“Sono piccoli problemi interni ad una forza politica”. Con queste parole, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, definisce le divergenze con Gianfranco Fini, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi sul contrasto alla criminalità.Quanto alla lotta alle mafie, “abbiamo arrestato un pericoloso criminale, Nicola Panario – spiega il premier - e superato le cinquecento operazioni di polizia giudiziaria, con quasi cinquemila arresti di presunti criminali. La nostra azione di contrasto alla criminalità organizzata non ha nessun paragone possibili con precedenti governi, è un argomento che ci sta particolarmente a cuore ed un punto prioritario dell’azione di governo”. “Deve essere di enorme soddisfazione per i cittadini sapere che il governo persegue quotidianamente l’obiettivo del contrasto alla criminalità organizzata, con provvedimenti che attribuiscono poteri a magistrati e forze ordine ed una conduzione quotidiana delle forze dell’ordine da parte ministro Maroni”.“Il nostro obiettivo entro la legislatura – evidenzia Berlusconi - è quello di arrivare a zero latitanti”.“La mafia italiana –prosegue- non so in base a quale classifica, risulta la sesta nel mondo ma in realtà è la più conosciuta grazie al supporto promozionale che ha ricevuto dalle otto serie tv come La piovra vista in 160 Paesi e anche dalla letteratura come ad esempio Gomorra. Noi invece ci siamo posti come obiettivo quello di contrastarla”.Sull’immigrazione clandestina, il premier sottolinea che “l’Europa deve stabilire con tutti i paesi rivieraschi dell’Africa un trattato comunitario per supportare le spese di contenimento”. “Per ora a fare trattati siamo stati solo noi - aggiunge - però mi sembra corretto che ci sia un trattato europeo anche perchè poi questi clandestini si spostano anche nei paesi dell’Unione”.Capitolo carceri. Contro il sovraffollamento “che ha portato quest’anno ad avere già 20 suicidi, l’ultimo ieri” spiega Berlusconi, “stiamo pensando ad un decreto per dare un regime di detenzione domiciliare a coloro a cui manca un anno solo di carcere”. Il Presidente del Consiglio sottolinea che la cosidetta ‘messa in prova’ non porta con sè rischi di fuga: “non avrebbero interesse a scappare -conclude - perchè altrimenti si vedrebbero raddoppiare la pena”. La Russa: Berlusconi è uno che ci mette la faccia “Silvio Berlusconi e’ un presidente del Consiglio che ci mette la faccia”. A rendergliene atto e’ il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri alla presenza dello stesso Berlusconi. Il titolare della Difesa parla di risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata e all’immigrazione clandestina e, rivolgendosi al premier dice: “il tuo governo, con il ministro degli Interni e il ministro della Giustizia e tutti noi ha saputo porre al centro dell’attenzione la lotta alla mafia e il contrasto all’immigrazione clandestina, ma tu - dice ancora rivolgendosi direttamente al premier - hai affrontato i problemi, mettendoci la faccia in entrambi”. Mafia/Alfano: entro la legislatura arriverà un codice unico Entro la fine della legislatura arriverà un Codice Unico delle leggi antimafia. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. ”E’ un codice che riunirà tutte le leggi antimafia - ha detto - un provvedimento atteso da 10 anni che darà un risultato di efficienza nella lotta alle organizzazioni criminali”.E ancora: “a giudizio di tutti gli osservatori sereni il governo Berlusconi è quello che ha contrastato più efficacemente la mafia”. “Oggi raccogliamo i frutti. La mafia teme molto più le leggi e l’applicazione del carcere duro piuttosto che convegni e dibattiti. Il governo ha lanciato l’antimafia delle leggi e ha posto in campo leggi che hanno portato questi risultati”, ha concluso Alfano.
