di Ermanno Russo“Si sente puzza di bruciato in giro, ma noi faremo in modo da rendere l’aria pulita”. La dichiarazione del prefetto di Napoli Alessandro Pansa, estrapolata da una lunga intervista al quotidiano “Il Mattino” di oggi, ci conforta e non poco. Ho storicamente sostenuto, da consigliere regionale sempre eletto in competizioni con la preferenza nonché da semplice cittadino, che l’esercizio del voto nella città di Napoli ed in alcune aree della sua provincia fosse condizionato da una serie di comportamenti illegali o, comunque, al limite della legalità. In tempi non sospetti, sia in occasione dell’approvazione della nuova legge elettorale della Regione Campania ma anche in dibattiti di altro tipo, mi sono battuto nel rivendicare il diritto per il politico, e di riflesso per il cittadino, ad un voto realmente “pulito”, ovverosia non intrappolato in logiche delinquenziali “pure” o comunque fortemente ancorate a logiche simil-criminali, come quelle che la Prefettura di Napoli e gli organi di vigilanza del territorio stanno ravvisando in queste ore.Da domani e fino a lunedì pomeriggio si vota per rinnovare il Consiglio regionale della Campania e per scegliere il nuovo presidente della Regione. E’ un appuntamento sentito, molto partecipato, con tanti, tantissimi candidati ed una macchina elettorale avviata già da mesi, a velocità peraltro vorticose. Insomma, c’è fermento. Da giovane militante prima e poi da rappresentante delle istituzioni del mio partito (un tempo il Psdi di saragattiana memoria, oggi il Pdl del presidente Berlusconi) ho sempre imparato a costruire il consenso sulle proposte politiche. Sui programmi. Sulle idee. Sono candidato per la quinta volta consecutiva al Consiglio regionale, che tradotto in numero di legislature significa cinque mandati ed in anni fanno un ventennio. Mi sono sempre confrontato con la tanto citata preferenza, non sono mai stato in listini o liste bloccate, non ho mai vinto un’elezione che non fosse stata prima sudata, sacrificata e combattuta giorno per giorno sul campo. La mia corsa per uno dei sessanta scranni di consigliere regionale della Campania, dunque, ne ha viste di insidie. Spesso e volentieri mi sono dovuto scontrare con realtà che nulla avevano a che vedere con la politica, quella dei programmi, quella con “p” maiuscola, per intenderci. Curve pericolose ce ne sono state, a volte anche “gimkane”, percorsi tortuosi e resi impegnativi da ostacoli di vario tipo, anche e soprattutto riconducibili all’enorme problema del voto inquinato, che ho sempre affrontato con onestà e superato. Troppo spesso mi sono ritrovato davanti un muro. Un muro da scavalcare, da eludere, da raggirare. In alcuni casi le persone, gli elettori sono risultati inavvicinabili, le normali chiacchierate sulla politica una chimera. Finanche la fisiologica distribuzione di materiale elettorale in certe occasioni è sembrata impraticabile. Sulla stampa ho denunciato, avviato una vera e propria crociata, contro la commistione tra la pratica del voto di preferenza ed il fenomeno dell’inquinamento dello stesso. Mi sono adoperato in questi mesi di campagna elettorale autonomamente, senza che nessuno garantisse per me, per scardinare certi comportamenti perniciosi e fuorvianti. Uno esempio su tutti potrebbe essere quello del manifesto selvaggio. Ho detto “no”, con convinzione e cognizione, all’affissione irregolare, che spesso e volentieri oltre ad un’insidia per l’ambiente nasconde anche un’insidia per la legalità. Dopo aver utilizzato nella giusta misura, senza strafare, gli spazi deputati all’affissione e consentiti dalla legge, ho evitato di far stampare manifesti verticali sul modello di quelli che anche in questo momento stanno imbrattando la via di casa nostra o quella affianco, la “campana” dei rifiuti all’angolo, il ponte che si vede in lontananza, se non addirittura i monumenti, le vetrine degli esercenti e chissà cos’altro ancora.Ho definito il “no” al manifesto selvaggio una scelta di campo. Allo stesso modo definisco il “no” a qualunque tipo di voto che non sia frutto di un consenso ragionato, di una riflessione sulle cose da fare nell’interesse della popolazione, di una dialettica, anche aspra, con i cittadini. Insomma, di un rapporto eminentemente ed esclusivamente politico con l’elettore.Ecco perché mi sento confortato dalla parole del prefetto Pansa. Ecco perché riconosco l’impegno a vigilare da parte dello Stato, da un rappresentante del Governo, da una componente “sana” del Paese, che vuole assicurare il corretto esercizio del voto, senza “stranezze” e odiose degenerazioni della democrazia. Il dibattito sul futuro della preferenza richiederebbe spazi ed argomentazioni che in questo frangente, per una questione di rispetto nei confronti di chi ha scelto di imbattersi in queste poche ma – credetemi – accorate righe, potrebbero risultare inopportuni e farci andare fuori traccia.Il mio vuole essere un appello al buon senso dei cittadini, perché diffidino da discorsi di bassa lega e mettano a frutto liberamente nella cabina elettorale le loro idee, e allo stesso tempo uno sfogo, per chi ha sempre combattuto sul campo, sulla propria pelle, questa diabolica perversione che, ripeto, con la politica non ha nulla a che vedere.In… fondo, in… fondo, il voto è vicino e, sono sicuro, che la parte sana, quella più rappresentativa e maggioritaria della società campana, isolerà i disonesti e darà la propria preferenza a chi vuole ancora intendere la politica come servizio ed impegno sociale.