“Non c’è uno scandalo Berlusconi”. “Non c’è uno scandalo Bertolaso”

Feb 19th, 2010 | Di cc | Categoria: Politica

“L’uomo del ‘fare’ non può più tacere. Lo scandalo Bertolaso è ormai lo scandalo Berlusconi”. Si conclude così l’editoriale su Repubblica firmato dal direttore Ezio Mauro. Come si dice: al quotidiano di largo Fochetti gli piacerebbe!!! E ci riprova, non pago di tante recenti figure barbine. ·       Primo. Non esiste uno “scandalo Berlusconi”. Non sta scritto da nessuna parte, neppure nelle paginate di ordinanze e intercettazioni con le quali i pm invadono da giorni i nostri quotidiani. Neppure nei più remoti angoli della chilometrica sentenza di rinvio a giudizio, che pure mescola episodi sospetti a fatti privati del tutto irrilevanti e talora perfino ridicoli.·       Secondo. Non esiste uno “scandalo Bertolaso”. Il capo della Protezione civile non viene coinvolto in alcun episodio che prefiguri un reato. Ha chiarito come due circostanze che lo tiravano in ballo sul piano strettamente personale fossero frutto di una lettura sbagliata e molto disinvolta delle intercettazioni. Ha ammesso da uomo onesto qual è che qualcosa, nel vasto e sottostante mondo degli appalti per i grandi eventi, può essergli sfuggito: non per responsabilità diretta, certo. Ha messo a disposizione il proprio mandato, le dimissioni sono state più volte respinte.·       Terzo. Bertolaso ha anche avuto la pazienza e la cortesia di rispondere subito alle dieci domande di Repubblica, ormai un filone giornalistico non molto fortunato per la verità. Dieci domande poste da Eugenio Scalfari, e quindi paludate con tutta la solennità del caso. Poiché le risposte di Bertolaso andavano invece sul concreto, Scalfari non le ha gradite e – fatto assolutamente senza precedenti – le ha giudicate “non valide”. Insomma, ha fatto come quei bambini che dicono: non gioco più e porto via il pallone.·       Quarto. Appare sempre più evidente che non di “scandalo Bertolaso”, né tantomeno di “scandalo Berlusconi” stiamo parlando, ma di un vasto giro di raccomandazioni e qualche intrallazzo in quel mondo, appunto sottostante, nel quale imprenditori privati (che non dipendono da Bertolaso o da Berlusconi) e un paio di dirigenti pubblici si scambiavano cortesie. Se lì ci sono estremi di reato, lo stabiliranno i processi.·       Quinto. I dirigenti pubblici non appartengono al centrodestra né sono stati nominati da questo governo, da Bertolaso o da Berlusconi. Significativa è proprio la carriera di Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. L’uomo intorno al quale, sempre secondo i pm, ruoterebbe l’intera vicenda, colui che tesseva i rapporti con i costruttori. Ebbene, Balducci venne nominato nel 1996 durante il primo governo Prodi, su proposta del ministro “competente”. Che allora era, indovinate un po’, Antonio Di Pietro. Nel ’97 gli venne affidata, dalla sinistra, la gestione commissariale per il terremoto in Umbria e Marche (la cui ricostruzione è ancora lì che aspetta). Nel ’98, ancora dall’Ulivo, è promosso provveditore alle opere pubbliche del Lazio, ed in questa veste affianca la giunta ulivista di Roma per i lavori del Giubileo. Citiamo dal Corriere della Sera di ieri: “Da qui in avanti qualsiasi sia il governo, con Bertolaso o no, Balducci tira dritto. Fino ad arrivare a mettere le mani anche sui 150 anni dell’Unità d’Italia: nel comitato per le celebrazioni di questo anniversario lo nominò l’allora ministro della Cultura, Francesco Rutelli”.·       Sesto. E’ un vero peccato che dettagli di questo tipo - certamente non trascurabili se si vuole vedere una matrice politica nello “scandalo” – sfuggano all’occhio vigile dei catoni di Repubblica. E che anche il Corriere li releghi in coda ad un articolo minore, seppure molto informato.·       Settimo. Proprio alla luce di tutto questo, un politico più accorto e meno viziato dal pregiudizio come Rutelli ha ieri detto: “In Italia si crocifigge chi fa”. Rutelli, con onestà intellettuale, ha ricordato di aver voluto lui Bertolaso al suo fianco, di conoscerlo come “lavoratore onesto e integro”. Ed infine punta l’indice contro “l’invidia di coloro che combattono chi realizza”.·       Ottavo. Quando parla di invidia, a chi e quale parte politica si riferisce Rutelli, in passato sponsorizzato da Repubblica e da Carlo De Benedetti come sfidante di Berlusconi alle politiche? Fossimo in Ezio Mauro o in Scalfari qualche fischio alle orecchie le avvertiremmo.·       Nono. Rutelli è stato appunto onesto e non si è fatto cogliere da vuoti di memoria. Non così, finora, altri leader e politici di sinistra e dintorni. A cominciare proprio da Di Pietro.·       Decimo. Eppure Repubblica parla incredibilmente di “scandalo Berlusconi”. Sta evidentemente caricando il solito fucile a pallettoni per sparare il solito teorema. Come con la vicenda Bari, con il caso Marrazzo, con Spatuzza e Ciancimino. Peccato che quei teoremi abbiano inutilmente fatto sprecare inchiostro e pagine: si sono rivelati talmente inconsistenti e controproducenti che perfino i loro autori hanno dovuto prenderne atto, con stizza. Ed il fucile si è trasformato in una pistola ad acqua. Ecco, inconsapevolmente abbiamo scritto anche noi un decalogo. In stile Repubblica. Ma senza la loro tacitiana presunzione: in fondo da parte nostra si tratta solo di elencare dei fatti, genere secondario per chi predilige i teoremi. Non c’è nulla da domandare né ad Ezio Mauro né a Scalfari. Tranne una cosa: ma non tengono pudore? 
ilmattinale

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