Al termine di una giornata contrassegnata prima dall’incontro tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Camera, poi da una serie di comunicati apparsi sulle agenzie di stampa e qualificati come “fonti di maggioranza”, la situazione appare ancora in fase di sviluppo. Queste fonti dicono che non c’è stato nessun ultimatum da parte del Presidente Fini nei confronti del Presidente Berlusconi, non c’è stata nessuna richiesta da parte del Presidente Berlusconi a Fini di lasciare la Presidenza della Camera. Si è dunque in attesa del chiarimento definitivo del Presidente Fini entro quarantotto ore dietro invito del Presidente Berlusconi. I tre coordinatori del Popolo della Libertà intanto hanno emesso al termine della serata un comunicato nel quale esprimono la loro amarezza. In realtà il PdL esce da una fase di grandi successi elettorali, a partire dalla vittoria dell’aprile 2008 nei confronti di un Governo della sinistra guidato da Prodi e rimasto al potere per meno di due anni grazie alle nostre battaglie alla Camera e al Senato. Si è avuta poi la sequenza di vittorie elettorali impressionanti: al Comune di Roma, dalla Sicilia alla Sardegna, dal Friuli Venezia Giulia all’Abruzzo, dalle elezioni europee alle contemporanee amministrative della primavera del 2009, fino alle regionali di pochi giorni addietro. In queste elezioni il Popolo della Libertà ha addirittura triplicato le regioni governate, portando il numero degli italiani amministrati su scala locale dal PdL a 42 milioni contro i 18 appena del centrosinistra. Un vero e proprio trionfo, rafforzato dalla conquista di tutte e 4 le provincie in gioco e dalla caduta di una roccaforte rossa come Mantova che da ben 65 anni era saldamente governata dalle sinistre. Lo scollamento progressivo dell’opposizione rispetto al territorio ha seguito una linea di tendenza precisa dalla caduta di Prato, baluardo rosso di una Toscana rossa, già nel 2009, fino a Mantova seguendo un’onda che ha investito anche il Sud dove sono crollati due bastioni della sinistra come Castellammare di Stabia, al primo turno, e Pomigliano d’Arco, al secondo. È evidente la profonda mutazione in corso nell’elettorato italiano a nostro favore: il mondo del lavoro e del reddito fisso, che finora si era rivolto prevalentemente alla sinistra, adesso si sta dirigendo in massa, deluso dalle promesse non mantenute, verso il Popolo della Libertà. Qui una salda base è già costituita da quei milioni di piccoli e medi imprenditori, di commercianti, di negozianti e di artigiani che formano il tessuto produttivo del nostro Paese. In questa fase di incessanti e continue vittorie elettorali, va inquadrata adesso la discussione all’interno del PdL, una discussione che tutti si augurano possa ritornare verso la ragionevolezza. Anche perché in questi due anni il nostro Governo si è distinto per la concretezza delle sue iniziative, una concretezza che è alla base del consenso crescente degli elettori verso il PdL in una fase difficile di crisi economica che ha penalizzato tutti gli altri governi europei.
L’elezioni regionali e amministrative hanno riconfermato la validità politica della decisione di dar vita al PdL, un traguardo storico irreversibile. Gli italiani, dimostrando anche in questa occasione maturità ed intelligenza, hanno premiato l’azione del governo e creato le migliori condizioni per proseguire sulla strada delle riforme che abbiamo intrapreso e dell’ulteriore rafforzamento del nostro partito. Da queste inoppugnabili considerazioni nasce la nostra profonda amarezza per l’atteggiamento di Gianfranco Fini che appare sempre più incomprensibile rispetto ad un progetto politico comune per il quale abbiamo lavorato concordemente in questi ultimi anni, un progetto di importanza storica che gode di un consenso maggioritario nel popolo italiano”. È quanto si legge in una dichiarazione congiunta dei coordinatori del Popolo della Libertà, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, al termine del vertice a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi.
”Come dimostrano il successo alle politiche del 2008, le elezioni amministrative, nelle quali il centrodestra è passato ad amministrare la maggioranza delle province italiane, e le regionali che ci hanno visto passare in questi anni dal governo di 4 Regioni a quello di 11 regioni”, concludono i coordinatori.
