Università, premiato il merito

Ago 2nd, 2010 | Di cc | Categoria: Scuola e Giovani

Il Senato ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro Mariastella Gelmini sulla riforma dell’Università. I voti a favore sono stati 152, contrari 94, e 1 astenuto. Un sistema ingessato viene così sbloccato e i suoi effetti si faranno sentire in futuro. Quindi si tratta di una riforma strutturale decisiva per l’avvenire del Paese che lancia anche un forte segnale di sostegno alla ripresa. Si tratta di una riforma “epocale” che “consente all’Italia di tornare a sperare” perché “rivoluziona i nostri atenei”. Infatti, l’Università sarà più meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale. Il ddl segna la fine delle vecchie logiche corporative e consentirà di premiare solo chi se lo merita, consentendo il rilancio del sistema universitario italiano che potrà tornare a competere con le grandi realtà internazionali. Da notare che una parte dell’opposizione, come Rutelli e l’Api, abbia votato a favore del provvedimento che indubbiamente si ispira al progetto globale di modernizzazione del Paese. Questi i punti salienti del provvedimento che adesso passerà alla Camera. Rettori per 8 anni e distinzione tra Senato e Cda. I rettori non potranno rimanere in carica per più di 8 anni, con valenza retroattiva (oggi ciascun ateneo decide il numero dei mandati). Per loro è prevista pure la ‘’sfiducia”: se un rettore avrà mal gestito l’ateneo, potrà essere sfiduciato dal Senato accademico con maggioranza di almeno 3/4 dei suoi componenti. E’ prevista una netta distinzione di compiti tra Senato e cda: il primo avanzerà proposte di carattere scientifico ma sarà il Cda - non elettivo, da un minimo di 11 a un massimo di 25 componenti (anche esterni, fino a un massimo di 3) e possibilità di avere anche un presidente esterno - ad avere la responsabilità delle spese e delle assunzioni. Al massimo 12 facoltà per ogni ateneo. Le facoltà potranno essere al massimo 12 per ateneo e i settori scientifico-disciplinari, attualmente 370, saranno dimezzati. Ci sarà la possibilità di federare università vicine (di norma in ambito regionale) per abbattere i costi. Abilitazione nazionale per reclutare i professori. Per diventare ordinari e associati ci sarà un’abilitazione nazionale (delle commissioni faranno parte per la prima volta anche membri stranieri). I posti saranno poi attribuiti in seguito a procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione e almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Gli studenti valuteranno i professori e questa valutazione sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero. Quanto all’età pensionabile, viene fissata in 70 anni per gli ordinari e 68 per gli associati. “Tenure track” per i ricercatori. Sono previsti contratti a tempo determinato (minimo 4 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali tenure-track, al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario chiuderà il rapporto con l’ateneo maturando però titoli utili per i concorsi pubblici. Inoltre, il provvedimento abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 2.000 euro mensili. Il ministro Gelmini ha annunciato uno sblocco parziale degli scatti stipendiali che erano stati bloccati ai ricercatori universitari. La situazione attuale sarà risolta senza nessun licenziamento. Oggi in Italia ci sono 26 mila ricercatori, alcuni bravissimi, altri meno. Nei prossimi anni circa 6 mila ricercatori andranno in pensione e circa 13 mila, che hanno all’attivo pubblicazioni scientifiche e citazioni, saranno promossi, mediante l’abilitazione scientifica nazionale, a professori associati.  Governance flessibile per università virtuose- Le Università che hanno conseguito stabilità e sostenibilità di bilanci potranno, d’intesa con il ministero dell’Istruzione, sperimentare una governance flessibile, con propri modelli organizzativi. Nasce un fondo per il merito. Sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di studio e di gestire, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore. C’è poi la delega al Governo per riformare la legge sul diritto allo studio, d’intesa con le Regioni, con l’obiettivo di spostare il sostegno direttamente agli studenti.

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