La Parola di Dio
Mar 18th, 2010 | Di cc | Categoria: ReligioneLA PAROLA DI OGGI
19 marzo 2010
Venerdì
S. Giuseppe, sposo della B.V. Maria - IV Quaresima - (C) - PPREGHIERA DEL MATTINO
Caro san Giuseppe, sii per noi un padre. Proteggi la nostra santa madre
Chiesa, il corpo di Cristo, come un tempo hai protetto la santa Madre di
Dio e il suo Figlio divino. Sostienici in tutte le prove con le tue
preghiere.
Per i meriti che ti sei guadagnato prendendoti cura, in Egitto, di Maria
e di suo Figlio, intercedi per tutti i rifugiati di oggi, che sono stati
banditi dalla loro terra natale. Durante il nostro esilio spirituale,
mantieni il nostro cuore nella gioia; aiutaci a fare la volontà di Dio e
ad accettare il suo insegnamento, facendo tacere, con spirito sottomesso,
la nostra volontà, fino alla nostra ultima ora.
Caro padre, rimani al nostro fianco fino alla fine (che è una rinascita);
implora per noi il dono della perseveranza finale, perché, una volta
pagato il debito dei nostri peccati, possiamo (in compagnia della Madonna
e di te stesso, con gli angeli e con i santi) condividere eternamente la
gloria del tuo figlio adottivo che, dopo la sua morte sulla croce e la sua
discesa agli inferi, ha voluto farti uscire dal limbo e dalla dimora di
schiavitù.
PRIMA LETTURA (2Sam 7,4-5.12-14.16)
Il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, la parola del Signore fu rivolta a Natan: “Va’ e riferisci
al mio servo Davide: Dice il Signore:
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io
assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò
stabile il suo regno.
Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il
trono del suo regno.
Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo
trono sarà reso stabile per sempre”.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 88)
R. Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse.
Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto:
“La mia grazia rimane per sempre”;
la tua fedeltà è fondata nei cieli. R.
Dice il Signore:
“Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli. R.
Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele”. R.
SECONDA LETTURA (Rm 4,13.16-18.22)
Abramo sperò contro ogni speranza.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua
discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della
giustizia che viene dalla fede.
Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la
promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che
deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo,
il quale è padre di tutti noi.
Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; [ è nostro
padre ] davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama
all’esistenza le cose che ancora non esistono.
Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti
popoli, come gli era stato detto: “Così sarà la tua discendenza”.
Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Sal 112,7)
R. Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio.
Saldo è il cuore del giusto,
che confida nel Signore.
R. Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio.
VANGELO (Lc 2,41-51)
Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo.
+ Dal Vangelo secondo Luca
I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa
di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo
l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via
del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori
se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero
a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono
in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori,
mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano
pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai
fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli
rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle
cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.
Parola del Signore.
OMELIA
Sposo di colei che sarebbe stata Madre del Verbo fatto carne, Giuseppe è
stato prescelto come “guardiano della parola”. Eppure non ci è giunta
nessuna sua parola: ha servito in silenzio, obbedendo al Verbo, a lui
rivelato dagli angeli in sogno, e, in seguito, nella realtà, dalle parole
e dalla vita stessa di Gesù.
Anche il suo consenso, come quello di Maria, esigeva una totale
sottomissione dello spirito e della volontà. Giuseppe ha creduto a quello
che Dio ha detto; ha fatto quello che Dio ha detto. La sua vocazione è
stata di dare a Gesù tutto ciò che può dare un padre umano: l’amore, la
protezione, il nome, una casa.
La sua obbedienza a Dio comprendeva l’obbedienza all’autorità legale. E
fu proprio essa a far sì che andasse con la giovane sposa a Betlemme e a
determinare, quindi, il luogo dell’Incarnazione. Dio fatto uomo fu
iscritto sul registro del censimento, voluto da Cesare Augusto, come
figlio di Giuseppe. Più tardi, la gioia di ritrovare Gesù nel Tempio in
Giuseppe fu diminuita dal suo rendersi conto che il Bambino doveva
compiere una missione per il suo vero Padre: egli era soltanto il padre
adottivo. Ma, accettando la volontà del Padre, Giuseppe diventò più simile
al Padre, e Dio, il Figlio, gli fu sottomesso. Il Verbo, con lui al
momento della sua morte, donò la vita per Giuseppe e per tutta l’umanità.
La vita di Giuseppe fu offerta al Verbo, mentre la sola parola che egli
affida a noi è la sua vita.
MEDITAZIONE
San Giuseppe non era indispensabile, come invece Maria, per la nascita di
Dio fra gli uomini, ma lo era per la nascita di Dio in una famiglia umana.
Perché una famiglia deve avere un capofamiglia, e Giuseppe, anche se
infinitamente inferiore al suo figlio adottivo in dignità e alla sua sposa
in santità, era il vero “capo” della Santa Famiglia. Dio stesso l’ha
riconosciuto come capofamiglia: fu a lui che inviò l’angelo per avvertire
la Santa Famiglia di fuggire in Egitto e, più tardi, di tornare in
Palestina. Quando Giuseppe comandò, Gesù e Maria obbedirono. Il Figlio di
Dio e la Regina del cielo gli furono sottomessi.
Se la gerarchia in santità e in dignità era: Gesù, Maria e, infine,
Giuseppe, in autorità era all’opposto: Giuseppe, Maria e, infine, Gesù.
Ma il suo rapporto con Gesù non era soltanto un rapporto di autorità: era
anche un rapporto d’amore e di affetto familiare profondo. Non possiamo
infatti dubitare che Gesù amasse, con tutto l’ardore del suo Sacro Cuore,
colui che il Padre Eterno aveva designato perché fosse suo padre sulla
terra. Maria, da parte sua, era piena di amore coniugale nei confronti di
colui che lo Spirito Santo aveva scelto perché fosse suo sposo e
protettore. Più tardi Gesù avrebbe detto ai Giudei che molti profeti e re
avevano desiderato poterlo vedere ed ascoltare, ma non avevano vissuto
abbastanza per vedere esaudita la loro speranza.
A Giuseppe invece fu concesso non solo di vedere e di ascoltare il Figlio
unigenito di Dio, ma anche di tenerlo fra le braccia (molte statue lo
ritraggono in questo atteggiamento), di tenerlo per mano, di sentire il
suo abbraccio affettuoso, di insegnargli a camminare e a parlare, di
avviarlo al suo mestiere di falegname e di essere a parte delle sue
confidenze mentre, per anni, lavoravano insieme fianco a fianco.
Possiamo affermare che, in tutta la lunga storia dell’umanità, nessuna
creatura, eccetto Maria, fu mai ammessa ad un’intimità così stretta con
Dio