Fa un certo effetto sentire Bocchino parlare di “discontinuità”, parola inflazionata e datata 2003-2005, quando Fini, Casini e Follini, martellarono per mesi il governo chiedendo quello scatto in avanti, quel colpo di reni che ebbe come unica conseguenza di far perdere credibilità al governo e di provocare la sconfitta del centrodestra alle elezioni del 2006, con una vittoria sfiorata solo grazie all’unico, vero, autentico colpo di reni esercitato dalla campagna elettorale: quello di Berlusconi. Fa effetto perché l’intervento del vice capogruppo a Montecitorio arriva a pochissimi giorni da una vittoria elettorale storica, perché capovolge ancora una volta (dopo le province e i grandi comuni) la geografia politica dell’Italia, con il PdL che governa la maggioranza delle regioni. E allora, di quale discontinuità parliamo? Ci siamo forse stancati di vincere (visto che da quando il PdL è nato non ha perso neanche un’elezione, neanche quelle per il condominio)? Non ci piace “vincere facile”? Davvero non si capisce. E non si comprende perché, invece di lavorare per rendere l’Italia un Paese migliore, approfittando della profonda crisi in cui versa la sinistra, incapace ormai di intaccare lo spirito dell’elettorato, si cerca di cancellare il benefico effetto di un trionfo elettorale aprendo una fase di cui non avevamo bisogno. Infatti, se fino a ieri tutti i mezzi d’informazione si occupavano di Bersani, Prodi e delle liti feroci interne al Pd, da oggi si dedicano al PdL. E non è certo per motivi piacevoli. Davvero giova tutto questo? La realtà, al di là dei fiumi di parole che scorrono in queste ore, è solo questa: gli italiani non capiscono, non possono capire perché il presidente della Camera abbia aperto un fronte all’indomani di un risultato delle urne che conferma l’enorme fiducia che gli italiani ripongono in Silvio Berlusconi. Sì, in Berlusconi. Né falchi né colombe ma, come si addice ad una classe dirigente di un grande partito e soprattutto al popolo a cui fa riferimento, questo è il momento di valutare con calma e senso di responsabilità gli eventi che riguardano il PdL sapendo che i tre anni che abbiamo di fronte costituiscono insieme una scommessa importante e una immensa opportunità! Sciupare con atteggiamenti faziosi, pretestuosi o preconcetti e soprattutto dividendoci oltre ogni logica tra “guelfi e ghibellini” pensando di difendere al meglio le ragioni degli uni o degli altri, non porta niente di buono e aggiunge confusione e scompiglio nel nostro elettorato: il serbatoio più autentico di una piena legittimità democratica che oggi vede il nostro leader impegnato in uno dei passaggi più delicati (ma anche chiarificatori) del suo eccezionale percorso politico-istituzionale. Guai a dimenticare infatti, inseguendo questo o quel punto di vista personale, l’obiettivo comune e fondante del Popolo della Libertà nel suo insieme. Quello delle riforme chieste, annunciate e promesse in questi mesi è alla nostra portata nel tre anni di legislatura che abbiamo di fronte e che nessuno avrebbe il diritto di rovinare. Una riflessione pacata e responsabile può essere aiutata dal clima di continuo dialogo e confronto che gli uomini più responsabili all’interno del PdL sentono di poter sposare. Sappiamo bene che gli avversari dichiarati e quelli spudoratamente mascherati in realtà fanno il tifo perché qualunque incidente di percorso interrompa il clima così faticosamente costruito in questi mesi di impegno del governo e della maggioranza per realizzare un progetto condiviso che aiuti il Paese a cambiare e a crescere nello stesso tempo. Così come sappiamo che molti di questi nemici sono gli stessi che hanno fatto di tutto prima della vittoria alle politiche e prima di questa eccezionale affermazione di Berlusconi nelle amministrative per battezzare un periodo diverso e “grigio ” per l’Italia: sono coloro che avevano dato per finita la spinta e la crescita del PdL e la stagione migliore del suo leader e ispiratore. Saper superare senza tirare la giacca a nessuno e senza subire da nessuno inaccettabili offese o falsificazioni della realtà, deve restare la nostra bussola. Ci sia consentita