La giusta politica industriale
Feb 20th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica
No ad una nuova rottamazione, sì all’innovazione e incentivi concentrati su altri settori in difficoltà; per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, un percorso serio per arrivare alla migliore soluzione industriale (ci sono 14 manifestazioni di interesse) con un impegno finanziario Stato-Regione di 450 milioni. E nello stesso giorno la chiusura (ha firmato anche la Cgil!) dell’accordo tra ministero del lavoro, regioni e sindacati per un utilizzo più mirato delle risorse per la formazione dei lavoratori disoccupati o in cassa integrazione. Il governo si muove con coraggio, con idee chiare e proposte attive lontane dall’assistenzialismo per affrontare la crisi e i problemi dell’occupazione. E’ il motivo per cui saltano i nervi alla sinistra al Senato, con un deputato del Pd che accusa il ministro Scajola di dire il falso ma è smentito dai fatti. E si scusa. Mentre sul tema degli incentivi il segretario del Pd Bersani rasenta la farsa, accusando il governo di un “errore gravissimo, aver messo gli incentivi in relazione al salvataggio di Termini Imprese”. E’ una palese falsità. Nella polemica succeduta all’annuncio di Marchionne di voler chiudere la fabbrica siciliana, i sindacati tutti (e il Pd si è allineato) hanno invitato il governo a legare gli incentivi a un passo indietro della Fiat. “No Termini? No incentivi” è stata la parola d’ordine. Mentre Scajola, più correttamente e cautamente, subordinava il nuovo provvedimento ad una politica comune europea. Ora che il governo decide di non rinnovare la rottamazione, piove da Bersani l’accusa di “aver consentito alla Fiat di defilarsi”. Se si mettesse una volta tanto d’accordo almeno con se stesso, non sarebbe male. Sta di fatto che con il no alla rottamazione e sì all’innovazione il governo ha scelto definitivamente di mettere una provvidenziale pietra tombale sugli incentivi per l’acquisto di automobili, optando per un provvedimento che spinga i consumi verso altri settori in difficoltà, mentre il mondo dell’auto ne potrà beneficiare solo per progetti di innovazione e ricerca. Una scelta seria, che spalma le risorse disponibili su una platea più vasta di consumatori e di produttori. Quanto a Termini Imerese, le critiche e la gazzarra del Senato dimostrano soltanto la volontà di sfruttare ogni occasione in funzione elettorale e certamente infischiandosene dei problemi del Paese. La mancanza di un approccio serio della sinistra è confermata dai vertici Pd (Bersani, Finocchiaro) che nulla propongono, ma in compenso liquidano con superficialità e parole sprezzanti perfino le buone notizie: “Quattordici opzioni per Termini sono troppe, ce ne vuole una seria”. Come se fosse una “colpa” del governo che siano arrivate sul tavolo quattordici proposte per la reindustrializzazione di Termini Imerese. Basti ricordare che l’annuncio della decisione di chiudere lo stabilimento (a fine 2011, si badi bene, cioè tra poco meno di due anni) fu dato da Marchionne il 22 dicembre, neppure sessanta giorni fa. Seguirono incontri e trattative per convincere Fiat a fare marcia indietro. E poi due tavoli di confronto (il terzo il 5 marzo), con l’azienda di Torino disposta a mettere la fabbrica a disposizione anche di diretti concorrenti. Le proposte arrivate vanno esaminate con attenzione e ne va valutata la validità imprenditoriale. Si può decidere il futuro di un’area industriale in trenta giorni? La sinistra è davvero brava. Soltanto a parole, come sempre. ilmattinale
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ñïàñèáî çà èíôó….