dall’abolizione delle cattedre inutili volute dal centrosinistra per premiare i “suoi” docenti alla riforma del meccanismo del 3 più 2, che si è rivelato inefficace, fino ai concorsi per i professori, che saranno unici e con albo nazionale al fine di eliminare i vecchi meccanismi clientelari, alla carriera dei ricercatori, che sarà abbreviata e semplificata per non creare fabbriche di precari, ai test d’ingresso alle università, che diverranno meno opinabili e vessatori per gli studenti, ed ancora a beneficio dei ragazzi il merito sarà riconosciuto sempre e comunque con un fondo per le borse di studio che non sarà legato al reddito, ma all’impegno profuso: in questo modo non si premieranno gli evasori fiscali.Un’ultima resistenza viene dai docenti “anziani”, che non intendono andare in pensione come tutti i comuni mortali, ma vogliono riservarsi il privilegio di resistere in cattedra fino a 72 (con deroghe a 75) anni. Tranne alcuni casi di merito conclamato, l’età verrà abbassata per lasciare spazio alle carriere dei più giovani e dei più meritevoli. Non solo. Ai ricercatori sarà chiesto un test obbligatorio d’inglese, o di un’altra lingua diffusa nel mondo, perché oggi conoscenze e protocolli si scambiano in tempo reale da una parte all’altra del mondo e la nostra università va svecchiata e sprovincializzata.Quando si partì, due anni fa, con le scuole secondarie, i professori si ribellarono a quella che apparve subito una rivoluzione copernicana: al centro della scuola non c’erano più gli insegnanti, ma gli studenti. Un apparato che assorbe quasi interamente le risorse destinate all’insegnamento, e poi si lamenta perché mancano soldi per la carta, ha tentato fino all’ultimo di difendere se stesso, non la cultura e l’insegnamento. Lo ha fatto mandando in piazza gli studenti contro i “tagli” della Gelmini e di Giulio Tremonti. A distanza di quasi due anni si è visto che non c’è stata alcuna “macelleria culturale”, né tantomeno “sociale”. Gli anni scolastici si sono svolti in perfetto ordine, gli asili funzionano, gli insegnanti di sostegno sono al loro posto.Ciò che continua a non girare come dovrebbe è la mentalità di certi insegnanti, che si riflette e si sfoga sugli studenti, come se la scuola fosse cosa loro. Ma intanto un po’ di ordine e di disciplina, anche amministrativa, sta tornando.Ora, appunto, è alle porte la riforma dell’Università. Che è stata elogiata sul Corriere della Sera da un economista e accademico mai tenero con il governo: Francesco Giavazzi. Il quale loda il nuovo meccanismo voluto dal governo per premiare gli atenei migliori – come insegnamento e come amministrazione – attraverso un fondo gestito da un’agenzia indipendente, l’Anvur, che deve individuare i criteri oggettivi per erogare i fondi. E’ un meccanismo, spiega Giavazzi, che segue le modalità dello European Research Council.L’altro tema sottolineato da Giavazzi è la fine dei concorsi universitari. “E’ l’aspetto più rilevante della riforma. Sono i tempi eterni e la corruzione dei concorsi che hanno indotto tanti giovani ad emigrare. Salvo il vaglio di una certificazione nazionale, le università potranno assumere chi ritengono a loro più adatto. E’ per questo che l’Anvur è il vero perno della riforma”.La riforma Gelmini ha ottenuto anche la più ampia approvazione e sostegno da parte di Enrico Decleva, presidente dell’Assemblea dei rettori italiani.Come si vede, dietro la retorica e la demagogia dello “smantellamento della scuola” c’era solo strumentalizzazione politica, e difesa di una fetta rilevante di elettorato protetto funzionale alla sinistra. Questo governo, ripetiamo, ha avuto il coraggio di rompere il meccanismo, ponendo al centro studenti e famiglie e senza curarsi di chi votino questi ultimi.Di fatto, questa è la prima riforma organica della scuola dai tempi di Giovanni Gentile. Ricordiamo che Giovanni Gentile la attuò nel 1923, in base a criteri elitari, che sono gli stessi che hanno resistito fino ad oggi. Unica differenza, il clima politico dei programmi: allora influenzato dal fascismo, fino a ieri dalla sinistra.Adesso si cambia. Un anno fa la riforma dei licei con l’istituzione degli indirizzi tecnico-applicativi e musicali coreutici per aprire realmente ai giovani il mondo del lavoro. Ora la riforma dell’Università in base al merito e agli standard europei. Chi ha organizzato la piazza con lo slogan di un governo che “taglia la ricerca” dovrebbe andarsi a nascondere. Il futuro dei nostri figli, e l’ingresso dell’insegnamento in un mondo più moderno, è la sola e unica preoccupazione del governo Berlusconi. 

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