Cosentino si dimette da sottosegretario ma non da coordinatore regionale del Pdl in Campania
Lug 15th, 2010 | Di cc | Categoria: PoliticaFine della puntata, Nicola Cosentino si dimette. Con lo stesso metodo adottato con Scajola, dopo un vertice a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi e i pezzi grossi della maggioranza, Cosentino lascia il posto di sottosegretario all’Economia restando però coordinatore del Pdl in Campania. L’opposizione, che aveva ottenuto la calendarizzazione alla Camera di una mozione di sfiducia da Fini (contestato da Lega e Pdl) canta vittoria, incassando un successo analogo a quello, pochi giorni fa, ottenuto con le dimissioni da ministro di un altro sottosegretario del Pdl, Aldo Brancher. Cosentino è accusato di collusione con i clan camorristici ed è indagato nell’inchiesta sugli appalti controllati dalla P3, la presunta loggia segreta attiva nel business come nelle nomine e nei tentativi di pilotare importanti sentenze. Ma lui denuncia di essere un «perseguitato». Il gip Raffaele Piccirillo nell’ordinanza del novembre 2009 con la quale chiedeva il suo arresto (richiesta poi respinta dalla Camera) scriveva che Cosentino avrebbe contribuito, sin dagli anni ‘90, «a rafforzare vertici e attività» dei Casalesi, garantendo la continuità «tra imprenditoria mafiosa e amministrazioni pubbliche» e ricevendo in campio «puntuale sostegno elettorale».
Ora il politico spiega di aver deciso «di concerto con Berlusconi di rassegnare le dimissioni per potermi completamente dedicare alla vita del partito in Campania, anche al fine di contrastare tutte quelle manovre interne ed esterne poste in essere per fermare il cambiamento».
Attacca la scelta di Fini nel calendarizzare una mozione contro di lui «basandosi solo su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa». E accusa: «È risibile che Fini voglia far passare le sue decisioni come se derivassero da una sorta di tensione morale verso la legalità quando si tratta solo di un tentativo di ottenere il potere nel partito tramite Bocchino». Stoccata che Fini non raccoglie, dicendosi «indifferente» a quelle parole.
Alle dimissioni si arriva dopo una riunione a Palazzo Chigi tra Berlusconi il coordinatore del Pdl Verdini e Cosentino (entrambi coinvolti nell’inchiesta sugli appalti per l’eolico e sulla cosiddetta P3), i capigruppo di Camera e Senato Cicchitto e Gasparri, il ministro La Russa e Quagiarello. Alla fine Berlusconi spiega di aver condiviso la scelta di Cosentino, dicendosi convinto della sua «totale estraneità» alle accuse, sicuro della sua «massima lealtà e al massimo impegno per ottenere la vittoria di Caldoro» alle ultime regionali in Campania. Fini apprezza le dimissioni: «Dimettersi anche per potersi meglio difendere in sede giudiziaria era per Cosentino un atto indispensabile e doveroso di correttezza istituzionale».
L’opposizione esulta. «La maggioranza è nei guai», sentenzia il segretario del Pd Bersani. Casini (Udc) legge le dimissioni di Cosentino come «un gesto di ragionevolezza». L’Idv canta vittoria: «Era ora», dice Di Pietro, «avrebbe dovuto dimettersi da tempo. Ora la Camera ne autorizzi l’arresto», aggiunge, annunciando una mozione contro l’intero governo. «Dopo Scajola e Brancher», dice Rosy Bindi (Pd) arrivano le dimissioni di Cosentino. È un governo in agonia, travolto da scandali. Berlusconi prenda atto della fine di una stagione politica e prima che si dimetta il quarto, venga in Parlamento a spiegare perché non è più in grado di andare avanti».