Sergio Vigilante: vittima di camorra; e di stato

Feb 14th, 2010 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

“La fiducia in se stessi è l’essenza dell’eroismo”diceva Emerson,dotto filosofo.Ed è proprio dal concetto di eroismo che bisogna partire,prima di arrivare a questa intervista.Tecnicamante,stando alla definizione del dizionario Treccani è eroe chi ” dà prova di grande spirito di sacrificio per un nobile ideale”.Indi,senza dubbio Falcone,Borsellino,Impastato,Siani sono da considerarsi tali,inutile spiegarne il motivo;la Storia ha già emesso la sentenza.Ma erano eroi già da vivi ed è questo che molti politici dell’ epoca non avevano capito.Ridicoli sono,ad esempio, gli attacchi di Leoluca Orlando(idv) o di Toto’ Cuffaro(udc) nei confronti di Giovanni Falcone “vivo”.Cosi’ come è altrettanto ridicolo l’attacco posto in essere una settimana fa da Marcello Dell’Utri(pdl)nei confronti della famosa ultima intervista a Paolo Borsellino; ”…un’ intervista manomessa,manipolata”asseriva il Senatore.Oramai essere eroi è divenuto piu’ difficile.

In uno stato normale chi denuncia il racket,chi fa arrestare dei malviventi,chi segnala alle forze dell’ordine  un atto illecito ,compie un gesto da comune e civile cittadino;ma purtroppo noi non viviamo in uno stato normale.Viviamo in uno stato che(stando alle parole dell’ex ministro Martelli)nei primi anni ’90 è sceso a patti con la mafia;viviamo in uno stato che ti concede la scorta solo se effettivamente hai il mitra puntato alla tempia;viviamo in uno stato dove è all’ordine del giorno lo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa;viviamo in uno stato il cui parlamento ha un numero di (dis)onorevoli condannati  in via definitiva superiore rispetto a tutti i paesi europei.Ecco,questo è lo Stato che dovrebbe tutelarci:è cosi’ da decenni. In questo contesto,di conseguenza,chi compie gli atti di “comune e civile cittadino”suddetti non puo’ che essere definito un eroe;e questo perché non viviamo in un paese normale.E non sarà certo la morte la consacratrice ufficiale della parola “eroe”.Perchè a volte si è piu’morti da vivi…

Dottor Vigilante ,lei  ha vissuto sulla pelle la brutalità del racket.Ci racconti la sua drammatica esperienza.Ma soprattutto:chi è Sergio Vigilante?

