Economia: vicini al top europeo

Giu 21st, 2010 | Di cc | Categoria: Esteri

Chi dice che l’Italia sta declinando rispetto ai partner? Chi dice che questo governo ha condannato il paese a rincorrere gli altri e che nelle classifiche dei grandi quotidiani economici e finanziari slitta verso il basso? Le cifre sono quelle che contano. E i fatti sono che l’Italia si ritrova oggi, dopo due anni di crisi globale, al quinto posto mondiale per produzione manifatturiera.  A dirlo non è un foglio qualunque, ma il Financial Times nell’edizione di oggi, dal titolo. “Il Regno Unito scivola nella classifica globale dei principali paesi produttori”. E infatti. Mentre Londra si era piazzata nelle ultime rilevazioni al quinto posto per la produzione di manufatti, quella cioè che indica in modo esemplare la capacità industriale di un paese, oggi quel posto è stato conquistato dall’Italia di Berlusconi. Che si trova nei “top 5” di tutto il mondo dietro soltanto a Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania. Chissà dove saremmo finiti se la conduzione dell’economia italiana in tempi di recessione mondiale fosse stata in mano a chi in tutti questi anni ha pensato solo ad aumentare la spesa pubblica e alzare le tasse.  L’Italia, invece, si trova oggi davanti non solo alla Gran Bretagna slittata al settimo posto, ma alla stessa Francia, e considerando soltanto questo indicatore economico risulterebbe essere la seconda economia europea alle spalle della Grande Germania. All’ottavo, al nono e al decimo posto mondiale seguono Corea del Sud, Russia e Brasile. Un dato che dimostra come sia realistico l’ottimismo del Presidente Berlusconi quando sostiene che l’Italia sta uscendo bene dalla crisi se paragonata agli altri Paesi a noi più vicini. Ma quali sono le ragioni di questo successo? Da un lato, l’efficacia delle misure prese negli ultimi due anni dal governo, a dispetto di una pesantissima eredità di debito pubblico, per contrastare la crisi e mantenere il sostegno alle piccole e medie imprese, ai consumatori e alle famiglie. Dall’altro, l’impegno a snellire la burocrazia e procedere verso una vera e propria rivoluzione che liberi le imprese da lacci e laccioli di uno Stato troppo invadente. Ma c’è anche una terza ragione, che in economia ha importanza tanto quanto le altre: la fiducia che gli investitori, i consumatori, gli imprenditori e insomma tutto il sistema Italia hanno conservato in questi lunghi mesi di recessione verso il governo e le sue scelte. Una fiducia che ha avuto un preciso riscontro elettorale e che si traduce nella politica internazionale in un valore aggiunto di leadership e autorevolezza per l’Italia. Basti guardare al confronto tra l’Italia e la Gran Bretagna, per anni testa a testa nelle classifiche dei Paesi più ricchi e produttivi. Scrive il Financial Times che il Regno Unito dovrebbe preoccuparsi molto per questo slittamento nella classifica dei paesi manifatturieri, soprattutto nel momento in cui il nuovo governo liberal-conservatore sta cercando di riequilibrare il sistema economico britannico. Ciò vuol dire che l’economia del Regno Unito rischia di non poter crescere a un ritmo decente perché il settore produttivo non è adeguato a quella che era (e non è più) la potenza del suo settore finanziario.  Al contrario, l’Italia ha dimostrato di essere solida nel campo bancario e finanziario, ma anche in quello della produzione industriale, e di aver saputo introdurre misure di garanzia per ciò che riguarda gli obiettivi di deficit e debito. Insomma, per il governo Berlusconi una promozione a pieni voti.  

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