Berlusconi: il governo cambierà il rapporto tra Stato e cittadini

Giu 16th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica

Silvio Berlusconi rilancia la modifica dell’articolo 41 della Costituzione (”L’unico che parla di imprese”) e dal palco della Confcommercio annuncia la sua “rivoluzione liberale”. “Oggi - ha spiegato il premier intervenendo all’Assemblea generale - chi vuole avviare un’attivita’ deve passare per decine di autorizzazioni. Noi vogliamo fare in modo che, per esempio, chi vuole aprire una pizzeria, possa farlo senza autorizzazioni. Lo Stato avra’ la possibilita’ a posteriori (60-90 giorni) di effettuare una visita di controllo e potra’ dire cosa va cambiato in quanto - eventualmente - non corrispondente alla legge. Una e vera e propria rivoluzione liberale da attuare prima con legge ordinaria e poi con modifica costituzionale dell’articolo 41. L‘obiettivo e’ di “cambiare il rapporto tra Stato e cittadini”.  Manovra e crisi economicaNel suo discorso Berlusconi ha ricordato che la manovra “non comporta sacrifici alle imprese ma alle amministrazioni pubbliche, che devono eliminare sprechi e privilegi”. L’Italia ha una popolazione che “vive di politica non solo in Parlamento ma anche nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni. Dovremmo almeno dimezzarla”. Il presidente del Consiglio è tornato quindi a sostenere la necessita’ “che la gente abbia fiducia” e ha condannato il “catastrofismo” di alcuni mezzi di comunicazione ribadendo che parte dell’andamento dell’economia si basa “su un fattore psicologico”. In ogni caso, “abbiamo iniziato l’anno meglio di Francia e Germania. La direzione e’ quella giusta”. Berlusconi aveva aperto il suo intervento ricordando come il quadro rappresentato da Carlo Sangalli nel corso del suo intervento “e’ completo di tutto cio’ che bisognerebbe fare per migliorare la situazione del nostro paese”. Ma in Italia, “tra il dire e il fare, non c’e’ di mezzo il mare, ma un oceano”. Un passaggio molto applaudito dalla platea, anche quando il premier ha spiegato che “per arrivare a un risultato concreto, bisogna passare per le Forche caudine, a volte ci si scoraggia e si lascia perdere”. A volte “mi viene voglia di tornare a fare l’imprenditore o di andare in pensione”. IntercettazioniBerlusconi, è tornato poi sulle difficolta’ e le resistenze che sta incontrando nell’attuare il programma di governo. E ha preso come esempio il disegno di legge sulle intercettazioni, cui si oppone una “piccola lobby di magistrati e giornalisti”. In Italia oggi, “siamo tutti spiati, ci sono 150 mila telefoni sotto controllo”. Considerando 50 interlocutori per ciascuna utenza sotto controllo, vengono ascoltate le conversazioni di “7 milioni e mezzo di cittadini”. Il premier ha quindi ricordato di essere stato ascoltato anche lui “da una piccola procura come quella di Trani per 18 volte, intercettazioni finite puntualmente sui giornali”. “Non e’ possibile andare avanti in questo modo”.  “Cosi’, non siamo in un Paese civile, questa non e’ una vera democrazia, non e’ tutelata la libera’ di parola e l’inviolabilita’ delle comunicazioni”. “Per questo, il ddl sulle intercettazioni si rende necessario”. Ma Berlusconi non ha nascosto gli ostacoli che si frappongono alla sua approvazione, ripercorrendo l’iter del provvedimento: “Prima abbiamo discusso quattro mesi, poi abbiamo presentato questa legge in Consiglio dei ministri, e’ andata alla Camera e ci e’ rimasta undici mesi, poi e’ passata al Senato e c’e’ stata tantissimi mesi ancora. Adesso, alla Camera, si parla di metterla in calendario per settembre”. Ma non e’ finita qui. “Poi dobbiamo vedere cosa dira’ il capo dello Stato e se riterra’ poterla firmare. Poi, sicuramente, quando sara’ diventata legge, non piacera’ ai soliti pm della sinistra che ricorreranno alla Corte costituzionale”, che la boccera’. “Questa e’ la situazione del nostro Paese dove dobbiamo lavorare”.  Gradimento del governo e del Presidente del consiglio”Contrariamente da quello che avviene negli altri Paesi europei” gli italiani apprezzano il proprio governo”. ”Siamo vicini al 50% di gradimento e il presidente del Consiglio e’ addirittura oltre il 70%”. Invece, ”i presidenti dei piu’ importanti Paesi europei, sono sotto il 30%”. Poteri del premierBerlusconi ha sottolineato poi la mancanza di poteri in capo al presidente del Consiglio, a differenza dei suoi colleghi europei: “Quando un imprenditore come me pensa alle cose da fare, poi si scoraggia, perche’ per arrivare a un risultato concreto bisogna passare le forche caudine di tante difficolta’ che a volte uno pensa ‘chi me lo fa fare, torno a fare quello che facevo prima o me ne vado in pensione’”. Il problema e’ “l’architettura istituzionale”, che “risente del timore dei padri costituenti che potesse tornare una dittatura”. “Bisogna quindi riformare la Costituzione”, ha concluso, “per renderla adeguata alle esigenze di una Paese moderno”.

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