Sono un ex commerciante nel campo dell’abbigliamento con moglie e tre figli, che ha denunciato e fatto arrestare 15 estorsori; negli anni io e la mia famiglia abbiamo subito minacce di morte :chi mi voleva sgozzare, chi decapitare… tanto è vero che la Prefettura di Napoli nell’ottobre 2006 mi ha concesso la scorta, poi revocatami nell’ottobre del 2009 senza una spiegazione plausibile; premetto: “non ancora notificata” per iscritto questa mia revoca se non  verbalmente dal Prefetto Di Napoli e dal Gen. Maruccia. Se mi mettessi a raccontarvi la mia storia vi farei rabbrividire, se non addirittura piangere.In questi anni ho potuto riflettere su ciò che era potuto cambiare nella mia vita e in quella delle persone che mi vivono affianco. Ho vissuto e visto sconforto, difficoltà, insicurezze, ma se mi fermassi a questi, se dicessi di aver fatto esperienza, non affermerei il vero. Attorno a me si è sviluppata una catena di comprensione, di disponibilità, che senza i tanti amici, non sarebbe mai nata. Avevo toccato la triste rassegnazione, e non riuscivo a scorgere nient’altro che il buio più totale;ma ho visto anche il coraggio di mia moglie che si sobbarcava il peso di una situazione familiare stravolta: la tenerezza dei figli che si sforzavano di vedere un papà così diverso; ecco perché il Signore vuole che ognuno prenda la propria croce, senza compromessi, senza paure: per poter vivere queste profonde esperienze. D’altronde tutte le cose più belle si hanno col sacrificio, col sudore; provate a pensare alla differenza tra chi raggiunge un rifugio dopo ore di cammino in salita e chi vi arriva in funivia;spesso mi ritrovo a pensare: “E’ proprio vero, ne vale veramente la pena”. Perché vedo la disponibilità negli occhi di chi mi sta accanto, l’amore della mia famiglia, l’affetto degli amici e tanti altri piccoli segni che testimoniano la vicinanza del Signore, il suo sostegno.
Premetto che i miei processi sono ancora in fase di primo grado di giudizio ,dopo lunghi anni di attesa;considerate che a un solo imputato la Procura di Napoli abbia trovato in una cassetta di sicurezza circa TRE milioni di euro in contanti.Sono stato avvicinato da un avvocato di un imputato che mi ha offerto dei soldi, affinché diventassi reticente in fase processuale; non solo non ho accettato, ma sono riuscito a registrare la conversazione e consegnare il tutto in Procura.
Negli anni sono riuscito, con l’aiuto di alcuni commercianti a mettere su un’associazione antiracket & antiusura, di cui sono il Presidente, su di un territorio difficile come quello Campano.Inizialmente nessuno ci credeva ma con il tempo siamo riusciti a fare arrestare numerosi camorristi in base alle denunce che mi sono pervenute dagli operatori commerciali; inoltre abbiamo ancora DECINE di denunce in fase di copertura Istruttoria al vaglio della Procura. Oggi collaboro con l’amministrazione comunale di Portici “città nativa”, come consulente antiracket.
La mia  psiche era provata ed ero disperato, la camorra mi aveva fatto terra bruciata e ho dovuto chiudere le mie attività, restando senza lavoro e null’altro per sfamare la mia famiglia.

Quali sono secondo lei i motivi che hanno spinto a revocarle la scorta?

Presuppongo che i motivi della revoca  siano da ricercare in un dispendio economico da parte dello stato, nel tentativo di ridurre i costi : anche a discapito di coloro i quali hanno creduto in esso.

Come si argina il fenomeno del pizzo?Che aiuto possono conferire gli sportelli antiracket,come quello gestito da lei?

Ci vogliono generazioni per sconfiggere questo cancro che attanaglia il sud Italia.
Gli sportelli ,ma quelli riconosciuti dalla Prefettura, svolgono un ruolo fondamentale come aiuto alle vittime di questi reati:li seguiamo nella denuncia,li  accompagniamo in Prefettura per far sì che possano accedere ai fondi previsti dalla legge 44/99 , sorvegliamo la fase processuale e in fine ci costituiamo parte civile nel procedimento penale;in piu’ mettiamo in contatto i suddetti con avvocati, psicologi e commercialisti.

Oggi la mafia è cambiata.Non è piu’ coppola e lupara.

Si, sicuramente è cambiata e come il camaleonte cambia aspetto e  forme a seconda dell’esigenza.Senza dubbio il connubio mafia-politica impedisce ,per larga parte,il difficile rilancio del Sud.Ma bisogna credere e dar man forte alla nostra buona magistratura.

Nella nostra realtà Campana,quanto è esteso il fenomeno camorristico?

Chi non svolge attività d’impresa e  chi non conosce i numeri non puo’ avere idea di questa piaga sociale.Molti pensano che cio’ sia un fenomeno circoscritto solo a talune realtà o settori:si  sbagliano!In Campania ,oggi,la camorra ha le mani nel 90 % delle attività imprenditoriali.

“La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.Cosi’ scriveva Falcone .E’ pura utopia o probabile realtà?

Come potrei smentire le parole di un uomo che della lotta alla mafia ne aveva fatto una ragione di vita? Confermo appieno il suo pensiero.Cambiare si puo’.

Luca Antonio Pepe

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