Giacomo Mojoli parla delle politiche ambientali che possono essere messe in atto dalle cantine del Belpaese, un tema che sarà al centro di Vinitaly (Verona, 8-12 aprile) Non si butta via niente e si fa tutto in “casa”, proprio come una volta, lungo una via colorata di verde che permette di abbattere i costi e contrastare la crisi. E’ questa la filosofia della cantina “environmental friendly”, luogo in cui si uniscono tradizione ed innovazione all’insegna della sostenibilità ambientale, e dove le parole chiave sono due: risparmio da una parte e autoproduzione dall’altra. L’ecosostenibilità, “il tema più forte con il quale, nei prossimi anni, tutti i settori produttivi si dovranno confrontare”, come spiega Giacomo Mojoli, docente della Facoltà del Design del Politecnico di Milano, e, in particolare quella in cantina, sarà un tema al centro di Vinitaly (Verona, 8-12 aprile), uno degli eventi più importanti dell’enologia internazionale.Ma nel mondo dell’enologia si moltiplicano gli esempi capaci di rispondere alla logica “green”: dalle bottiglie alleggerite alle etichette in carta riciclata fino alla bio-benzina ottenuta con l’etanolo, perché sempre di più, dal campo alla cantina, il vino può essere un alleato dell’ambiente e della sostenibilità. Se più in generale, la sostenibilità “non ha solo una valenza di carattere di rispetto ambientale, ma di lungimiranza, è una nuova visione dell’economia, attenta, e che, proprio nell’ecosostenibilità può vedere grandi opportunità di sviluppo, e nella quale si colloca tutta l’agricoltura e, nello specifico, la grande potenzialità della produzione vitivinicola”, secondo Giacomo Mojoli “stiamo andando oltre a quella che fino a poco tempo fa poteva essere una questione di élite, oltre il biodinamico e il biologico, perché l’ecosostenibilità è un tema che attraverserà tutta la produzione, una sfida non solo per le piccole realtà, ma per tutti, dal punto di vista delle scelte agronomiche, ma soprattutto di una visione complessiva di tutte le fasi produttive”. E’ il caso delle cantine “environmental friendly”, che non si basano più solo sulla vitivinicoltura biologica e biodinamica - che per la difesa ed il nutrimento delle piante ammettono solo sostanze che si trovano in natura o che l’uomo può ottenere con processi semplici - ma si impegnano anche per la riqualificazione del territorio in cui operano, con pratiche che vanno, ad esempio, dall’inerbimento per salvaguardare i terreni dall’erosione al recupero dei terrazzamenti contro le frane. Ma non solo, perché tra le regole da seguire per le cantine ecosostenibili c’è anche la riduzione dei consumi idrici e del fabbisogno di acqua delle viti, con l’irrigazione dei vigneti localizzata o attraverso sistemi di raccolta e conservazione delle acque, insieme all’utilizzo, quanto più possibile, delle energie rinnovabili, grazie all’abbondante disponibilità di risorse naturali nelle campagne, quali il sole e le biomasse (gli ammassi di materiale organico generato dai vigneti). Non per ultima, la riduzione delle emissioni e dell’inquinamento, dell’aria e dell’acqua, attraverso la manutenzione degli impianti e l’impiego di impianti di depurazione, e dell’ambiente in generale, con la raccolta differenziata.Infine non va dimenticato il vasto settore della bio-architettura: le nuove cantine sono ideate e progettate tenendo conto del loro impatto sull’ambiente. “La scommessa è sì pensare alla viticoltura sostenibile - prosegue Mojoli - ma più complessivamente questo significa pensare a cantine interamente sostenibili, dalla terra alla progettazione architettonica. L’aspetto agronomico dei vigneti è il fulcro attorno al quale deve girare il tutto, ma non possiamo accontentarci di un’ecologia che sia verde solo dal punto di vista agronomico. Ciò che conta è l’aspetto generale della produzione, dall’energia all’acqua, dalle materie prime all’impatto delle emissioni di Co2 nell’ambiente. Se abbiamo già iniziato a pensare positivamente ad una vitivinicoltura sostenibile, ora è il momento di pensare all’impatto delle cantine ecosostenibili a tutto campo. E’ una sfida globale - conclude Mojoli - che dovrà tener conto e andare di pari passo con le ricerche e gli studi sull’ecosostenibilità. La novità sta nel fatto di vedere in modo multi-disciplinare il percorso che un’azienda può fare lungo la via dell’ecosostenibilità, allargando il ragionamento a tutta la filiera, e non solo all’aspetto agronomico”. E sono molte le strategie che le cantine hanno già iniziato a mettere in atto all’insegna del rispetto ambientale: dalle bottiglie in vetro più leggere, che pur conservando forme e dimensioni classiche sono caratterizzate da una migliore distribuzione del vetro, che permette di ottenere una riduzione del peso e quindi un minore impatto ambientale, insieme al fatto che il vetro è riciclabile al 100%, alle etichette in carta riciclata, rispettose dell’ambiente per natura e capaci di aggiungere un tocco originale e creativo alle bottiglie, rispondendo alle esigenze degli eno-appassionati, sempre più attenti alle pratiche ecosostenibili, fino al bioetanolo, componente per benzine, prodotto mediante un processo di fermentazione delle biomasse, che contribuisce al contenimento dell’inquinamento ambientale.