La fiducia, atto responsabile
Lug 11th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica
I saldi della manovra erano, sono e saranno intangibili, e per questo il governo ha annunciato di voler porre il voto di fiducia sia alla Camera che al Senato. Nella situazione internazionale in cui si trova ad operare l’esecutivo, la richiesta di fiducia è un atto necessario e responsabile, trattandosi di un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria del Paese. Berlusconi e Tremonti, in un comunicato congiunto che sottolinea l’unità del governo su questo provvedimento cruciale, spiegano che la manovra non è fatta di “numeri casuali od arbitrari”, ma di misure attese tanto dalla Commissione europea quanto dai mercati finanziari. Purtroppo, quello che la Ue, il Fondo monetario, le agenzie di rating e i mercati internazionali hanno perfettamente compreso e auspicato, e cioè che l’Italia non aveva altra strada da percorrere per tenere in sicurezza i conti pubblici, non è ancora stato capito dall’opposizione di centrosinistra, che di fronte alla manovra ha messo in campo lo stesso riflesso pavloviano: quello di dire che è tutto sbagliato. Bersani, infatti, anche ieri ha affermato che la doppia fiducia alla Camera e al Senato ”è un atto incommentabile” che mette - nientemeno - la democrazia ”a serio rischio”. ”Hanno messo la fiducia su 10 decreti di materia finanziaria - ha aggiunto - e credo che questo meccanismo che impedisce il dibattito pubblico sia pericolosissimo” Ci sarebbe da chiedergli come mai, quando era ministro dell’Industria nel governo Prodi - che sulle manovra economiche ha sempre posto la fiducia - non ebbe mai nulla da eccepire. Se la democrazia oggi è in pericolo, come mai non lo era allora? In realtà, la decisione di mettere la fiducia sulla manovra di finanza pubblica era inevitabile dopo che in Parlamento e nel Paese erano uscite allo scoperto tutte le corporazioni e le istanze particolaristiche che essa ha colpito, ciascuno accampando le proprie inderogabili ragioni e chiedendo, di conseguenza, sostanziali modifiche la cui somma avrebbe praticamente annullato gli effetti positivi sui conti pubblici. Così ora le opposizioni, che hanno cavalcato in modo dissennato tutte le rivendicazioni, si trovano spiazzate, perché da un lato, quello del governo, c’è la politica del rigore, mentre sul lato opposto - il loro - ci sono solo la demagogia spicciola e l’avversione pregiudiziale a tutto quanto il governo propone e, soprattutto, fa. Ma ormai non ci sono più dubbi, né spazi di mediazione, almeno per quanto riguarda i saldi, che non saranno toccati. Su questo il governo è compatto nel tenere la barra dritta. La manovra va portata in porto il più presto possibile, in modo da dare dell’Italia l’immagine di un Paese serio e maturo, evitando così declassamenti da parte delle agenzie di rating internazionali e tenendo alla larga gli speculatori finanziari, dato che abbiamo il debito pubblico più alto d’Europa. Non va mai dimenticato, infatti, che ogni italiano porta sulle spalle la pesantissima eredità del consociativismo della Prima Repubblica, delle finanze allegre e del gigantismo di un Welfare che non è più sostenibile in nessuna parte del mondo