SALVIAMO IL TEATRO TRIANON E I SUOI LAVORATORI!

Giu 26th, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli

Lunedì 28 giugno prossimo, alle ore 12 precise, si terrà nel Trianon Viviani un incontro con i lavoratori che illustreranno lo stato della crisi del teatro pubblico di piazza Vincenzo Calenda a Forcella e le ultime iniziative istituzionali e sindacali messe in campo. Questo appuntamento si tiene alla vigilia dell’estrema convocazione dell’assemblea dei soci, costituita da Regione e Provincia, ai sensi della legge che richiede l’approvazione del bilancio consuntivo del 2009 entro il 29 giugno. Nel caso che anche questa assemblea andasse deserta, come si è registrato nelle ultime due convocazioni, il teatro dovrà avviare le procedure di fallimento e il licenziamento dei dipendenti, mentre si prospetterà la privatizzazione gratuita dell’immobile.

All’incontro dei lavoratori del Trianon Viviani, che sono in assemblea permanente da quattro mesi, sono stati invitati rappresentanti istituzionali e sindacali, nonché commercianti del quartiere.

La manifestazione ricade nel giorno  29 giugno prossimo termine ultimo di legge per l’approvazione del bilancio consuntivo del 2009, ma l’assemblea dei soci, convocata proprio per questo adempimento, è già andata due volte deserta.

«È un adempimento puramente burocratico, visto che non comporta nuove obbligazioni finanziarie – denunciano allarmati i lavoratori del teatro – in assenza però del quale il 30 giugno gli amministratori dovranno forzosamente portare i libri contabili in tribunale e avviare irreversibilmente l’istanza di fallimento».

Di qui l’ulteriore protesta di dispiegare uno striscione sulla facciata del teatro in piazza Vincenzo Calenda a Forcella, sul quale è scritto «Svendesi teatro pubblico. Vero affare! Per contatti: Regione e Provincia». I lavoratori, da quattro mesi in assemblea permanente, lo avevano predisposto da varie settimane, ma non lo avevano mai esposto per un atto di fiducia nella risoluzione della crisi finanziaria da parte dei soci (la Regione e la Provincia).

«Con quasi quattromila abbonati siamo il primo teatro pubblico – affermano stupefatti i dipendenti, vivamente preoccupati per il loro posto di lavoro – e proprio quando dovremmo dare vita alla stagione del centenario – il Trianon fu inaugurato nel 1911 da Vincenzo Scarpetta con Miseria e nobiltà – sembra che, nei tagli indiscriminati alla cultura, si voglia distruggere proprio un’importante pezzo della storia teatrale di Napoli e un suo riconosciuto centro produttivo».

«Nel mondo dello spettacolo sappiamo bene che la chiusura di un teatro è sempre un atto difficilmente reversibile» riflettono i lavoratori, che si rivolgono quindi alla Regione e alla Provincia: «Rivolgiamo un pressante e accorato appello ai presidenti Stefano Caldoro e Luigi Cesaro perché approvino subito il bilancio del teatro e ci mettano in condizione di avviare la programmazione della nuova stagione, nelle more della redazione di un piano industriale di rilancio».

Questo è il comunicato dei lavoratori del Trianon Viviani, Teatro del Popolo di Forcella. Già, del Popolo. Peccato però che, al di là delle belle parole e delle invenzioni di marketing che pure hanno un certo effetto, alla fine delle cose del “Popolo” nessuno se ne frega. Non se ne frega fino in fondo l’opinione pubblica che, indignazione a parte, continua a elemosinare dalla politica prebende di ogni tipo. Non se ne fregano i media, sempre più asserviti al potere e a tutto ciò che consente loro di restare a galla in un mondo sempre più competitivo. Non se ne frega, in ultima analisi, la politica sempre più impegnata nel “gioco delle parti” a scaricare la colpa del proprio immobilismo alla coalizione opposta, in perfetto stile italiano, applicando la più elementare e la più italiana delle abitudini: lo scaricabarile!

E sì, perchè di scaricabarile si tratta, non di altro, nella vicenda del Trianon Viviani, così come in tante altre vicende attuali e non nelle quali la politica giustifica il propio disimpegno addossando le responsabilità “a chi c’era prima”. E, se è pu vero che “chi c’era prima”, nel caso della Campania, ha devastato e depredato una Regione lasciando buchi da centinaia e centinai di milioni di euro in eredità “a chi ci sta adesso”, è pur vero che a farne le spese di questo gioco perverso ed infinito sono sempre i più deboli, i meno tuteleti, i più indifesi: i cittadini e, tra questi, i lavoratori, gli invalidi, i pensionati, gli studenti e i precari di ogni specie.

Cosa volete che gliene importi ad una elegante “sognora” come la Marcegaglia, presidentessa di Confindustria se, ad esempio, dal prossimo semestre ad un invalido con percentuale pari al 75% che percepiva la sonora cifra di 130 euro di assegno di sostegno al reddito, verrà sospesa definitivamente tale erogazione per effeto della manovra economica di Tremonti -”necessaria per far fronte alla crisi” - che ha innalzato all’85% il limite per poter richiedere e beneficiare dei sostegni al reddito per invalidi? Nulla, tanto per una come la Marcegaglia 130 euro non sono nulla davvero! E quindi, in funzione di ciò, la Confidustria approva la scelta del Governo di tagliare i servizi al sociale per fare cassa per far fronte all’emergenza, l’importante è non tagliare i soldi alle imprese come la Fiat che da sempre beneficia dei soldi pubblici per la cassa integrazione.

Della stessa filosofia è la “non risposta” che la politica di Caldoro fornisce al Trianon Viviani ed alle 10 famiglie dei rispettivi lavoratori che tra meno di 10 giorni, se nessuno si muoverà concretamente, andranno in mezzo ad una strada. Così come la Marcegaglia, il silenzio di Caldoro risuona come una tremenda condanna. Ci si limita a indicare i responsabili: “quelli che c’erano prima di noi”. Ormai la politica è questo, incapace di trovare soluzioni indica con grande prontezza i responsabili, e questo è quanto.

E, a differenza della Fiat che ha beneficiato e beneficia ancora di miliardi pubblici per la cassa integrazione, i lavoratori del Trianon, appartenenti all sfera della cultura, non beneficerebbero di questo ammortizzatore sociale perchè in quel segmento di mercato non è prevista. Ma si sa, in questo paese la cultura è un fatto irrisorio, nessuno se ne frega!

Gigi Mercogliano

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