una sola battuta nel valutare la scarsa imparzialità di certa stampa che scrive a cuor leggero della presunta “compravendita” di questo o quel parlamentare… talvolta, leggendo simili fantasiose ricostruzioni di questo o quel retroscenista, c’è da domandarsi se non si tratti di qualcuno che a sua volta è stato “comprato” o, comunque, acquisito ad una causa! Il presidente del Senato non vede il rischio di una ”deminutio” del ruolo del Senato nel quadro di una riforma istituzionale. Intervenendo alla XII assemblea dei Senati d’Europa, ospitata quest’anno a Palazzo Madama, Schifani ha detto di non vedere una futura riforma costituzionale italiana che vada nella direzione di una ”reductio” del ruolo di Palazzo Madama. ”Si tratta semplicemente di ritagliare per la nostra Camera alta - ha spiegato Schifani - un ruolo più specializzato, che meglio proietti la funzione legislativa in un ambito ormai sovranazionale e la raccordi con la struttura regionale del nostro ordinamento statuale”. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, si impone la necessità, ha sottolineato la seconda carica dello Stato ”di sviluppare e rafforzare la capacità rappresentativa delle realtà regionali da parte del Senato” così come l’approvazione del Trattato di Lisbona ”impone una più efficace partecipazione dei Parlamenti nazionali alla definizione della normativa europea”. In questo quadro, un Senato che fosse una Camera dell’Europa e delle Regioni ”rappresenterebbe per l’Italia - ha detto Schifani - un salto di qualità straordinario perché farebbe sintesi dei principi di sussidiarietà e di solidarietà, in un quadro di deciso rafforzamento dell’unita’ nazionale”.In relazione ad alcune indiscrezioni di agenzia, i senatori Filippo Berselli, Pierfrancesco Gamba, Antonino Caruso e Domenico Gramazio dichiarano che fanno parte del PdL, lavorano per il PdL ed hanno sposato con convinzione il progetto del Popolo della Libertà”. Lo rende noto l’Ufficio stampa del PdL al Senato. PdL/Matteoli: no a Fini, nel PdL ci sto bene ”Non ho nessuna intenzione di aderire ad una scissione”. Altero Matteoli, ministro delle infrastrutture, intervistato dal Corriere della Sera, senza mezzi termini, chiarisce la sua posizione in caso di scissione tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini e il premier Silvio Berlusconi. Il ministro auspica ”che non si giunga ad una rottura” ma chiarisce che non aderira’ ad altri gruppi. ”Sto bene nel PdL, ho contribuito a farlo - dice - e non sono pentito”. Matteoli si riferisce alle parole del comunicato distensivo di Fini, diffuso dopo l’incontro con Berlusconi e ammette: ‘’se quel che e’ scritto e’ vero, ci sono i margini perche’ la cosa possa rientrare”. Ma se la situazione dovesse precipitare e nascessero i gruppi autonomi, in quel caso, ”lo scenario muta e allora non e’ detto che le elezioni anticipate non siano uno sbocco possibile”. PdL/Catanoso: mai aderito a ipotesi gruppo finiani Apprendo con sorpresa di essere stato inserito da alcuni organi di informazione tra i papabili aderenti ad un eventuale, costituendo, gruppo parlamentare di ‘finiani’. Smentisco di avere aderito a questa ipotesi e peraltro di essere mai stato contattato da alcuno a tal riguardo”. Ribadisco la mia partecipazione al progetto del PdL”. Lo afferma il deputato del PdL Basilio Catanoso intervenendo su indiscrezioni di stampa secondo cui farebbe parte del gruppo di parlamentari inserito nel contesto ”finiano”. PdL/Nespoli: non condivido l’offensiva di Fini ”Vedo che alcune agenzie mi inseriscono nel cosiddetto gruppo dei finiani. Desidero invece precisare che non condivido l’offensiva di Fini, che divide il PdL, ne’ la prospettiva politica da lui indicata”. La precisazione e’ del senatore Vincenzo Nespoli, che assicura di voler ”restare fedele al PdL che e’ la vera realta’ politica che va preservata e sviluppata nell’interesse del Pese”. PdL/Ramponi: mi riconosco nella sua politica
“Mi riconosco pienamente nel Popolo della Liberta’ e nella sua politica. Ogni diversa indiscrezione giornalistica e’ destituita di qualsiasi fondamento”. Lo afferma il senatore del PdL, Luigi Ramponi.
Fonte ilmattinale