Intercettazioni, è ora di cambiare
Feb 18th, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
E’ sotto gli occhi di tutti che le intercettazioni telefoniche senza limiti di sorta sono diventate uno strumento improprio di lotta politica, che ormai sconfina nella eversione istituzionale. Il meccanismo è consolidato. Basta mettere insieme alcuni “ingredienti tipo”: un pm in cerca di notorietà, un uso a strascico e senza limiti di tempo delle intercettazioni alla ricerca di ipotesi di reato, costruzione a tavolino di un teorema accusatorio senza adeguati riscontri probatori, procedere ad alcuni arresti e all’invio di qualche avviso di garanzia a personaggi di primo piano della politica e delle istituzioni, indi consegnare il malloppo delle intercettazioni ai “media” e creare così un clima di caccia alle streghe. Il processo lungo, all’italiana, farà il resto. Basta scorrere le prime pagine dei giornali dell’ultima settimana per averne la prova provata. E se di mezzo ci va la reputazione di un galantuomo come Bertolaso, peggio per lui. E peggio per il governo Berlusconi che lo sostiene come un esempio positivo del fare. Come è possibile stroncare questo andazzo che non ha nulla a che fare con la giustizia e con il giusto processo? Che fare? Il premier Berlusconi ha giustamente sollecitato una rapida ripresa dell’esame del disegno di legge sulle intercettazioni, che è stato approvato dal Senato ma è fermo da mesi alla Camera. A bloccarlo, finora, sono stati due fattori: le osservazioni critiche del Quirinale, e le perplessità del presidente della Camera Fini e della sua consigliera giuridica on. Buongiorno. Facendosi interpreti delle resistenze manifestate dall’Associazione Nazionale Magistrati, Quirinale e presidenza della Camera temono che limitare l’uso delle intercettazioni solo per i reati più gravi (mafia, criminalità organizzata, traffico di droga, terrorismo) e per quelli con pene sopra i dieci anni, alla fine potrebbe (ma non sarà così) lasciare campo libero ai reati che più di frequente sono al centro dei procedimenti contro i colletti bianchi; per esempio quelli per corruzione e concussione, ma anche parecchi altri. Da qui uno stallo che, in mancanza di una rapida mediazione, rischia di non portare da nessuna parte, e pesare in modo negativo sull’efficienza del governo. E’ da anni che Berlusconi sollecita il varo di norme più severe sull’uso delle intercettazioni. Ma finora la casta dei magistrati l’ha sempre avuta vinta. Il risultato è che in Italia si fanno più intercettazioni che in tutto il resto del mondo, con costi iperbolici quanto inutili, poiché spesso si tratta di conversazioni telefoniche magari pruriginose, di sicuro impatto mediatico, ma irrilevanti sul piano processuale. L’ultima indagine, quella sulla Protezione Civile iniziata a Firenze, che è sui giornali in questi giorni, ha prodotto in più di 2 anni di intercettazioni oltre 20 mila pagine di testo. Il loro costo economico per ora non è noto. E’ però evidente anche a un profano del diritto che molte intercettazioni, tra quelle depositate, non hanno né mai avranno alcun valore probatorio, ma solo un effetto di sputtanamento mediatico. Impedire che questo pessimo andazzo dell’uso improprio della giustizia, che non ha eguali al mondo, vada ancora avanti deve essere il primo risultato del disegno di legge sulle intercettazioni. Per questo il ddl va sbloccato subito, senza perdere altro tempo, nella versione già approvata dal Senato. Per emendare la legge, se ciò si renderà necessario, il tempo lo si troverà dopo. Ora è il momento di agire, e di dire una volta per tutte: basta!