La Parola di oggi

Giu 10th, 2010 | Di cc | Categoria: Religione

PREGHIERA DEL MATTINO
Sacro Cuore di Gesù, guidaci, come buon pastore delle nostre anime, e proteggici in questo giorno in cui proseguiamo il nostro cammino di vita. Nutrici, nei tuoi pascoli, con la tua parola e con i tuoi sacramenti; fa’ che non ci smarriamo lungo il tuo cammino dell’amore.
Rendi salda la nostra coscienza della compassione che nutri per la nostra fragilità, affinché il nostro cuore sia, a sua volta, misericordioso nei confronti degli altri.

ANTIFONA D’INGRESSO
Di generazione in generazione
durano i pensieri del suo Cuore,
per salvare dalla morte i suoi figli
e nutrirli in tempo di fame. (Sal 33,11.19 )

COLLETTA
O Dio, pastore buono,
che manifesti la tua onnipotenza
nel perdono e nella compassione,
raduna i popoli dispersi nella notte che avvolge il mondo,
e ristorali al torrente della grazia
che sgorga dal Cuore del tuo Figlio,
perché sia festa grande nell’assemblea dei santi
sulla terra e nel cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA (Ez 34,11-16)
Io pascerò le mie pecore e le farò riposare.
Dal libro del profeta Ezechiele
Così dice il Signore Dio: “Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi, dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d’Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d’Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia”.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi il Signore mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome. R.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca. R.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni. R.

SECONDA LETTURA (Rm 5,5b-11)
Dio dimostra il suo amore verso di noi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO (Gv 10,14)
R. Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore;
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
R. Alleluia.

VANGELO (Lc 15,3-7)
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”.
Parola del Signore.

OMELIA
L’arte paleocristiana rappresenta Gesù come un giovane pastore che porta dolcemente sulle spalle una pecorella. Tale iconografia si ispira alla parabola della misericordia che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi. La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla. Una pecorella smarrita è assolutamente indifesa, può cadere in un fossato o rimanere prigioniera fra i rovi. Proprio allora, però, nel pericolo, essa scopre quanto sia prezioso il suo pastore: dopo il ritrovamento, egli la riporta all’ovile sulle sue spalle con gioia. Se un lupo si avvicina, il buon pastore non fugge, ma, per la sua pecorella, rischierà anche la vita. In questi frangenti si rivela il cuore del buon pastore.
“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi” (Gv 3,16).

PREGHIERA SULLE OFFERTE
Guarda, o Padre,
all’immensa carità del Cuore del tuo Figlio,
perché la nostra offerta sia a te gradita
e ci ottenga il perdono di tutti i peccati.
Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Rallegratevi con me, perché la mia pecora perduta è stata ritrovata”. (Lc 15,6)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
Questo sacramento del tuo amore, o Padre,
ci attiri verso il Cristo tuo Figlio,
perché, animati dalla stessa carità,
sappiamo riconoscerlo nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.

MEDITAZIONE
Dio, che “abita una luce inaccessibile” (1Tm 6,16), parla nello stesso tempo all’uomo col linguaggio di tutto il cosmo: “Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,20). Questa indiretta e imperfetta conoscenza, opera dell’intelletto che cerca Dio per mezzo delle creature attraverso il mondo visibile, non è ancora “visione del Padre”. “Dio nessuno l’ha mai visto”, scrive san Giovanni per dar maggior rilievo alla verità, secondo cui “proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18). Questa “rivelazione” manifesta Dio nell’insondabile mistero del suo essere - uno e trino - circondato di “luce inaccessibile” (1Tm 6,16). Mediante questa “rivelazione” di Cristo, tuttavia, conosciamo Dio innanzitutto nel suo rapporto di amore verso l’uomo: nella sua “filantropia” (1Tm 3,4). È proprio qui che “le sue perfezioni invisibili” diventano in modo particolare “visibili”, incomparabilmente più visibili che attraverso tutte le altre “opere da lui compiute”: esse diventano visibili in Cristo e per mezzo di Cristo, per il tramite delle sue azioni e parole e, infine, mediante la sua morte in croce e la sua risurrezione.
In tal modo, in Cristo e mediante Cristo, diventa anche particolarmente visibile Dio nella sua misericordia, cioè si mette in risalto quell’attributo della divinità, che già l’Antico Testamento, valendosi di diversi concetti e termini, ha definito “misericordia”. Cristo conferisce a tutta la tradizione veterotestamentaria della misericordia divina un significato definitivo. Non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui - e in lui la trova - Dio diventa particolarmente “visibile” quale Padre “ricco di misericordia” (Ef 2,4).
GIOVANNI PAOLO II, Dives in misericordia, 2

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