Totalmente prive di fondamento le notizie del rapporto Greenpeace-Espresso sulle ricerche della nave Cunski
Giu 20th, 2010 | Di cc | Categoria: AmbienteRelativamente alle notizie pubblicate oggi dall’Espresso, che cita un rapporto di Greenpeace, e riprese dalle agenzie di stampa sulle ricerche del relitto della nave Cuski nel Tirreno a largo di Cetraro, il Ministero dell’ambiente precisa quanto segue.Nell’urgenza di attuare le ricerche subaquee per l’individuazione del relitto il Ministero, nella persona del suo direttore generale dott. Aldo Cosentino, aveva ricevuto una offerta dall’Eni, che disponeva di mezzi adatti alle ricerche che erano state richieste dalla Procura della Repubblica competente. Resasi poi indisponibile la nave che era stata indicata dall’Eni, fu la stessa Eni a segnalare la disponibilità in un porto Italiano della “Mare Oceano”, della società Geolab, quale mezzo in grado di eseguire le ricerche richieste. Il Ministero, nonostante la segnalazione ricevuta da Eni, ha ritenuto di sondare il mercato per verificare se vi erano altri mezzi in grado di svolgere quel tipo di ricerca immediatamente. Non è emerso fra i vari soggetti interpellati nessuno che disponesse delle attrezzature necessarie e fosse in grado di intervenire immediatamente. E’ stata così incaricata la Geolab, società fino a quel momento totalmente sconosciuta al Ministero dell’Ambiente, con la quale è stato stipulato un contratto che ha superato poi il vaglio di tutte le autorità di controllo.
Pertanto è totalmente destituito da qualsivoglia fondamento ogni collegamento fra il Ministero dell’Ambiente e il ruolo del signor Attanasio, che secondo Greenpeace sarebbe proprietario della Mare Oceano, all’interno della vicenda processuale del presidente Berlusconi.
La Mare Oceano ha svolto regolarmente il compito affidatole con la presenza a bordo di tecnici incaricati dalla Procura Distrettuale Antimafia. Al termine di tali accertamenti il relitto è stato identificato come quello del piroscafo Catania affondato nel 1917. Identificazione resa pubblica dal Ministro Prestigiacomo e dal Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso e ampiamente supportata da riprese filmate e immagini che, contrariamente a quanto incredibilmente afferma il rapporto di Greenpeace, sono state subito rese pubbliche anche sul sito del Ministero.
Inoltre non risponde al vero quanto affermato nel rapporto di Greenpeace laddove si afferma che il Ministero della Difesa Britannico avesse fatto una offerta per la ricerca del relitto. Nessuna offerta è mai giunta al Ministero dell’Ambiente dal governo britannico.